Ecco come Tsipras ha voluto salutare l’inizio del nuovo anno.

Compagni, Cari amici,
la vostra presenza qui oggi, in un giorno di festa e storico, dà un messaggio di ottimismo e di lotta per continuare la grande fatica abbiamo iniziato qui e un tempo per dare slancio, la speranza, la visione al popolo greco.  […] E siamo sicuri che ce la faremo. La Grecia andrà avanti. Non voglio rimanere ostaggio delle organizzazioni o dei ladri o di interessi. Perché ora tutti abbiamo esperienza. Lo sanno bene, hanno imparato nel modo più duro.
[…] Oggi, un anno dopo la prima elezione storica e pochi mesi dopo la nostra elezione, la battaglia non è finita, è ancora davanti a noi.

(A. Tsipras, 24 gennaio 2016)

Un anno di battaglie“. Questo lo slogan del raduno tenutosi ad Atene il 24 gennaio scorso dove Alexis Tsipras ha tenuto un discorso accorato davanti a 4.000 sostenitori fedeli. Più che un anno di battaglie, più propriamente si può parlare di “un anno perso”, 12 mesi in cui la coalizione della sinistra radicale greca ha venduto la sua anima in cambio del potere governativo.

La vittoria del partito di Tsipras alle elezioni legislative del gennaio dello scorso anno era stato visto come l’inizio della fine dell’egemonia neoliberista in Europa, il cambio di paradigma nella gestione delle crisi e l’onda iniziale di una marea che avrebbe dovuto travolgere la logica dell’austerità imperante nei Paesi mediterranei come Spagna e Italia fino a interessare il Portogallo. C’erano tutti i presupposti per scrivere un capitolo del tutto nuovo nella narrazione del dramma del default ambientato in terra ellenica.

Un anno dopo, lo stesso partito che nel mese di maggio aveva messo paura all’intera Unione europea con il referendum pro- (ναί) o contra- (όχι) austerity sta fedelmente attuando le politiche di rigore imposte dalla troika e che tanto aveva, nelle intenzioni, combattuto.

Sull’altare del potere è stato dapprima sacrificato l’ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis, poi l’intera ala radicale, dura e intransigente, di Syriza. (1)

Se a gennaio e maggio Tsipras promise al popolo greco che avrebbe negoziato condizioni significativamente migliore per il Paese e posto fine all’austerità, a luglio la volontà resistente di Tsipras cede davanti al volere della troika e firma un nuovo mnimonio, il terzo pacchetto di aiuti dai creditori internazionali per un ammontare di circa 86 miliardi di euro, in cambio di una serie di riforme di austerità fortemente impopolari, come i tagli delle pensioni e l’aumento delle tasse. (2)

Il 20 settembre la Grecia torna alle urne e Syriza ottiene un nuovo mandato governativo dall’elettorato anche se con una maggioranza in Parlamento risicata.

Da questo momento l’attenzione mediatica per le vicende politico-economiche greche svanisce ma le insidie per Tsipras non sono, certo, finite. Nel mese di novembre 24.000 persone sono scese in piazza per partecipare allo sciopero indetto dalle maggiori sigle sindacali del settore pubblico e privato (ADEDY e GSEE), appoggiate tra gli altri dal gruppo di Syriza che si occupa delle politiche del lavoro, per protestare contro le politiche di austerità contenute nel terzo accordo firmato dal governo con le istituzioni europee lo scorso agosto, contro gli aumenti delle tasse, i tagli alle pensioni e il rischio di abrogare la legge che permette a coloro che hanno dei debiti verso lo stato di ripagarli in rate mensili.

A dicembre, invece, riforme per abbassare lo stipendio dei dipendenti pubblici e altre in materia finanziaria, hanno permesso di sbloccare una tranche di aiuti da 1 miliardo di euro.

A poco sono servite le privatizzazioni decise dal governo. A fine anno dovrebbero fruttare oltre 2 miliardi di euro, di cui 1,2 miliardi dalla concessione di 14 piccoli aeroporti alla tedesca Fraport, e la cessione della restante parte dal Porto del Pireo ai cinesi. Ce ne sono anche altre in arrivo: la privatizzazione dell’operatore di rete gas Desfa (187 milioni di euro), il prolungamento della concessione dell’aeroporto internazionale di Atene, la vendita totale della compagnia di trasporto merci ferroviario Rosco e della quota di maggioranza dell’Autorità Portuale di Salonicco. Tutto questo, previsto dall’accordo siglato con i creditori, non basta a rimettere in sesto i conti di una Repubblica Ellenica piagata dal debito.

