
L’adesione di India e Pakistan all’organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO) farà la Storia e aumenterà l’influenza globale dell’organizzazione, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, a seguito della riunione di Astana del Consiglio dei Ministri degli Esteri della SCO.
“Non sarebbe esagerato affermare che si tratterà di un evento storico che aumenterà l’influenza globale dell’organizzazione. Dopo che l’India e il Pakistan saranno diventati membri, la SCO comprenderà circa il 43% della popolazione mondiale mentre i suoi Stati membri rappresenteranno il 24% del prodotto interno lordo globale.”
Lavrov ha affermato che la riunione di venerdì è stata “la fase decisiva dei preparativi per il prossimo vertice della SCO” previsto per il prossimo 8-9 giugno, sempre ad Astana, capitale del Kazakistan.
Inoltre, Lavrov ha sottolineato che l’Iran ora soddisfa pienamente i criteri dell’adesione della SCO.
“L’Iran è il prossimo (per l’adesione alla SCO). Molti hanno detto così: ha risolto tutti i problemi legati alle sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ora è in piena conformità con i criteri di adesione della SCO. Speriamo che i capi di stato potranno prendere in considerazione l’inizio della procedura per rendere l’Iran un membro effettivo già a giugno.”
La dichiarazione relativa all’istituzione dell’organizzazione di cooperazione di Shanghai è stata scritta nella capitale economica della Cina nel giugno 2001 da sei Stati fondatori: Russia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Afghanistan, Bielorussia, India, Pakistan, Iran e Mongolia hanno attualmente lo status di osservatore mentre Sri Lanka, Turchia, Azerbaigian, Armenia, Cambogia e Nepal sono partner di dialogo. Il processo di adesione dell’India e del Pakistan è iniziato nel 2015.
E’ sempre più evidente come la SCO si ponga come polo globale alternativo a quello costituito dagli USA e dai suoi stati-satellite e rappresentato a livello simbolico-militare dalla NATO.
Come ha sottolineato il Ministro degli Esteri russo, la SCO rappresenta (contando India e Pakistan) il 43% della popolazione mondiale, cioè circa 3 miliardi di persone, oltre a un quarto del PIL mondiale.
E quando aderirà anche l’Iran, non solo quest’ultimo diventerà ulteriormente inattaccabile, ma farà sì che l’intero teatro mediorientale, Siria compresa, sia ancora più un affare di tutti i membri della SCO.
Gli occidentali possono pure bulleggiare i russi, la cui economia non è all’altezza del suo potenziale bellico, ma certo non possono sognarsi di fare lo stesso con un blocco che racchiuderà un quarto del PIL globale.
Da qui si capisce l’ansia e l’agitazione dei governanti americani ed europei: quando il blocco si consoliderà, l’aggressione a uno degli stati membri, comunque si realizzi (compresi quindi i colpi di stato mascherati da primavere colorate) costituirà un’aggressione a tutta l’organizzazione.
In altre parole, chi ne aggredisse un membro scatenerebbe una guerra mondiale in cui gli occidentali – più ricchi ma molto meno numerosi – potrebbero finire triturati e da cui gli europei avrebbero comunque solo da perdere.
D’altra parte, la SCO è l’antidoto naturale alla politica americana di espansione illimitata, dato che impedisce agli USA di fare il bello e il cattivo tempo anche in Asia, come già fa in quasi tutti gli altri continenti.
L’esistenza della SCO, quando riuscirà a parlare con una sola voce, e agire all’unisono, costituirà un argine ancora più efficace di quello che era l’URSS.
Questo perché sarebbe un suicidio per chiunque, americani compresi, entrare in guerra contro quasi metà della popolazione mondiale sorretta da un quarto del PIL globale.
La SCO si appresta a racchiudere al proprio interno quasi metà della popolazione mondiale e un quarto del suo PIL, rappresentando quindi una sfida formidabile alla politica unipolare e all’eccezionalismo americani. Per il momento Washington ha usato la mano dura contro la Russia e quella leggera contro Cina, India e Pakistan, ma nel futuro non è detto che l’atteggiamento non cambi. E, intanto, i venti di guerra soffiano sia in Ucraina che in Siria, in Corea e nel Mar Cinese Meridionale.
Un conflitto caldo, per quanto ancora ampiamente evitabile, potrebbe scaturire in ogni momento in uno qualunque di questi Teatri.
Se al governo dei principali Paesi europei vi fossero ancora politici del calibro di Chirac e Schroeder (per l’Italia dovremmo tornare ulteriormente indietro nel tempo, fino a Craxi) questi senza dubbio si sfilerebbero dalla NATO e sconfesserebbero la politica russofoba e guerrafondaia di Bruxelles, che sacrifica – ancora una volta – gli interessi europei a quelli di Washington e, ultimamente, anche di Riad e Doha.
Massimiliano Greco