Da diverso tempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj aveva paventato la possibilità, per il suo Paese, di dotarsi di armi nucleari, fatto che avrebbe rappresentato una violazione del memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza firmato il 5 dicembre 1994, con il quale Kiev accettava di rinunciare al proprio arsenale nucleare ereditato dall’Unione Sovietica e di consegnarlo alla Russia. Zelens’kyj ha fatto dichiarazioni di questo tipo anche in un’arena internazionale come quella Conferenza sulla sicurezza di Monaco, lo scorso febbraio, quando ha annunciato l’intenzione di riconoscere come nullo il memorandum di Budapest.

Di recente, anche Vladimir Putin ha affrontato l’argomento, affermando che la Russia “non può ignorare queste cose”, soprattutto alla luce dell’atteggiamento aggressivo della NATO nei confronti di Mosca. Il presidente russo ha ricordato che, sebbene l’Ucraina abbia consegnato tutte le proprie armi atomiche, ha mantenuto le conoscenze tecnico-scientifiche ereditate dall’Unione Sovietica, come nel caso dell’agenzia spaziale ucraina Yuzhmash, che ha ha partecipato alla creazione della tecnologia dei missili balistici intercontinentali sovietici.

Inoltre, quelli dall’altra parte dell’Oceano aiuteranno l’Ucraina a farlo”, ha spiegato Putin. “E poi affermeranno: non riconosciamo lo status nucleare in quanto ciò è stato fatto da loro stessi. E metteranno questi sistemi sotto controllo. E da questo secondo, proprio da questo momento, il destino della Russia sarà molto diverso”, ha detto il presidente. Come ha sottolineato il leader russo, “queste sono minacce assolutamente reali, non cose insignificanti e inverosimili”.

Secondo una fonte consultata dall’agenzia russaTASS, senza l’intervento militare della Russia, l’Ucraina avrebbe impiegato solo pochi mesi a mettere in piedi il proprio progetto nucleare. “Secondo le conclusioni degli esperti occidentali, il regime di Kiev era estremamente vicino alla creazione di un ordigno esplosivo nucleare a base di plutonio a causa del suo ottenimento di nascosto dal combustibile nucleare esaurito immagazzinato nel territorio del Paese. Specialisti ucraini avrebbero potuto realizzare un tale ordigno entro qualche mese”, ha detto la fonte.

Secondo la stessa fonte, implementando programmi sia in ambito nucleare che missilistico per oltre due decenni, l’Ucraina si stava costantemente avvicinando a tutte le condizioni necessarie per creare le proprie armi nucleari: “In particolare, sono stati raggiunti risultati significativi nell’area della modellazione delle reazioni a catena nucleari, della divisione degli isotopi dei materiali di fissione, nonché nell’ambito della ricerca e della metallurgia dei materiali nucleari”.

In base a quanto rivelato dal capo del servizio di intelligence russo SVR (Служба внешней разведки; Služba vnešnej razvedkiSergej Naryškin, gli Stati Uniti erano al corrente del progetto nucleare portato avanti dall’Ucraina. “Secondo il ministero della Difesa russo, l’Ucraina ha mantenuto il potenziale tecnologico per la fabbricazione di armi nucleari. Le sue capacità sono di gran lunga superiori a quelle dell’Iran o della Corea del Nord. Inoltre, secondo alcune prove ottenute dall’SVR, l’Ucraina avrebbe condotto alcuni lavori in questa direzione”, si legge nella dichiarazione ufficiale.

Lo stesso Naryškin ha affermato che tanto i servizi segreti russi quanto quelli statunitensi erano da tempo al corrente di tutto questo: “Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno posto ostacoli a tali piani. Al contrario, erano pronti a ‘fare da spalla’ all’Ucraina, sperando apparentemente che i missili ucraini armati di testate nucleari sarebbero stati puntati verso est, non verso ovest”, ha sottolineato. Naryškin ha fatto notare come i Paesi occidentali siano rimasti impassibili anche di fronte ai propositi tenuti da Zelens’kyj a Monaco: “Non è seguita alcuna reazione da parte dei leader dei Paesi dell’UE. Gli europei, di solito così preoccupati per le minacce alla loro sicurezza, questa volta hanno fatto orecchie da mercante all’avvertimento di Zelens’kyj. A quanto pare, hanno preferito non prenderlo abbastanza sul serio”.

Aleksej Poliščuk, funzionario del ministero degli Esteri russo e capo del dipartimento che si occupa delle relazioni con la Comunità degli Stati Indipendenti, ha fatto notare che i Paesi della NATO stavano trasformando l’Ucraina in un punto d’appoggio anti-russo, attraverso la consegna di armi, l’addestramento dei soldati e l’organizzazione di esercitazioni congiunte. “I paesi della NATO hanno pompato armi all’Ucraina, addestrato l’esercito ucraino, tenuto esercitazioni lì. Dal 2014, gli aiuti militari di Washington all’Ucraina sono ammontati a 2,7 miliardi di dollari. In effetti, il territorio dell’Ucraina si stava trasformando nel punto d’appoggio anti-russo della NATO”, ha affermato. “Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni molte volte, avanzato proposte per fornirci garanzie legali della nostra sicurezza e confermare il principio della sicurezza indivisibile. Tuttavia, sono state, di fatto, ignorate”, ha affermato.

Poliščuk è tornato anche sulle origini del conflitto con l’Ucraina: “La decisione è stata una reazione alla condotta aggressiva di Kiev nel Donbass, che si è intensificata a febbraio e ha causato un esodo di massa di rifugiati nel nostro territorio”, ha affermato. “La situazione ha iniziato a deteriorarsi dall’inizio dell’anno. I dati registrati dagli osservatori dell’OSCE sono stati record: 15.000 violazioni del cessate il fuoco, di cui 7.000 esplosioni. E non tutti gli incidenti sono registrati dall’OSCE”, ha proseguito il diplomatico. “Alla fine di febbraio, forze ucraine si sono radunate vicino al Donbass, i bombardamenti e le tensioni hanno raggiunto il picco, i profughi hanno iniziato ad arrivare. Non c’era altro da fare che reagire. I piani di Kiev per ottenere armi nucleari, espressi durante la Conferenza di Monaco, sono stati l’ultima goccia”.