La forca caudina, la strettoia, il pericoloso passaggio obbligato per il Governo Tsipras sarà la discussione in aula del disegno di legge relativo alla riforma del sistema previdenziale senza la quale la troika non procederà alla valutazione del terzo memorandum, conditio sine qua non per discutere di un alleggerimento del debito di Atene.
Dopo aver alzato a 67 anni l’età pensionabile, la bozza presentata prevede un abbassamento dei tetti massimi delle nuove pensioni da 2.700 a 2.300 euro, per quelle erogate da un solo ente, e da 3.680 a 3.000 euro per chi somma più assegni, mentre il limite minimo, con 15 anni di contributi, viene fissato a 384 euro. Inoltre i sei principali fondi pensione del Paese verranno fusi in un’unica entità. Dati gli alti costi e il deficit finanziario del sistema di vitalizi pubblici, per i creditori quella delle pensioni resta una delle principali aree da riformare per la concessione di ulteriori prestiti nel 2016. Le maggiori pressioni dei creditori arrivano dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Germania, i quali ritengono che le pensioni greche siano più generose di quanto la debole economia possa supportare.

Con un tasso di disoccupazione al 25%, l’assegno previdenziale elargito a chi si è ritirato dal lavoro è l’unica fonte di sostentamento per numerose famiglie greche mentre con il trattamento pensionistico ridotto del 40% dall’inizio della crisi, i più colpiti da questa nuova riforma saranno le aziende, i lavoratori autonomi e gli agricoltori che vedranno eliminati anche i sussidi a favore della categoria. Per questo motivo sono scesi in strada con i trattori mentre i liberi professionisti e i pensionati sono sul piede di guerra e un nuovo sciopero nazionale è stato indetto per il 4 febbraio.

Da tale provvedimento passa, inoltre, il coinvolgimento del Fondo Monetario Internazionale nel nuovo bail-out. Alleato di Tsipras nel sostenere la necessità di alleggerimento del debito pubblico, il FMI è, invece, irremovibile nel voler una drastica riforma del sistema previdenziale ellenico. E, nella gestione della crisi da parte dell’Unione europea, non c’è nessun programma di aiuti senza la partecipazione dell’istituzione guidata da Christine Lagarde. Tsipras, parlando ai suoi sostenitori ha presentato la riforma pensionistica come “necessaria. Il dilemma è tra riformare il sistema o farlo collassare“.

Intanto, in attesa della conta parlamentare, al World Economic Forum di Davos è andato in scena l’ennesimo scontro tra Alexis Tsipras e il ministro delle Finanze tedesco Wolfang Schauble durante una discussione dal titolo The future of Europe: il primo ministro greco ha svelato la sua opinione sul modo in cui l’Europa dovrebbe cambiare per poter garantire un futuro migliore e possibile aggiungendo l’Europa dovrebbe mostrare maggiore solidarietà verso la Grecia; il ministro tedesco, invece, ha scelto di rispondere affermando che, al fine di costruire un’Europa forte, tutti dovrebbero rispettare le misure concordate. “It’s implementation, stupid!

Nella deriva del potere di Syriza e della sua guida c’è una lezione che si può imparare: la sinistra radicale greca è uscita sconfitta non tanto perché il dogma dell’austerità sia inestirpabile, ma perché era impreparata a mettere sfidare direttamente le istituzioni monetarie comunitarie. Il passo decisivo sarebbe stato attuare la minacciata uscita dalla zona euro. Questo è il compito che attiene ad un partito “rivoluzionario” che non ha venduto la sua anima al potere.

NOTE

1) Indiscrezioni giornalistiche riconducono questa scelta ad un presunto piano di “colpo di Stato”. Secondo quanto riferito dal Governatore della Banca Centrale della Grecia, Yannis Stornaras c’erano informazioni precise su un piano per attaccare la zecca di Atene, sequestrare i soldi custoditi nei caveau e introdurre una valuta parallela.
Anche Varoufakis ha recentemente rivelato che era tutto pronto per l’uscita di Atene dall’euro e che era stata concordata una linea di credito con Pechino. Il progetto fu ostacolato da una telefonata proveniente da Berlino.
https://it.sputniknews.com/economia/20160120/1926967/varoufakis-grecia-credito-cina.html

2) La strategia di negoziazione tenuta dal Governo a guida Syriza è stata inserita nella lista stilata dalla Harvard Law School come la peggiori del 2015.
https://www.pon.harvard.edu/daily/negotiation-skills-daily/top-10-worst-negotiation-tactics-of-2015/