Gianluigi Paragone è stato messo alla porta come Maurizio Belpietro. “La Gabbia Open” ha avuto la stessa sorte di “Dalla vostra parte”. La7 come Rete4, con la stessa parola d’ordine: “normalizzazione”.

Non è un momento fortunato per i programmi che parlano di immigrazione, sicurezza, vitalizi e banche, nonostante la classifica annuale di Reporters sans Frontieres, l’organizzazione per la libertà dell’informazione, parli di un balzo in avanti dell’Italia di ben 25 posizioni nella classifica mondiale.

La puntata del 28 giugno è stata, infatti, l’ultima del popolare programma condotto da Gianluigi Paragone, in onda su La7.

A confermare la chiusura è stato lo stesso giornalista al termine della trasmissione, non senza una punta di ironia: “Rivolgo un applauso a tutta la redazione, ai produttori, al regista, agli operatori. Ringrazio chi da casa ci ha seguito, l’editore e il nuovo direttore Andrea Salerno, anche se La Gabbia non rientra più nei suoi piani editoriali. Va bene così. Chiudiamo qui i battenti: ha vinto il ciaone. E con questo ciaone ci salutiamo”.

Giornalisti, autori ed operatori hanno appreso la notizia della cancellazione solo nel pomeriggio dell’ultimo giorno di vita televisiva, durante una riunione con Paragone. La chiusura del programma è arriva a poche settimane dalla nomina di Andrea Salerno, ex direttore editoriale di Fandango ed ex autore di Gazebo, alla direzione della rete televisiva di Urbano Cairo. Una coincidenza (?) che non è sfuggita a molti.

La Gabbia open  andava in onda dal 2013 con uno share medio tra il 3,10 e il 3,80%.

Duro il commento di Luigi Di Maio del M5S: “Qui si vuole annientare tutta quella parte di Paese che prova a dimostrare dissenso verso governi. E i governi che si sono susseguiti in questi anni hanno governato solo per le grandi lobby di questo Paese”.

Poca solidarietà, per usare un eufemismo, è stata espressa a Gianluigi Paragone da alcuni noti colleghi.

Mario Lavia, de L’Unità, su Twitter ha addirittura esultato: “Mi sa che devo telefonare ad Andrea Salerno per ringraziarlo”.

Dopo qualche giorno, però, il benservito è stato dato proprio al cartaceo de L’Unità, scaricato dal Pd per far posto al multimediale e telematico “Democratica”, diretto dall’ex Scelta Civica Andrea Romano.

A metà strada tra il sarcasmo e l’aziendalismo di maniera le parole del direttore del Tg de La 7, Enrico Mentana, che hanno sollevato enormi polemiche sui social.

“La7, ha scritto Mentana su Facebook, è come una strada di artigiani, in cui ognuno ha la sua bottega, coi suoi talenti e i suoi difetti: insomma con le sane differenze che rendono varia un’offerta. Capita che arrivi qualcuno da fuori ad aprire il suo spazio, ed è sempre ben accetto. Capita che qualcuno scelga di andare altrove, ed è il mercato. Ma dalla strada delle botteghe della 7 non si sfratta nessuno, né lo si lascia nella bottega chiusa. Magari si cambia un’insegna, si mette in mostra un lavoro nuovo, ma niente epurazioni. Paragone chiaro?”.

Tra porte girevoli, epurazioni, piazze televisive chiuse e gabbie smantellate, i programmi televisivi di approfondimento politico sono sempre più a senso unico. Dall’unico canale al canale unico a reti unificate. E c’è chi ha ancora la faccia tosta di parlare di pluralismo.