Le politiche immigratorie hanno preso alla sprovvista sia l’Unione Europea che gli stati ad essa appartenenti. Infatti, esse si sono rivelate fallimentari sia dal punto di vista politico-economico, sia soprattutto da quello umanitario.
Nel rispetto di una tradizione di accoglienza che nel passato riguardava solo profughi politici, adesso i paesi europei hanno dovuto accettare qualunque “tipologia” di immigrati e qualsiasi numero loro imposto. La situazione è perciò degenerata, culminando in situazioni di violenza, degrado, umiliazioni quali il caso che occupa una posizione di rilievo tra le notizie di questi giorni: la rivolta di Cona, un paesino di quasi tremila abitanti, e Conetta, frazione di 190, situati nella campagna alle porte di Venezia.
Danneggiamento, violenza privata, sequestro di persona sono stati operati con violenza e determinazione da quindici capi dei migranti, ospitati presso una struttura di Conetta ai danni di 25 operatori della cooperativa che gestisce il centro di accoglienza.
La loro rabbia è esplosa dopo la morte, non ancora completamente chiarita, di Sandrine, una giovane di 25 anni proveniente dalla Costa d’Avorio, che aveva sperato di trovare in Italia un nuovo cammino di speranza e la possibilità di realizzare parte dei suoi sogni. Secondo l’autopsia, la giovane è morta a causa di una tromboembolia polmonare, un evento fatale, che nessun tipo di soccorso avrebbe potuto evitare nonostante le tempestive e continue manovre di rianimazione operate dai sanitario del 118 giunti dall’ospedale di Piove di Sacco (Pd).
Queste parole però non hanno convinto i capi migranti, che hanno sfruttato l’occasione per fare esplodere la loro rabbia latente. Infatti questo centro d’accoglienza, come molti altri, è caratterizzato dalla presenza costante di freddo, infatti manca l’acqua, i wc devono essere usati da più di otto persone ciascuno, le docce divise tra dodici e più persone. Gli immigrati trascorrono il loro tempo avvolti in sacchi a pelo, spesso invasi da rifiuti ed immondizie, in condizioni sanitarie precarie e soprattutto lesive di ogni forma di dignità umana.
Ci chiediamo allora come siamo giunti a queste situazioni, perché accettiamo queste persone per poi riservare loro un trattamento peggiore a quello che riserveremmo a qualsiasi animale? La protesta è stata “domata”: 109 persone hanno raccolto alla rinfusa i loro oggetti personali e grazie ad un viaggio “super blindato” sono partiti alla volta di Bologna, verso un nuovo hub.
Essi non sanno cosa riserverà loro il destino, come non lo sappiamo noi. Nel frattempo, stendiamo un velo pietoso su questa brutta pagina di cronaca, che ci danneggia sia come cittadini e soprattutto come esseri umani.
Anche il mondo politico, in queste orribili circostanze, è riuscito a spaccarsi. Se il Partito Democratico risulta contrario ad ogni forma di Centro per la permanenza dei migranti, il Movimento 5 Stelle invece pur affermando la necessità di accoglierne una parte, osserva quanto la situazione si sia destabilizzata. Dalle file della Lega Nord, invece, si chiedono solo espulsioni di massa.