
Prima fanno e poi smontano: si potrebbe riassumere così la presentazione della Legge di Stabilità 2016 approvata il 15 ottobre dal Consiglio dei Ministri. Un cambio di rotta forse nella politica da sempre seguita dal Partito Democratico, soprattutto per quanto riguarda la questione della tassa sulla casa, da sempre difesa dal Centrosinistra. Il Presidente Renzi sembra sempre di più ripercorrere le orme del suo predecessore Silvio Berlusconi, sia nelle dichiarazioni, passando dal berlusconiano “i ristoranti sono pieni” sostituito dal più social “#l’italiacheriparte”, fino a copiargli i più classici cavalli di battaglia.
Nel complesso la Legge di Stabilità presentata da Renzi e Padoan promette cose buone, ma non convince dal punto di vista delle coperture. Vediamo nel dettaglio i punti principali:
- IMU-TASI: È il piatto forte di questa manovra e vale oltre 4 miliardi di euro. La finanziaria 2016 cancella la Tasi sull’abitazione principale, l’Imu sulle case di lusso e quella sui terreni agricoli, a patto che questi siano di proprietà di coltivatori diretti o di imprenditori agricoli. Scompare anche l’Imu sugli “imbullonati”, cioè sui macchinari delle imprese che entravano nel calcolo della rendita catastale. Il Governo garantisce comunque ai sindaci la copertura integrale del mancato gettito, in parte coperto dall’Imu sui capannoni e sugli alberghi che a partire dal prossimo anno verrà registrata nel fondo di solidarietà comunale.
- Ammortamento al 140% sui nuovi macchinari: Nel 2016 verrà introdotta una deduzione extracontabile pari al 40% del costo sostenuto per investimenti in beni ammortizzabili diversi dai fabbricati che deve essere ripartita in modo lineare sulla vita utile del bene. La deduzione extra si aggiunge alle quote di ammortamento ordinarie previsto dal DM del 31/12/1988.
- IRES: A partire dal 2017 l’aliquota IRES calerà di 3,5 punti percentuali passando dall’attuale 27,5% fino al 24%. La misura sarà anticipata al 2016 se dall’Europa arriverà il placet per sbloccare la clausola per l’emergenza immigratoria che può garantire una copertura pari a 3,1 miliardi di euro. Considerato che un punto di IRES vale 1,1 miliardi, nel complesso la riduzione dell’aliquota IRES costerà 3,8 miliardi.
- Detassazione del premio di produttività: La finanziaria promessa dal Governo vuole ripristinare per il 2016 la detassazione dei premi di produttività, sospesa nel 2015 per mancanza di risorse, con uno stanziamento di 430 milioni per il primo anno che può arrivare a 589 milioni negli anni successivi. Rispetto al passato viene estesa la fascia dei beneficiari ai redditi fino a 50000 euro lordi annui (rientreranno quindi anche i quadri). L’importo per il premio viene fissato fino a 2500 euro, assoggettato a una tassazione del 10%. Infine, le aziende potranno distribuire ai dipendenti anche gli utili fino a 2500 euro, anche questi tassati al 10%.
- Bonus Casa: Anche per il 2016 viene confermato il bonus Irpef del 50% sulle ristrutturazioni edilizie che sale al 65% se gli interventi di ristrutturazione apportano un miglioramento dal punto di vista del risparmio energetico.
- Regime forfettario: Le Partite IVA che beneficiano del regime forfettario con aliquota del 15% introdotto nel 2015 e che ha sostituito il cosiddetto “regime dei minimi” gioveranno di un ulteriore innalzamento delle soglie di ricavi che verranno incrementate di 10000 euro (15000 nel caso di professionisti). Potranno beneficiare del regime forfettario anche i lavoratori dipendenti e i pensionati che svolgono anche un’attività in proprio ma a condizione che il loro reddito da lavoro dipendente o da pensione non sia superiore a 30000 euro. Le start-up saranno agevolate con aliquota d’imposta pari al 5% per i primi 5 anni di attività. Viene introdotta inoltre la maternità per le lavoratrici autonome e la deduzione per i costi di formazione.
- Pagamento in contanti a 3000 euro: Con la Legge n.201 del 6 dicembre 2011 l’utilizzo del contante era stato ridotto al limite di 999,99 euro per combattere il riciclaggio e l’evasione. Ora il Governo intende alzare il limite fino a 3000 euro.
