
A seguito della decisione di Arabia Saudita, Bahrain, Yemen, Egitto ed Emirati Arabi Uniti di rompere le relazioni diplomatiche col Qatar – accusato di fomentare il terrorismo internazionale e di cercare di destabilizzare gli altri Paesi arabi – il ministro degli Esteri del piccolo emirato, in preda alla disperazione, ha telefonato a Lavrov, suo omologo russo, in cerca di aiuto.
Le due parti hanno espresso preoccupazione per questo nuovo picco di tensione nel mondo arabo. Secondo la Tass, Lavrov ha sostenuto che le difficoltà vanno superate al tavolo negoziale, attraverso un dialogo basato sul mutuo rispetto.
Come sia possibile dialogare con reciproco rispetto quando non si hanno relazioni diplomatiche ancora non è dato saperlo, ma si sa che il linguaggio diplomatico ha regole diverse da quello comune.
In seguito, anche il governo di Tobruk, per bocca del suo ministro degli Esteri, ha annunciato “la decisione di rompere le relazioni con lo Stato del Qatar in solidarietà con i fratelli del Regno dell’Arabia Saudita, del Regno del Bahrain, degli Emirati Arabi Uniti e della Repubblica araba d’Egitto”.
Lo stesso hanno fatto le Maldive che però hanno aggiunto, tramite il loro ministro degli Esteri che “Le Maldive hanno sempre seguito una politica di promozione della pace e della stabilità in Medio Oriente. Le Maldive ribadiscono l’impegno a lavorare con i Paesi che promuovono la pace e la stabilità e lavorano insieme nel contrasto al terrorismo”.
Il Qatar intanto si difende dalle accuse – alle quali di recente si sono aggiunte quelle provenienti dallo Yemen e cioè che i qatarioti siano i responsabili della riuscita rivolta dei ribelli filoiraniani – parlando di campagna basata sulle menzogne e le fake news.
Il Bahrain ha tagliato ogni collegamento aereo e marittimo col Qatar e ha dato 14 giorni di tempo ai cittadini qatarioti per lasciare il Paese.
L’agenzia di stato saudita SPA ha affermato che il Qatar abbraccia numerosi gruppi terroristici e settari, che mirano a turbare la stabilità della Regione, tra cui la Fratellanza Musulmana, l’ISIS e Al-Qaeda, e inneggia continuamente a essi attraverso i media.
L’Egitto ha chiuso tutti i suoi porti marittimi e lo spazio aereo al Qatar.
“Il governo della Repubblica araba d’Egitto ha deciso di interrompere le relazioni diplomatiche con il Qatar a causa della continua ostilità delle autorità del Qatar verso l’Egitto”, ha dichiarato il Cairo, accusando Doha di sostenere le organizzazioni terroristiche, inclusa la Fratellanza musulmana.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto lo stesso degli altri Paesi e hanno dato ai diplomatici del Qatar solo 48 ore per tornare in patria.
Gli spettatori allarmati della qatariota Al Jazeera si chiedevano perché questa, invece di coprire la crisi diplomatica, si sia ostinata a mandare in onda solo notizie su… un cosplay di Hijab.
I sudditi dell’emiro del Qatar si sono riversati nei negozi in massa a fare incetta di generi di prima necessità, nel timore che la chiusura dell’unica frontiera terrestre, quella con l’Arabia Saudita, faccia presto scarseggiare il cibo.
Intanto, l’Egitto, l’Arabia Saudita e il Bahrein hanno vietato tutte le agenzie di stampa finanziate dal Qatar, tra cui Al Jazeera.
Dal canto suo, l’Iran ha criticato la decisione dei sauditi e dei loro alleati, sostenendo che non è questo il modo di risolvere le crisi. Tuttavia, anche se il Qatar è meno ostile a Teheran rispetto ai sauditi, questo non vuol dire che la crisi non possa avvantaggiare l’Iran e la Siria, anzi: la spaccatura del fronte antiassadista è, al contempo, un segnale importante e la causa di altri fallimenti degli islamisti.
