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Il sostegno incondizionato ad una fazione che combatta lo Stato Islamico è divenuta la prerogativa principale da mostrare all’opinione pubblica per giustificare il cambiamento strategico in atto. L’impressione che solo la Russia stia combattendo efficacemente il pericolo terrorista, con il rischio che l’Iraq chieda un intervento di Mosca sul proprio territorio, sta lentamente ma inesorabilmente consumando la credibilità degli USA e dell’amministrazione Obama in medio oriente.
L’idea è quindi favorire apertamente i Curdi per ridisegnare alcuni scenari in Medio Oriente:
- Dividere l’Iraq in tre stati separati: uno controllato dai Curdi, uno dalle tribù sunnite e uno in mano dalle milizie Sciite.
- Strappare alla sovranità della Repubblica Araba Siriana territori attualmente occupati dai Curdi.
- Favorire la disarticolazione della RAS a favore di altre nazioni come Israele nel Golan per proteggere i loro interessi energetici (vedasi genie energy)
La creazione del Kurdistan ha lo scopo immediato di favorire il raggiungimento di molteplici obiettivi strategici che darebbero benefici innegabili agli Stati Uniti:
– Impedire la creazione di un arco sciita tra Iraq-Iran-Siria. Antico desiderio di una potenza regionale come Arabia Saudita.
– Creare una No-Fly-zona sopra al Kurdistan, una volta ripulito dai terroristi di Al Qaeda/IS, rinforzandola con gli aerei Nato-GCC per sfidare apertamente la sovranità della Siria e la copertura aerea di Mosca. In questa maniera impedire all’esercito Siriano di riconquistare i territori Kurdi.
– La creazione di uno Stato Kurdo avrebbe ripercussioni sulla Repubblica Islamica Iraniana che ospita circa 5.5 milioni di curdi sul suo territorio.
La somma di questi fattori spinge l’evolversi della situazione in Medio Oriente in una direzione ben precisa. Si tratta di una strategia, occulta, totalmente a vantaggio di Washington e si basa sul protrarre uno stato di perenne caos nella regione.
– Per gli Stati Uniti appoggiare i Curdi significa automaticamente mettere enorme pressione sui confini della Turchia di Erdogan per la questione Kurda-PKK.
– La naturale reazione di Ankara, Riad e Doha, i paesi maggiormente coinvolti con lo Stato Islamico e Al CIAeda, sarà facilmente intuibile: incrementare le forniture di armi e uomini ai terroristi con la speranza di controbilanciare il peso Kurdo nella regione e quindi raggiungere l’obiettivo ultimo di abbattere Assad
Con questa strategia gli Stati Uniti otterrebbero numerosi vantaggi nei confronti di quasi tutti gli attori medio orientali.
Gli alleati avrebbero mano libera nel perseguire i loro obiettivi regionali, causando un aumento dello scontro, base infiammatoria necessaria per mantenere una situazione di perenne caos. I nemici vivrebbero una situazione negativa con l’impossibilità di ridurre le tensioni e il livello dello scontro per raggiungere una pax politica.
Non è da escludere che l’attuazione delle strategie viste fin qui non ottengano l’effetto opposto a quelle desiderate da Washington. Le recenti strategie importate in Medio Oriente dai policy makers statunitensi sono state un susseguirsi di fallimenti negli ultimi anni. Un inasprirsi del conflitto, grazie alle logiche distruttive di Washington, potrebbe forgiare ed attivare la partecipazione militare della Repubblica Popolare Cinese in Medio Oriente.
Questo scenario marcherebbe il sigillo finale al modello mondiale Unipolare e l’inizio di una nuova realtà multipolare in una delle zone più importanti del mondo.