- Decontribuzione per le nuove assunzioni: Per il 2016 il Governo conferma la decontribuzione per le assunzioni col nuovo contratto a tempo interminato introdotto nel Jobs Act. Tuttavia l’importo della decontribuzione viene praticamente dimezzato passando dagli attuali 8060 euro e raggiungendo i 3250 euro annui. Anche la durata dello sgravio passa da 36 a 24 mesi.
- Sanità: I finanziamenti alla sanità per il 2016 si fermeranno a 111 miliardi, 2 miliardi in meno rispetto alle previsioni. Con la “spending review” è stata promessa anche l’ottimizzazione dei costi d’acquisto dei beni e dei servizi. Promessi anche un piano di rientro triennale dei debiti degli ospedali in rosso e 6000 borse di studio entro il 2020 per i medici specializzandi.
- “Spending Review”: Il Governo promuove una “spending review” (un taglio della spesa pubblica) pari a 5,8 miliardi. Nello specifico verranno fatti tagli semi-lineari ai bilanci dei ministeri, verranno risparmiati 2 miliardi dal finanziamento alla sanità, verranno centralizzati gli acquisti della Pubblica Amministrazione con dei costi standard, verrà ampliato il processo di digitalizzazione razionalizzando le spese informatiche. Annunciato anche un taglio alle partecipate.
- IVA al 4% sui giornali digitali: I giornali digitali potranno beneficiare dell’aliquota IVA agevolata al 4%.
- Pensionati e esodati: Il Governo si impegna a tutelare per il 2016 2600 eusodati creati con dalla Legge Fornero e a prorogare la cosiddetta “opzione donna”, cioè la possibilità per le lavoratrici di andare in pensione in anticipo a 57 anni d’età e 35 anni di contributi, accettando però una penalizzazione sull’assegno mensile che verrebbe calcolato con il metodo contributivo. Se l’Europa concederà più flessibilità, è in programma anche l’innalzamento della no tax area per i pensionati fino a 8000 euro.
- Part-time: I lavoratori dipendenti del settore privato che fra tre anni percepiranno la pensione di vecchiaia, potranno concordare con il proprio datore di lavoro una riduzione dell’orario di lavoro del 50% mantenendo uno stipendio pari al 65%. L’impresa pagherà le ore effettivamente lavorate e i relativi contributi e anticipare la restante parte dovuta dallo Stato. Il costo di tale provvedimento dovrebbe ammontare a 100 milioni l’anno.
- Azzeramento delle clausole di salvaguardia: La legge di stabilità prevede di recuperare i 16,7 miliardi di coperture che serviranno ad azzerare le clausole di salvaguardia ed evitare quindi l’aumento dell’IVA e di altre accise. L’azzeramento assorbe più della metà delle risorse previste dalla manovra finanziaria.
- Terra dei Fuochi e povertà: Il Governo promette per il 2016 uno stanziamento di 450 milioni di euro per l’emergenza della Terra dei Fuochi e 600 milioni di euro come sostegno per le famiglie povere.
- Canone Rai: È prevista una riduzione del Canone Rai che nel 2016 costerà così 100 euro a famiglia. Il canone viene inserito nella bolletta della luce elettrica con lo scopo di contrastarne l’evasione.
- Fondo sociale: La legge di stabilità 2016 prevede uno stanziamento di 400 milioni di euro per finanziare il fondo per la solidarietà. Di questi, 100 milioni saranno destinati a un fondo disabili.
- Cultura e misure varie: Alla Cultura sono stati promessi 100 milioni di euro. Sono previsti inoltre 600 milioni di tagli alle province, circa 1 miliardo ricavati da giochi e concorsi a premi e altri 2 miliardi dalla voluntary disclousure, cioè dalla recupero di capitali detenuti all’estero.
La manovra finanziaria che il Governo Renzi intende attuare vale circa 26,5 miliardi, che potrebbero crescere a 29,6 se Bruxelles sbloccasse la clausola migranti, che vale circa 3 miliardi e che, come abbiamo già detto, andrebbe a finanziare l’anticipo al 2016 del taglio IRES dal 27,5% al 24%. È evidente che per realizzare quanto promesso, il Ministro Padoan deve individuare delle coperture: tra le risorse certe ci sono sicuramente 2 miliardi una tantum attesi dal rientro dei capitali dall’estero (la cosiddetta “volountary disclosure”) insieme a circa 1 miliardo proveniente dalle imposte sui giochi e gare a premio. C’è poi il capitolo spending review che vale circa 5,8 miliardi e che, secondo programma, andrebbe a finanziare il taglio fiscale sulla TASI (3,7 miliardi), sull’IMU agricola (400 milioni), sulla tassa sugli “imbullonati” (500 milioni) e il superammortamento del 140% per beni strumentali. Il resto del finanziamento, invece è affidato al capitolo “flessibilità” (in totale 14,6 miliardi) e ad essa è legata la copertura delle risorse necessarie a disinnescare lo scatto delle clausole di salvaguardia, che a partire dal 1 gennaio 2016 potrebbero provocare l’aumento dell’IVA e delle accise sulla benzina per 16,8 miliardi. Ulteriori efficientamenti recupereranno circa 3,1 miliardi.
