Chi si aspettava un Luigi Di Maio in affanno al suo primo doppio “esame” pubblico da ministro del Lavoro, dovrà mandar giù una buona dose di delusione.
Il vicepremier di Pomigliano d’Arco convince l’assemblea di Confcommercio e dopo l’incontro con una delegazione di lavoratori di FedEx, firma una direttiva strategicamente importantissima che potrebbe arginare le operazioni di banditismo industriale.
L’approccio di Di Maio con i commercianti è all’insegna della distensione: “La ricetta per fare decollare le imprese che creano lavoro, sviluppo, nuove tecnologie nella loro crescita è lasciarle in pace”.
“Avete la mia parola qui a Confcommercio che l’Iva non aumenterà e le clausole di salvaguardia saranno disinnescate”, ha annunciato Di Maio, ribadendo la linea ferma del governo del cambiamento con Bruxelles: “Ci teniamo alla tenuta dei conti”, ma “se vogliamo bene all’Italia, e noi le vogliamo bene, se vogliamo portare avanti progetti economici dobbiamo contrattare con Europa le condizioni che l’Italia non può più sostenere, dicendo anche dei no. Non bisogna andare in Europa con la clava a minacciare, ma spiegando che l’Italia pretende di essere rispettata e trattata come gli altri”.
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“La mia grande preghiera al Parlamento, che si avvia a partire con i suoi lavori presumibilmente entro la prossima settimana, è non bombardate i cittadini di leggi, semmai alleggeriteli. Ce ne sono fin troppe”, ha detto il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, affrontando argomenti cari alla Confcommercio: “Dobbiamo prenderci qualche rischio per fare ripartire il paese a partire dall’eccessiva burocratizzazione. Bisogna agevolare e semplificare le modalità per accedere anche ad altri programmi, al fondo garanzia, a tutto il sistema degli incentivi, per esempio gli sgravi sull’energia per le imprese. Tante persone hanno i requisiti poi mollano perché c’è troppa certificazione da compilare”.
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Altro tema delicato è quello del codice degli appalti: “Dovremo lavorare tantissimo sulle infrastrutture e chi sta raccontando l’idea che questo sia il Governo del no alle infrastrutture sbaglia. Vengo da un’area di questo Paese dove abbiamo bisogno di infrastrutture, di investimenti e conosco bene anche il valore dell’effetto moltiplicatore degli investimenti nelle infrastrutture. L’unica cosa però è che quando si fanno investimenti e si stanziano i soldi si deve creare lavoro. E per farlo non abbiamo bisogno di nuove leggi se mai abbiamo bisogno di togliere qualcosa dal codice degli appalti che è diventato così complicato che terrorizza”.
Lotta alla burocrazia ed abolizione dello spesometro e del redditometro. “Aboliremo tutti gli strumenti come lo spesometro e il redditometro e inseriremo l’inversione dell’onere della prova. Perché siete tutti onesti ed è onere dello Stato provare il contrario”, ha affermato Di Maio strappando un applauso scrosciante alla platea, soprattutto quando ha sottolineato che strumenti come lo spesometro hanno “reso schiavi quelli che producono valore”. “Noi, ha aggiunto, incroceremo tutti i dati della P.A. per dimostrare l’evasione”.
Il ministro del Lavoro ha convinto anche gli industriali. “Sull’aumento dell’Iva il ministro Di Maio è stato chiaro, non aumenterà. La notizia è stata accolta dall’entusiasmo degli amici di Confindustria e anche noi siamo in linea”, ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a margine dell’assemblea di Confcommercio.
La giornata del capo politico del M5s è proseguita con un incontro con i lavoratori FedEx che il 1° giugno scorso avevano chiesto un colloquio al premier Conte. L’azienda ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 361 lavoratori e di trasferimento per altri 115.
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo, dopo il confronto con le maestranze, firma una direttiva innovativa che riannoda i fili tra Roma e i territori. D’ora in avanti anche i parlamentari potranno partecipare, nella veste di uditori, ai tavoli di crisi aziendale che riguardano il proprio territorio. “Ho fatto una circolare che consente ai parlamentari del territorio di stare vicino ai lavoratori e ai datori di lavoro durante le trattative”, ha spiegato Di Maio, mandando in crisi l’ex inquilino del Mise, Carlo Calenda, che su twitter ha criticato la scelta del suo successore: “Vuol dire politicizzare un lavoro tecnico delicato”.
Invitare i parlamentari ai tavoli di crisi come disposto da @luigidimaio vuol dire politicizzare un lavoro tecnico delicato. Sindacati, aziende, istituzioni locali e nazionali hanno la responsabilità di risolvere le crisi. È un gravissimo errore buttarle nello scontro politico
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) June 7, 2018
A spiegare le novità contenute nella direttiva è la senatrice grillina Antonella Campagna: “Le riunioni plenarie al Mise, rimaste finora off limits ai parlamentari eletti dai cittadini, saranno allargate a un massimo di quattro parlamentari, due della maggioranza e due dell’opposizione”. Per la senatrice, il provvedimento “assicura trasparenza e maggiore partecipazione, dando la possibilità ai parlamentari di avere un quadro, in presa diretta, sulle trattative tra Governo, azienda e sindacati, che riguardano centinaia di realtà in crisi e la vita di migliaia di lavoratori”.
Sul sito web del Mise sarà previsto un sistema di prenotazione che deputati e senatori potranno utilizzare per chiedere di prender parte alle riunioni. Nel caso in cui le prenotazioni siano più di quattro, il criterio preferenziale è riconosciuto al parlamentare del collegio elettorale ove si manifesta la crisi di impresa secondo l’ordine cronologico della richiesta.