“Caro presidente Gentiloni, lei è un maestro dell’eclisse, un professionista del dileguamento, in un certo senso è proprio contento di non farsi vedere. Penso che a Palazzo Chigi dovrebbe scriverci ‘torno subito’. Lei è diventato in poco tempo come Belfagor, il fantasma di Palazzo Chigi”. Era il 18 ottobre del 2017, quando Alessandro Di Battista, l’anima dura e pura del Movimento Cinque stelle, apostrofava così Paolo Gentiloni.

Sarà per il troppo sforzo nell’aprire aule come fossero scatolette di tonno o per la sbornia dovuta alle tante benedizioni altolocate ricevute, fatto sta che il primo atto formale del nuovo governo Conte è stato indicare Paolo Gentiloni, ex premier ed esponente di punta del Pd, quale commissario Ue.

Il premier del governo giallo-rosa ha già informato ieri sera con una telefonata la futura presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che il candidato unico dell’Italia quale membro del nuovo esecutivo Ue è Gentiloni.

“Ringrazio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per l’incarico conferito. E’ una responsabilità che mi onora. Cercherò con tutte le forze e con il mio lavoro di contribuire a una nuova stagione positiva per l’Italia e per l’Europa”, ha detto il piddino, adesso stimato e rispettato dai pentastellati. Per quanto riguarda il portafoglio di cui sarà responsabile l’ex premier italiano, si parla degli Affari economici.

“Amo l’Italia e l’Europa – ha scritto in un tweet -. Ora al lavoro per una stagione migliore”.

 

La nomina di Gentiloni, che domani incontrerà la presidente Ursula Von Der Leyen, è uno dei quattro tasselli con cui Conte e la sua squadra intendono evidentemente riallinearsi completamente Bruxelles.

Oltre che sull’ex premier, il nuovo esecutivo potrà contare su altri tre eurocratici convinti come il neo ministro dell’Economia, l’europarlamentare Roberto Gualtieri, il neo ministro per gli affari europei, Enzo Amendola e David Sassoli, esponente del Pd come gli altri tre e presidente del parlamento europeo.

Un peso specifico, quello delle caselle occupate dai “dem”, che dovrebbe far capire anche ai tifosi più fanatici verso quale mulino stia tirando l’acqua Giuseppe Conte. Quella del Movimento Cinque Stelle, è una vera e propria resa, con tanto di palese sconfessione di quanto dichiarato in questi anni. Sono i fatti a dire questo.

Sono passati meno di due anni da quel fragoroso “cannoneggiamento” di Alessandro Di Battista. Belfagor, nel frattempo, è diventato bravo, bello e buono.

I fantasmi, invece, continuano a farsi vedere in giro per Palazzo Chigi. Solo che adesso hanno sembianze diverse: quelle di giovanotti che, a parole, avrebbero dovuto cambiare l’Italia e l’Europa con programmi, metodi e volti nuovi. Erano arrabbiati, poi sono diventati responsabili e gentil(on)i.