
Fino a tutto il Quattrocento, la tecnologia europea fu inferiore a quella araba e asiatica (1), cinese in particolare. Cina, a cui si doveva, fra l’altro, si doveva l’invenzione della polvere da sparo, e in cui l’Età del Ferro iniziò circa 1000 anni prima che in Europa. (2)
Nella prima metà del XV secolo, grandi spedizioni navali cinesi misero in luce la superiorità navale della Cina, rispetto all’Europa: le navi erano più grandi, più confortevoli, e più adatte a raggiungere luoghi distanti come l’Africa, anche grazie ai comparti a tenuta stagna che impedivano l’affondamento e permettevano di effettuare riparazioni in mare.
Nell’anno 1000, l’Asia (senza contare il Giappone) produsse più di due terzi del PIL mondiale, l’Europa occidentale meno del 9 per cento. Nel 1820 le proporzioni erano, rispettivamente, il 56 e il 24 per cento. Nel 1998, la quota asiatica era di circa il 30 per cento
rispetto al 46 per cento del combinato fra l’Europa occidentale più USA, Australia, Nuova Zelanda e Canada.
Lo sviluppo mondiale
Nel corso del millennio passato, la popolazione mondiale è aumentata di 22 volte. Il reddito pro capite è aumentato di 13 volte, il PIL mondiale quasi di 300. Questo contrasta nettamente con quanto avvenuto nel millennio precedente, quando la popolazione è mondiale crebbe di solo un sesto, e non ci fu alcun avanzamento nel reddito pro capite.
Dal 1000 al 1820 il reddito pro capite mondiale medio è aumentato di circa il 50 per cento. La popolazione è aumentata di quattro volte.
Dal 1820, lo sviluppo è stato molto più dinamico. Il reddito pro capite è aumentato più di otto volte, la popolazione più di cinque volte.
Il processo di crescita è stato irregolare nello spazio così come nel tempo. L’aumento della speranza di vita e del reddito
è stata più rapida in Europa occidentale, Nord America, Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Nel 1820, questo gruppo
aveva un reddito pro capite doppio rispetto a quello del resto del mondo. Nel 1998, il divario era di sette a uno.
Dal 1000 al 1820 i progressi nella tecnologia furono molto più lenti di quelli che ci sarebbero stati in seguito, ma erano comunque una componente significativa del processo di crescita. Senza miglioramenti nel settore agricolo, infatti, l’aumento della popolazione mondiale non sarebbe mai avvenuto. E senza i miglioramenti nella tecnologia navale e nelle istituzioni commerciali l’espansione della rete di scambi fino a dimensioni planetarie non sarebbe stata possibile.
L’epicentro del cambiamento fu l’Europa occidentale (e, successivamente, gli USA). Ovviamente, la chiave di volta fu la Rivoluzione industriale, o meglio le due rivoluzioni industriali: la prima, iniziata nella seconda metà del Settecento, e la seconda, il cui inizio è fissato nel 1870.
Dal 1820 in poi, terminate le guerre napoleoniche e raggiunta una relativa stabilità in Europa, l’economia e la popolazione crebbero senza sosta fino alla Prima Guerra Mondiale.
La situazione in Europa fino al XV secolo
Prendendo per esempio la navigazione, nell’anno Mille le navi e la navigazione europee non erano affatto migliori di quelle del tempo dei romani. A dare l’avvio al progresso navale fu Venezia che introdusse bussola e clessidra, permettendo di raddoppiare la produttività delle navi.
Man mano che i vari Paesi europei entravano in competizione l’uno con l’altro per il controllo delle coste africane, delle Americhe e dell’Asia, erano “costrette” a migliorare tutto ciò che era relativo alla navigazione.
Verso la fine del Settecento, una nave inglese poteva ormai portare dieci volte il carico di una veneziana del XIV secolo, e impiegando molti meno uomini di equipaggio.
La situazione in Cina e in Europa dopo il XV secolo
La Cina, dopo le spedizioni navali che la portarono a raggiungere l’Africa, voltò le spalle al mondo e all’economia mondiale, e la sua tecnologia marittima rimase indietro.
Entro la fine del XVII secolo, la leadership tecnologica dell’Europa nel settore della navigazione e degli armamenti era ormai evidente.
Inoltre, in Europa erano nate banche, assicurazioni, la Borsa; e la gestione finanziaria ed economica erano più sofisticate che in Asia.
