
La Campania, nonostante proclami e promesse, continua ad essere utilizzata come tomba di rifiuti pericolosi. Un sequestro preventivo di beni per 239,7 milioni di euro, disposto dal gip di Napoli, è stato eseguito nei giorni scorsi nei confronti della società Kuwait Petroleum Italia, “ritenuta responsabile di condotte penalmente rilevanti contestate ad alcuni suoi dirigenti”.
Secondo l’accusa della procura partenopea, l’ammontare sarebbe pari al profitto ottenuto mediante lo smaltimento illecito di rifiuti di lavorazione pericolosi. Il sequestro per equivalente, come ha spiegato in una nota il procuratore aggiunto di Napoli Filippo Beatrice, coordinatore della Dda e titolare dell’inchiesta, è stato disposto nei confronti della società Kuwait Petroleum Italia.
Il decreto di sequestro, emesso dal gip su richiesta della Dda, è stato eseguito dall’Agenzia delle Dogane di Napoli e dalla Capitaneria di Porto.
Agli otto indagati, tra i quali Alessandro Gilotti, legale rappresentante della società, e Roberto Zaccaro, direttore delle risorse umane, acquisti e appalti della Kuwait Petroleum Italia di Roma, viene contestato lo stoccaggio di 42mila metri cubi di acque oleose nei serbatoi installati nel deposito fiscale Kuwait di Napoli, e il loro successivo smaltimento illecito al fine di non sostenere le spese per il corretto trattamento delle sostanze.
Le intercettazioni telefoniche e le mail provenienti dai computer sequestrati “hanno consentito di risalire all’esistenza di un accordo tra i responsabili del deposito di Napoli e i vertici della società Kuwait spa, nonché di riscontrare come l’illecito smaltimento dei rifiuti sia stato oggetto di una scelta consapevole della società, allo scopo di non affrontare gli oneri economici derivanti dall’osservanza della normativa in materia, introitando in tal modo le somme che avrebbero dovuto essere impiegate e che costituiscono l’illecito profitto sottoposto a sequestro”.
Massimo profitto e costi (di smaltimento e trattamento) ridotti all’osso: per questi stessi motivi è stata creata a tavolino l’emergenza rifiuti in Campania. Tonnellate di immondizia per le strade e nelle campagne, discariche ricolme e regime emergenziale per occultare l’intombamento dei veleni veri, scarti di lavorazioni industriali, vernici e solventi, con la copertura di colletti bianchi e faccendieri al servizio delle multinazionali. Ecobanditi in doppiopetto, traditori della loro terra.