Pablo González è un giornalista spagnolo. Dal 28 febbraio è detenuto in Polonia, nel carcere di Rzeswów, città nel sud-ovest del Paese, la più grande e più vicina all’Ucraina. Non gli viene permesso di avere contatti con la sua famiglia e verrà tenuto in carcere preventivo per tre mesi, vale a dire fino a quando un giudice deciderà se e come procedere nei suoi confronti. E’ accusato di essere una spia russa dopo che la ‘Open Society’ di Soros lo ha inserito in una lista di “filo-russi”.

Secondo Stanislaw Zaryn, portavoce del governo polacco, è stato arrestato al confine polacco-ucraino con l’accusa di essere “un agente della direzione principale dell’intelligence dello stato maggiore della Federazione russa”. La fondazione del potente George Soros lo ha schedato come “filorusso” dal 2016.

Stava seguendo il conflitto per Público e LaSexta. González è un giornalista indipendente e un politologo. È basco, vive a Varsavia (Polonia), anche se la sua famiglia vive a Bizkaia. Ha tre figli di 14, 9 e 7 anni con la sua compagna, Oihana Pavel.

E’ laureato in filologia slava e con un master in studi strategici e sicurezza internazionale. Ha più di dieci anni di esperienza nella copertura di informazioni dalla Russia e dalle ex repubbliche sovietiche per diversi media.

Il governo polacco ha fatto sapere di averlo arrestato per aver svolto “attività per la Russia approfittando del suo status giornalistico. Ciò gli ha permesso di muoversi liberamente in tutta Europa e (altri paesi) nel mondo, comprese le aree colpite da conflitti armati e le aree di tensione politica”.

Il suo avvocato è Gonzalo Boye, condannato dall’Alta Corte Nazionale a 14 anni di carcere per aver collaborato con l’organizzazione terroristica ETA al rapimento dell’industriale Emiliano Revilla e Diego Prado y Colón de Carvajal. È anche l’avvocato di Josu Ternera e di Carles Puigdemont.

I deputati di Podemos come Pilar Garrido, Juanjo López de Uralde, l’ex leader Pablo Iglesias, Íñigo Errejón, di Más País, e il vice di EH Bildu Mertxe Aizpurúa, così come Reporter senza frontiere e le associazioni della stampa, hanno già invocato la sua libertà.

Questo non è stato il suo primo arresto: il 6 febbraio, mentre realizzava un servizio nel Donbass (Ucraina), è stato costretto a recarsi a Kiev per testimoniare davanti ai servizi segreti ucraini. Il motivo era lo stesso: è stato accusato di essere filorusso e informatore del Cremlino.

Sul suo account Twitter aveva pubblicato solo due tweet a riguardo, e in entrambi aveva sottolineato che l’agenzia di sicurezza ucraina aveva copiato i dati contenuti nel suo telefono. “Sono libero, ma sotto stretta minaccia di espulsione. Grazie a tutti per il supporto. Al momento non posso spiegarvi tutto, ma è una specie di sciocchezza. E la SBU ha copiato il mio telefono, io ve lo dico adesso”.