«La Russia in un giorno ha fatto di più contro l’ISIS che gli USA in un anno di bombardamenti.» È questa la frase più ricorrente in questi giorni, quanto meno sui pochi siti di informazione non fossilizzate sulla solita ossessiva campagna russofoba ispirata da oltre atlantico.

Per la verità, i bombardamenti americani non solo non hanno portato alla sconfitta dell’ISIS, ma lo hanno rafforzato, perché spesso le forniture militari statunitensi, che ufficialmente venivano paracadutate ai curdi, finivano per «errore» proprio in mano ai terroristi islamisti dell’ISIS.

In questa settimana di bombardamenti, la Russia ha effettuato una media di circa 20 missioni al giorno, colpendo circa 10 obiettivi al giorno. Per obiettivi non intendiamo il singolo carro armato o il singolo gruppo di miliziani, ma basi e raggruppamenti dei terroristi.

Elencarli tutti sarebbe impossibile in un così breve spazio, e forse neppure interessante, così ci limiteremo a parlare di alcuni degli effetti più interessanti.

Domenica, un’operazione congiunta russo-siriana ha portato all’uccisione di 160 terroristi a Deir ez-Zor, e altre operazioni sono state condotte a Damasco e Homs. In quest’ultima località, sono stati bombardati due convogli dell’ISIS e uccisi 17 terroristi.

Lunedì, i caccia russi, Su-34, Su-24M e Su-25, hanno effettuato 15 sortite contro 10 obiettivi, e distrutto 20 carri armati e tre lanciarazzi nella zona di Palmira, oltre a distruggere un deposito di munizioni a Homs, e il quartier generale dell’ISIS ad Aleppo.

Oggi ci sono stati altri bombardamenti, che hanno portato alla distruzione del quartier generale islamista a 28 km da Palmira, provocando la morte di almeno 40 terroristi.

Intanto, è stata confermata la notizia di circa 3000 militanti dell’ISIS, di Al- Nusra e di Jaish Al-Yarmouk (gli ultimi due sarebbero gli oppositori «moderati» al «regime» di Assad, secondo americani, sauditi, e rispettivi vassalli, N.d.a.) fuggiti in Giordania, per sfuggire ai bombardieri russi e all’esercito siriano.

Questo mentre le navi russe bloccano ulteriori forniture militari ai terroristi; questo, in aggiunta alla «no-fly zone» di fatto, realizzata dagli aerei russi, lascia libere solo le vie di rifornimento e di ritirata terrestri, che vengono sistematicamente bombardate, indebolendo ulteriormente i terroristi.

Un altro effetto, stavolta indiretto ma per nulla secondario, i russi lo hanno ottenuto sul piano diplomatico, con sempre più Paesi che dichiarano il proprio sostegno alle operazioni antiterrorismo in Siria. Gli ultimi arrivati sono l’Egitto e la Corea del Nord, ma l’Iraq, oltre ad aprire il proprio spazio aereo ai russi, ha anche chiesto loro bombardare l’ISIS anche in territorio iracheno, richiesta che Mosca sta valutando.

La Russia, in questo modo, sta inoltre tenendo sotto pressione Israele, Turchia, e sauditi, che oscillano fra le espressioni rabbiose e il panico; panico che, assieme alla confusione, regna in America, con Mc Cain che si lascia sfuggire la famosa frase «i russi stanno bombardando le forze addestrate dalla CIA» e i neocon tutti che invocano la necessità di abbattere gli aerei russi, un palese caso di isteria collettiva sfociata in delirio.

Massimiliano Greco