Al contrario, Israele esulta per quella che viene senza mezzi termini definita come la fine di un fronte arabo antisraeliano, e per il consolidarsi di un fronte comune antiraniano che va da Tel Aviv fino a Ryhad.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è incontrato con l’emiro del Qatar durante la sua recente visita a Riyadh, la capitale dell’Arabia Saudita, e ha descritto i qatarioti come estremamente amichevoli.
Il Qatar ospita circa 10 mila soldati statunitensi, nonché la base aerea americana di Al-Udeid. Ragioni sufficienti per credere che non vi sarà un’escalation militare, del resto eccessiva, visto che il Qatar è più un rivale che un nemico dei sauditi, decisamente più preoccupati dall’Iran, nemico storico nella regione.
Quale sono le ragioni delle tensioni di vecchia data tra sauditi e qatarioti? Non certo il terrorismo, non nel senso in cui i più ingenui possano pensare, almeno: entrambi i Paesi hanno sostenuto i Fratelli Musulmani, poi i sauditi se ne stancarono, dato che cercavano di destabilizzare anche Paesi amici. Discorso simile per Al-Qaeda e ISIS.
Qatarioti e sauditi competono in realtà per la leadership dell’islamismo, sia col denaro che con la fornitura di armi. In occidente, entrambi usano denaro e regali per corrompere le classi dirigenti e i diplomatici, finanziano moschee e imam estremisti e creano reti di “solidarietà” per gli immigrati islamici, per estendere la propria influenza.
Poi ci sono i fallimenti, copiosi, nelle campagne militari saudite, che rendono questi ultimi oltremodo nervosi: oltre a Siria e Iraq, le cose vanno male in Yemen, dove dopo due anni di bombardamenti i ribelli filoiraniani non sembrano sul punto di voler cedere, anzi. E il Bahrain è in grosse difficoltà, nonostante il contingente saudita inviato a combattere i ribelli sciiti.
Vi sono poi rivalità legate allo sfruttamento di giacimenti di petrolio e gas, cosa da non sottovalutare: senza fonti energetiche da esportare e con cui condizionare il mercato, quei due Paesi non sarebbero altro che due scatoloni di sabbia privi di alcuna ragione d’esistere, prim’ancora che d’influenza.
Se vi è una differenza fra i due Paesi, è che i sauditi possono contare sul sostegno di molti Paesi sunniti, mentre i qatarioti hanno nelle proprie mani quello strumento formidabile che è la Fratellanza Musulmana, attiva in gran parte del mondo, anche se molti Paesi arabi sono riusciti a metterla al bando all’interno dei loro Stati.
In questo marasma, i russi, che da tempo stanno migliorando le proprie relazioni con l’Arabia Saudita e ne hanno di buone con l’Egitto, e di ottime con Siria e Iran, devono barcamenarsi con attenzione, evitando di prendere parte diretta alla disputa fra il Qatar e i prosauditi.
La risposta data da Lavrov al suo omologo qatariota quindi significa tutto e niente: la Russia sosterrà una soluzione negoziale, ma non interverrà direttamente per imporre il ripristino delle relazioni fra i Paesi filosauditi e il Qatar. Tuttavia, “benedirà” qualunque tentativo di giungere a un accordo.
In ogni caso, lo scontro è comunque un evento interessante, perché sauditi e qatarioti, finora, erano riusciti a convivere, nonostante le rivalità, solo perché avevano l’obiettivo comune di sostenere i terroristi in Siria.
Ora che russi, iraniani, siriani ed Hezbollah hanno obliterato gli islamisti in Siria e Iraq, le ragioni per stare assieme sono venute meno e i nodi stanno venendo al pettine, forse anche a causa del danno di immagine causato dagli attentati degli islamisti in occidente, che impongono un capro espiatorio (comunque niente affatto innocente).
In questo caso il Qatar.
Massimiliano Greco