Esiste vita intelligente, una civiltà tecnologicamente progredita all’interno della nostra Galassia o nell’Universo? C’è qualcuno là fuori? Domande che l’uomo si porta dietro da secoli e che da almeno una cinquantina d’anni sono uscite dallo stretto ambito filosofico per essere affrontate anche dalla scienza.
Ci aveva provato l’astrofisico Frank Drake, nel 1961, con un’equazione buona per stimare almeno grossolanamente il numero di civiltà avanzate che potrebbero esistere nella Via Lattea. Troppo blandi però quei parametri per tirar fuori qualche dato attendibile. Variabili indefinibili. Risposte troppo vaghe.
Ci ha provato poi un gruppo di scienziati delle Università di Rochester e Washington, firmatari di un’interessante studio pubblicato nel 2016 su Astrobiology: “Le recenti scoperte di pianeti extrasolari e un approccio più ampio alle domande inizialmente poste dall’equazione di Drake potrebbero darci qualche ragione in più per essere ottimisti o pessimisti riguardo alla possibilità di scovare una qualche forma di intelligenza extraterrestre nel vicino Universo.
A meno che le probabilità di sviluppo di una forma di vita intelligente su un lontano esopianeta abitabile debbano per qualche ragione essere calcolate come prossime allo zero, allora non c’è ragione di pensare che il genere umano sia un unicum irripetibile.
La domanda circa l’esistenza di una civiltà extraterrestre, tradotta nell’equazione di Drake, come detto soffre l’incertezza del sistema di variabili che la compongono. Sappiamo da tempo quante stelle compongono grossomodo la Galassia che abitiamo. Quello che non sapevamo è se esistessero o meno pianeti, in orbita a queste stelle, capaci di ospitare la vita. Né se una forma di vita potesse sviluppare l’intelligenza necessaria a dare luce a una civiltà, prima della sua stessa estinzione.
Oggi, grazie alle truppe di “cacciatori di esopianeti” sparse a Terra nei laboratori di ricerca e che si servono di strumenti sofisticatissimi come il telescopio spaziale Kepler, sappiamo che quasi una stella su cinque conta pianeti che orbitano nella cosiddetta fascia di abitabilità, dove la temperatura potrebbe sostenere la vita, almeno per come la conosciamo.
Quanto alla sopravvivenza di una specie, per un tempo sufficiente allo sviluppo di una civiltà tecnologicamente avanzata, il fatto che l’uomo abbia sviluppato una qualche forma di tecnologia nel corso di 10mila anni non ci dice molto.
Occorre dunque allargare un po’ la domanda che ci poniamo. Invece di chiederci se esiste una civiltà aliena in questo preciso momento storico, per esempio, potremmo chiederci se siamo un caso isolato in tutta la storia del Cosmo. Questo cambio di prospettiva ci permette di affrontare la questione da un punto di vista archeologico, riducendo i termini di incertezza presenti nell’equazione originale.
Il risultato? La probabilità che tra i miliardi di miliardi di sistemi stellari presenti nel Cosmo, sia esistita una forma di civiltà tecnologicamente avanzata come la nostra è altissimo: è accaduto quasi 10 miliardi di volte dai tempi del Big Bang! All’interno del nostro “piccolo” orticello, la Via Lattea con i suoi 100 miliardi di stelle, ci deve essere stata almeno una civiltà extraterrestre.
Naturalmente non abbiamo la più pallida idea di quanta probabilità abbiamo di trovare vita intelligente su un determinato pianeta abitabile. Diciamo che abbiamo individuato una soglia oltre la quale ci sono concrete probabilità che l’umanità non sia la prima civiltà sviluppata nella nostra Galassia e nell’intero Universo”.
Questo è quanto al momento si può affermare di concreto. La risposta alla fatidica domanda “c’è vita intelligente o mai c’è stata oltre il sistema solare?” è semplicemente la seguente: Al momento non possiamo saperlo con certezza, però le probabilità sono elevate e in futuro chissà…
Poi ci sono le “scemenze galattiche”, tipo i rettiliani, i grigi o gli annunaki, abitanti di Nibiru, il pianeta fantasma, presentati addirittura come progenitori del genere umano. Secondo questa teoria Nibiru entro pochi anni dovrebbe entrare in collisione con la Terra o comunque distruggerla con la perturbazione gravitazionale che creerà con il suo passaggio. Questa teoria strampalata, può sembrare strano, ma è gettonatissima e alcuni addirittura ne danno prova esibendo orbita, periodo di rivoluzione e anno in cui Nibiru dovrebbe colpire la Terra, stimato tra il 2022 e il 2030.
Questa teoria è facilmente smentibile in quanto, basandoci sulle prove fornite dagli stessi sostenitori della “Nibiru theory”, in questo momento Nibiru dovrebbe essere visibile con un semplicissimo telescopio amatoriale e, stando alle leggi della Fisica che regolano l’Universo, le orbite dei pianeti del sistema solare dovrebbero risultare già fortemente perturbate. Ovviamente niente di tutto ciò.
A nostro avviso non ci sarebbe nulla di male nel ricercare civiltà più o meno evolute al di fuori del nostro sistema solare, è un argomento affascinante a cui si è lavorato e si lavora seriamente. Proprio per questo però, i ciarlatani devono essere smascherati e isolati, perché con le loro teorie gettano discredito anche su chi lavora seriamente su questo argomento, riducendo il tutto ad una baracconata circense.
Fabrizio Conti