Si rafforza la pressione americana sugli alleati di Mosca. La Bielorussia è allarmata per l’incremento notevole delle attività della NATO ai suoi confini, oltre che per la situazione ucraina i cui sviluppi vengono tenuti d’occhio dal governo bielorusso.
Secondo il servizio stampa di Lukashenko, l’Alleanza Atlantica «ha aumentato la sua attività nella conduzione di esercitazioni militari, comprese le esercitazioni su larga scala, al confine bielorusso di 1,5 volte» rispetto all’anno precedente. Gli americani avevano anche ventilato l’ipotesi di inviare armamenti pesanti ai confini con la Russia. Il Segretario delle Forze Aeree Americane, Deborah Lee James, si è spinta a chiedere l’invio dei caccia di quinta generazione F-22 Raptor. Al di là delle spacconerie, gli americani non vogliono spingere il confronto con la Russia fino alle estreme conseguenze. Sopratutto, vogliono costringere la Russia a qualche mossa avventata, in modo da additarla come guerrafondaia, e isolandola definitivamente dall’Europa, il vero obiettivo delle manovre americane.
In questi giorni, infatti, la Russia ha replicato alle minacce americane promettendo alle proprie forze armate oltre 40 ICBM in grado di penetrare lo scudo antimissile degli americani. Missili che verranno consegnati nel corso del 2015. Nel frattempo, cominceranno i test per un nuovo sistema radar avanzato, che permetterà di scoprire con largo anticipo gli aerei americani in avvicinamento.
In ogni caso, gli americani hanno la supremazia sui mari, almeno per quanto riguarda la flotta di superficie, ma sono inferiori di gran lunga sulla terraferma, oltre a essere in svantaggio dal punto di vista aereo e missilistico. Se consideriamo che gli americani si ritirarono dal Vietnam dopo poche decine di migliaia di perdite, e che per conquistare la Russia probabilmente non ne basterebbero dieci milioni, è ridicolo anche solo pensare che gli USA, oggi ancora più restii di ieri a perdere uomini, siano disposti a entrare in una guerra contro la Russia impiegando mezzi militari. In quanto alla guerra condotta con altri mezzi, la si sta già combattendo da tempo, mentre ancora individui sospetti, spacciatisi per filorussi, blaterano di guerre nucleari. Non sarà una guerra nucleare, ad attenderci nei prossimi anni, ma il prosieguo della megaguerra globale, condotta dagli americani contro mezzo mondo e con l’uso di poca forza propria, preferendo armare mercenari, truppe locali, vari network terroristi, neonazisti, e altro ancora, usando le armi proprie solo contro avversari decisamente più scarsi.
Il tutto va inserito nella questione energetica o, per meglio dire, è quest’ultimo aspetto, che va piazzato nel mosaico. Troppo spesso, infatti, si dice che «La guerra X è stata scatenata dal petrolio (o dal gas).» Invece, gli aspetti economici vanno a braccetto con quelli geopolitici, militari, strategici etc. Staccare l’Europa dalla Russia vuol dire, per gli americani:
1) Che gli europei si riforniranno col costosissimo gas di scisto americano, salvando così le aziende statunitensi dal fallimento.
2) Che gli europei non potranno liberarsi del «fornaio» militare americano avendo in odio l’unico altro fornaio utilizzabile. Se vorrà staccarsi dall’influenza americana, l’Europa dovrà provvedere alla propria difesa, in condizioni peggiori di quella attuale, trovandosi per di più divisa al proprio interno e presa fra l’incudine eurasiatico e il martello americano.
3) Che gli americani potranno quindi continuare a combattere i propri nemici strategici usando l’Europa come piattaforma avanzata, al contempo usano tale presenza militare, unita allo strapotere in campo mediatico, per rafforzare il proprio dominio sull’Europa, imponendole accordi di libero scambio con gli USA e, al contempo, costringendola a sanzionare tutti i Paesi concorrenti degli americani.
4) Che l’Europa non potrà neppure sognare di opporsi al proprio destino, fatto di decrescita «felice» e di centro di reclutamento per terroristi e mercenari, da inviare in ogni Paese che gli americani intendano destabilizzare.
Putin è ben consapevole di tutto ciò, per questo, nonostante l’Europa abbia fatto saltare South Stream, e il tentato golpe in Macedonia abbia rallentato il nuovo progetto, persiste nel tentativo di creare dei gasdotti che aggirino l’Ucraina per rifornire i Paesi europei. La partita è difficile, vista la presa americana, decisamente forte, sui governanti europei, la cui qualità non è neppure paragonabile a quella di politici al governo solo un decennio prima, quali Schoeder e Chirac. È dura, dicevamo, ma Putin e i russi da una parte, i loro amici cinesi dall’altra, hanno tutte le carte in regola per riuscire a sconfiggere gli americani e a rinsaldare i legami con l’Europa.
Tuttavia, non c’è solo l’Europa in ballo, ma l’intera Eurasia, anzi, il Mondo intero, se consideriamo anche i BRICS (due membri dei quali si trovano, rispettivamente, in Sud America e in Africa) piaccia o no ai piccoli esseri che si affannano a votare, più confusi che persuasi, i partiti le formazioni russofobe e sinofobe.
A margine di ciò, aggiungiamo la notizia, data dal Fatto Quotidiano (non esattamente una rivista complottista) che la Troika ha sovvenzionato parecchi giornalisti greci affinché addomesticassero le notizie in favore dei Paesi creditori. Il tutto dopo che, qualche mese fa, un giornalista tedesco ammise, e accusò numerosi altri colleghi, di essere stato pagato dai servizi segreti per alterare le notizie in senso proatlantico.
Alla luce di queste rivelazioni, come meravigliarsi che i nostri media al 90% diano notizie così scandalosamente intrise di russofobia e atlantismo? D’altra parte, le guerre moderne si combattono sopratutto in campo mediatico, culturale, economico e finanziario, e gli ultimi due ambiti sono facilmente influenzati dal primo. Inutile dire quanto siano sensibili al denaro americano, artisti, opinionisti e intellettuali di complemento.
Massimiliano Greco