La Sea Watch ha deciso di forzare il blocco ed è entrata in acque italiane. Ne ha dato notizia la stessa ong pochi minuti dopo le 14. Poco dopo l’ingresso nelle nostre acque territoriali, l’imbarcazione è stata raggiunta dalla motovedetta della Guardia di Finanza a circa 12 miglia dalla costa, ma non si è fermata all’alt. Anche la capitaneria di porto di Lampedusa, negli scambi via radio prima dell’entrata, aveva fatto presente al capitano che l’ingresso della nave nelle acque italiane era vietato.
Intorno alle 19, quando l’imbarcazione era già di fronte al porto, le autorità italiane sono salite a bordo: hanno controllato i passaporti dell’equipaggio e i documenti della nave. Il capitano tedesco dell’imbarcazione, Carola Rackete, ha deciso di sfidare a viso aperto il governo giallo-verde il giorno dopo la sentenza con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo che non ha ritenuto obbligo dell’Italia offrire un porto ai migranti. L’azione della Rackete è politica e potrebbe creare un precedente pesantissimo.
Oltre alla multa fino a 50mila euro, Carola Rackete rischia di essere accusata di rifiuto di obbedienza a nave da guerra, per il quale la pena massima è di due anni, e resistenza o violenza contro nave da guerra per il quale il codice della navigazione prevede fino a 10 anni. Le potrebbe venir contestato anche il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per il cui sono previsti dai 5 ai 15 anni.
Alla Sea Watch 3, nave Ong battente bandiera olandese che senza autorizzazione si è recata a Lampedusa dopo giorni di attesa al confine delle acque territoriali italiane con 42 migranti a bordo, potrebbero essere applicate anche le misure previste dal decreto sicurezza bis approvato nel Consiglio dei ministri dell’11 giugno.
L’articolo 1 prevede che il ministro dell’Interno possa “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica” ovvero quando si concretizzano le condizioni di cui all‘articolo 19 della Convenzione di Montego Bay sul cosiddetto “passaggio inoffensivo”.
Il provvedimento viene adottato “di concerto con il ministro della Difesa e con il ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, secondo le rispettive competenze, informandone il presidente del Consiglio dei ministri”.
In caso di violazione del divieto notificato al comandante, come in questo caso, (articolo 2) “si applica a ciascuno di essi la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 50.000”.
In caso di reiterazione, scatta “la sanzione accessoria della confisca della nave, procedendo immediatamente a sequestro cautelare”. Ad irrogare le sanzioni è il prefetto territorialmente competente.
In attesa di uno sblocco “politico” della situazione, sul molo c’è uno schieramento di polizia e carabinieri: Il ministro dell’Interno Salvini è furioso: “Da cittadino italiano mi chiedo se qualcuno sarà arrestato, perché è come se si fosse forzato un posto di blocco”.
Il vicepremier manda un messaggio chiaro all’Europa: “Se continuerà a dimostrare disinteresse e abbandono verso l’Italia non vorrei dover ricorrere a non identificare più nessun immigrato che arriva, non inserendo i dettagli anagrafici nella banca dati europea, in modo tale che chiunque sia libero di andare dove vuole. A mali estremi, estremi rimedi”.
Salvini accusa tre Paesi in particolare: l’Olanda “che se ne fotte di quello che fa una nave con la sua bandiera. Ci aspettiamo che si facciano carico loro degli immigrati a bordo”, la Germania, che “non ha fatto nulla”, e Bruxelles, “che come al solito dorme e si fa viva solo quando c’è da batter cassa”.
L’altro vicepremier, Luigi Di Maio, sceglie toni più diplomatici. “L’Europa, afferma il leader del M5s, deve svegliarsi: deve aprire gli occhi, fare un tavolo e rivedere Dublino perché non è possibile che tutti i migranti continuino a sbarcare in Italia. Non abbiamo bombardato noi la Libia”. Anche se non manca un attacco alla Sea Watch 3: “Quella nave arriva in Italia per farsi pubblicità e raccogliere fondi. Ma in mezzo ci sono esseri umani”.
Durissima Giorgia Meloni. “La Sea Wach 3, dice la leader di FdI in un video postato su Twitter, viola i nostri confini contro il parere del nostro governo e della Corte europea di Strasburgo”.
E ora affondiamo la #SeaWatch! pic.twitter.com/O98xBm6oAW
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) June 26, 2019
“Adesso mi aspetto che il governo italiano faccia rispettare quelle regole che le ong pensano di poter violare e a norma di diritto internazionale questo significa che la nave Sea Watch 3 debba essere sequestrata, che l’equipaggio debba essere arrestato, che gli immigrati che sono a bordo siano fatti sbarcare e rimpatriati immediatamente. E che la nave debba essere affondata”, tuona Meloni.
Nicola Zingaretti chiede un incontro urgente con il premier Giuseppe Conte per discutere di migranti e in particolare della nave entrata nelle acque italiane nonostante l’alt impartito dalle motovedette della guardia di finanza su ordine del Viminale.
“Stiamo assistendo ad un dibattito surreale e indegno per un Paese civile, scrive il segretario dem a Conte, Paese il cui Governo, le ricordo, non è stato rappresentato dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini in sei vertici su sette che si sono svolti con i rispettivi ministri degli Stati europei, sede autorevole per porre il tema di una politica comune sui migranti a livello Ue. Si gioca, quindi, sulla pelle di questi naufraghi, di uomini e donne in mare: ci sono alcuni parlamentari che invitano addirittura ad affondare la nave”.
Dopo aver preso atto della violazione, da parte della nave, del provvedimento di divieto di ingresso nelle acque territoriali e del passo formale compiuto dall’Ambasciatore italiano all’Aja nei confronti del Governo olandese, di cui la nave batte bandiera, il premier Giuseppe Conte, il vicepremier Matteo Salvini e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi hanno concordato di proseguire nelle iniziative formali volte a verificare l’eventuale sua condotta omissiva.
Sul caso Sea Watch 3 ha le idee molto chiare, l’ammiraglio di divisione, Nicola De Felice. A suo avviso “le infrazioni commesse dal Comandante della nave Sea Watch sono tali da richiederne l’immediato arresto se non addirittura l’estradizione in Libia qualora richiesto visto che le prime infrazioni sono state commesse in acque di competenza libica”.
“Inoltre, spiega De Felice, il passaggio illegale dei migranti è stato commesso di territorio olandese e – in ottemperanza all’articolo 13 del Trattato di Dublino dell’UE – l’Olanda deve farsi carico dei migranti saliti a bordo sulla Nave battente bandiera olandese. La Germania è la nazione della ONG responsabile del misfatto. Ai sensi delle più elementari regole diplomatiche internazionali, gli ambasciatori di tali Stati devono essere immediatamente convocati per giustificare l’inerzia di tali misfatti”.
“La nave va sequestrata, vanno applicate le sanzioni amministrative previste ivi comprese le spese sostenute dallo Stato per la gestione del caso, come previsto dall’art 84 del codice di navigazione”, conclude l’ammiraglio.