In Europa occidentale la diffusione della tecnologia è stata abbastanza rapida, e la distanza tecnologica
tra le nazioni non era particolarmente ampia, probabilmente sia per la competizione commerciale ed economica, che per le numerose guerre, che semplicemente avrebbero spazzato via quelle nazioni che fossero rimaste troppo indietro. Molto importanti furono la creazione delle università e l’invenzione della stampa, e anche i contatti e gli scambi tra gli intellettuali delle principali nazioni europee.
Poi ci fu la Rivoluzione Scientifica di cui alcuni esempi furono Newton e Galileo.
Tra il 1820 e il 1913, grazie anche alle due rivoluzioni industriali, il reddito pro capite britannico crebbe più rapidamente che in qualsiasi altro momento del passato – tre volte più velocemente che nel 1700-1820.
Fino al XIX secolo la Cina era comunque lo stato più grande e più potente di tutto il mondo, e di gran lunga. Nel 1820 il suo PIL era superiore del 30 per cento a quello di Europa occidentale, USA, Australia, Canada e Nuova Zelanda messe assieme. Il suo reddito pro capite, però, era meno della metà rispetto a quello della media europea, e solo un terzo rispetto a quello olandese.
Questo perché la popolazione cinese cresceva a una media superiore a quella europea.
Nei primi tre secoli di espansione commerciale europea, la Cina era stata molto più difficile da penetrare che le Americhe, l’Africa o il resto dell’Asia. Il commercio con i Paesi europei avveniva alle condizioni cinesi.
Tra il 1840 e il 1940, però, l’economia cinese è crollata. Il PIL pro capite nel 1950 era meno di tre quarti di quello del 1820. Nel 1950, il PIL della Cina era meno di un dodicesimo di quella dell’Europa occidentale, di USA, Canada, Nuova Zelanda e Australia messe assieme.
Il periodo di declino della Cina ha coinciso con la penetrazione commerciale da parte delle potenze europee (e in seguito degli USA), oltre che col tentativo di conquista da parte dei giapponesi. Tuttavia, vi erano delle difficoltà interne che resero il Paese più vulnerabile, ma queste da sole non bastano a spiegare il subitaneo tracollo.
La ragione principale resta l’immobilismo, che lasciò la Cina più indietro rispetto all’Europa, e ciò permise agli europei di cominciare a strapparle concessioni sempre più onerose.
La Cina ha voltato le spalle sull’economia mondiale nei primi anni del XV secolo, quando la sua tecnologia marittima era superiore a quella europea: questo la lasciò senza difese navali adeguate. Le élite cinesi, altamente istruite, non erano però interessate al progresso tecnologico.
E così, a differenza dei giapponesi, la Cina non ebbe alcuna possibilità di occidentalizzarsi in tempi rapidi, in modo da difendersi da europei e americani, o dagli stessi giapponesi.
Questo a sua volta determinò un collasso dell’economia, dato che le potenze straniere imposero alla Cina di vendere e comprare alle loro condizioni, la principale delle quali erano i dazi bassi. Successivamente, ci furono altre imposizioni, quali l’apertura dei mercati all’oppio che i britannici producevano in India.
Con la Seconda Guerra Mondiale, e il genocidio sistematicamente perpetrato dai giapponesi, la crescita della popolazione cinese subì una battuta d’arresto, cosa che influì anche, ovviamente, sul PIL, che del resto subiva in proprio gli effetti della guerra.
Successivamente, il maoismo riuscì a sbarazzarsi degli stranieri, ma i problemi, povertà e analfabetismo (che nel 1950 era dell’80 per cento) restavano enormi. Il PIL pro capite europeo era infatti dieci volte quello cinese (2).
Tuttavia, dal 1980 al 2005, il PIL cinese è cresciuto in media del 9,2 per cento, contro il 3 degli USA, il 2,4 del Giappone e il 2,2 dell’area euro. Anche il PIL pro capite aumentava di circa nove volte(3). La popolazione cinese adesso è la prima al mondo (1,4 miliardi) e la sua economia è la seconda per PIL. Ed è una potenza mondiale nucleare, assieme a USA e Russia.
Il merito è della politica socialista di pianificazione dell’economia mista ad aperture al commercio estero, inaugurata da Deng Xiaoping e poi proseguita dai successori.
Massimiliano Greco
Note:
(1) Maddison – The World Economy: a Millennial Perspective
(2) Goldstone – Why Europe? The rise of the West in the World History, 1500-1850
(3) Maddison – Growth and interaction: why and when did the West get rich?
(4) Bagnai, Ospina – La crescita della Cina. Scenari e implicazioni per gli altri poli dell’economia globale