Il Consiglio per la comunità armena di Roma, esprime rammarico e preoccupazione per la mancata messa in onda (prevista per sabato scorso) su Rai Storia, di un documentario sul genocidio armeno, che era stato annunciato dalla stessa azienda in un comunicato di lancio.

Gli inviti (mail e telefonate) alla Rai del “Consiglio per la comunità armena di Roma” a fornire una giustificazione in merito alla cancellazione del programma, ad oggi, sono rimasti disattesi.

“Dobbiamo presumere, scrivono in una dura nota i rappresentanti della comunità armena nella Capitale,  che a viale Mazzini siano arrivate  pressioni diplomatiche turche per la cancellazione del documentario. Una diversa spiegazione di natura tecnica sarebbe immediatamente pervenuta e sarebbe stata accompagnata  dalla segnalazione della nuova programmazione. Ma così non è stato.

Dobbiamo pertanto pensare  che  il servizio televisivo pubblico italiano si piega ai desideri di uno Stato la cui deriva autoritaria è sotto gli occhi di tutti?”.

“Non dobbiamo allora meravigliarci, aggiunge amaramente il Consiglio degli armeni romani, se l’ultima classifica sulla libertà di informazione nel mondo appena pubblicata da “Reporter Senza Frontiere” fa scivolare l’Italia al 77° posto. E le pressioni arrivano proprio dalla Turchia che, insieme all’Azerbaigian, occupa gli ultimi posti di questa lista del disonore”.

Il Consiglio per la comunità armena di Roma, alla vigilia della Giornata della memoria (il 24 aprile, a Roma sarà ricordato il genocidio con una manifestazione al Pantheon alle ore 15),  “si ritiene profondamente sconcertato dalla vicenda e rinnova alla Rai ed all’organo di Vigilanza la richiesta di chiarimenti oltre che l’invito a fornire al pubblico un’adeguata informazione sull’argomento”.

Il comunicato è stato inoltrato per opportuna conoscenza alla Commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi  “per gli opportuni passi che vorrà intraprendere”.

Le uccisioni che precedettero il Metz Yeghérn (il grande crimine), il massacro di un milione e mezzo di persone, iniziarono nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915. Secondo lo storico polacco Raphael Lemkin, si è trattato del primo episodio in cui uno stato ha pianificato ed eseguito sistematicamente lo sterminio di un popolo. La Turchia però ha sempre ricusato la definizione di genocidio, giustificando le uccisioni compiute dall’impero Ottomano come una risposta all’insurrezione degli armeni e alla necessità di difendere le sue frontiere.