Nuove grane all’orizzonte per Elly Schlein, sempre più isolata ed inconsistente. Alcuni nomi di peso dell’ala moderata piddina (Valeria Fedeli, Pierluigi Castagnetti, Giorgio Gori e Andrea Furegato) hanno sottoscritto una petizione per dire no alla maternità surrogata, marcando ancora una volta pubblicamente la distanza che li separa dalla loro segretaria, notoriamente a favore della gestazione per altri.
Alla vigilia della discussione parlamentare sull’ipotesi di rendere l’utero in affitto un reato universale, come proposto da Fratelli d’Italia, i riformisti dem hanno assunto una posizione chiara e netta, seguiti da una fetta importante del mondo associativo legato al centrosinistra.
Di seguito riportiamo integralmente il testo della petizione lanciata dalla Rete NOGPA e l’ha diretta a Parlamento italiano (Camera dei Deputati e Senato della Repubblica).
Come ha scritto la Corte Costituzionale nella sentenza n. 79 del 23 febbraio 2022, riprendendo le sentenze n. 272 del 2017 e n. 33 del 2021, la surrogata “(…) offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, assecondando un’inaccettabile mercificazione del corpo, spesso a scapito delle donne maggiormente vulnerabili sul piano economico e sociale”.
A questi principi chiediamo la politica si attenga nel confermare il divieto di maternità surrogata nel nostro paese e, come sottolinea sempre la Corte Costituzionale, arginando la pratica con uno “sforzo che richiede impegni anche a livello internazionale”. E non solo perché la maternità surrogata lede i diritti delle donne, ma perché mercifica e offende la dignità dei bambini e delle bambine.
Condividiamo appieno questi richiami dell’Alta corte, che individua il centro della questione: la GPA è una pratica intollerabile, e va contrastata in tutti gli ambiti a cominciare dalle istituzioni europee e dall’ONU. Sono già attive a livello internazionale reti ed alleanze che chiedono la messa al bando della maternità surrogata, queste azioni devono essere sostenute dagli Stati, a partire da quelli che con chiarezza vietano la maternità surrogata.
È in Parlamento, dove si formano le leggi e si individuano i percorsi normativi, che oltre a confermare la contrarietà alla maternità surrogata e prevedere un maggior controllo sull’applicazione della norma, occorre spingere a livello UE e ONU per una messa al bando di tale pratica in sede internazionale. E al tempo stesso vanno risolte questioni che necessitano di un quadro giuridico certo nell’interesse preminente dei bambini, così come sollecitato da Cassazione e Corte Costituzionale.