Per quanto riguarda il taglio della spesa pubblica, fino alla vigilia molti si aspettavano che il Governo avesse intenzione di tagliare molto di più: il Def di aprile, il documento di programmazione economica, indicava tagli per 10 miliardi. Invece le risorse che la Legge prevede di recuperare dalla cosiddetta spending review valgono circa 5,8 miliardi. Si parte con i tagli semi-lineari per i ministeri per circa 1,5 miliardi e dal minore incremento del Fondo sanitario di 2 miliardi. Si passa poi a rafforzare il meccanismo di centralizzazione degli acquisti della Pa con costi standard e alla razionalizzazione delle spese informatiche sostenuta dal processo di digitalizzazione. Viene confermato anche il taglio delle partecipate, che per il primo anno garantiranno risparmi limitati e che saranno comunque gestiti dai Comuni. Accanto a questi tagli strutturali, si aggiungono circa 3,1 miliardi “una tantum”, tra cui 1,8 provenienti dal Patto di Stabilità con le Regioni e 600 milioni dalle Province.
Come abbiamo già detto in precedenza, l’ammontare di coperture più elevato è affidato al capitolo della “flessibilità”. Ciò vuol dire che il Governo spera di ottenere dall’Unione Europea un allentamento dei vincoli sui parametri previsti dal Fiscal Compact. Più precisamente, la nota di aggiornamento sul Def di settembre aveva rinviato il raggiungimento del pareggio di bilancio al 2018. Ciò permetterebbe di aumentare circa di un punto percentuale il Deficit dello Stato, senza dover superare il parametro del 3% e sfruttare le stime positive sulla crescita per l’anno a venire. Dovrebbero quindi essere previsti dei margini di flessibilità legati all’attuazione della “clausola riforme” che vale 0,5% del PIL (8 miliardi) e la “clausola investimenti” che vale 0,3% del PIL (5,5 miliardi). Sicuramente l’UE concederà una parte di questa flessibilità, ma per ottenere il resto Renzi dovrà raggiungere un accordo con la Merkel e con Junker, accordo che a detta del nostro Premier sarebbe (il condizionale è d’obbligo) già stato concluso. A queste si aggiungerebbe poi lo sblocco della “clausola migranti”, che varrebbe circa lo 0,2% del PIL (circa 3 miliardi) e che permetterebbe di anticipare al 2016 il taglio dell’aliquota IRES. Proprio per l’incertezza delle coperture, la Legge di Stabilità individua oltre 25 miliardi di nuove clausole di salvaguardia che potrebbero scattare nel 2017.
Proprio dall’Europa, i commenti non si sono fatti attendere: il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, criticando la volontà del Governo di eliminare la Tasi, ha espresso ancora l’invito delle Istituzioni Europee a spostare la tassazione dal lavoro ai consumi, proprietà e capitale. Ecco le sue parole:
“In merito alla politica fiscale, il consiglio della Commissione Europea è solitamente di ridurre il carico delle tasse sul lavoro per sostenere la crescita spostandolo su altri capitoli come consumi, proprietà e capitale. In realtà, quella dell’Italia non è un’azione che va in questa direzione. Per questo serve una discussione con le autorità italiane per capire le ragioni di tale politica fiscale e quali sono le potenziali implicazioni.”
Chi l’avrà vinta? Lo scopriremo solo a novembre, quando la manovra finanziaria sarà al vaglio dell’Europa. Intanto tutto ciò che è uscito dal Consiglio dei Ministri restano solo promesse. Noi per il bene dell’Italia auspichiamo che il nostro Governo lasci perdere completamente quei vincoli europei e quelle teorie economiche imposte, che non hanno nessun fondamento scientifico e che gravano fortemente sull’economia e sulla libertà di manovra da parte dello Stato (l’altro giorno, nel silenzio quasi totale dei media, i “mercati” si sono presi Poste Italiane), e investa in pieno deficit per sostenere la ripresa del Paese.
Marco Muscillo