I media nazionali hanno dedicato ben poca attenzione alla visita di Vladimir Putin in Italia. Ne hanno parlato per dovere, senza però soffermarvisi più di tanto. Barack Obama, oggettivamente, ha sempre raccolto ben altro trattamento. Per carità, tutto si può spiegare: a livello internazionale l’Italia è legata più agli Stati Uniti che alla Russia, non fosse altro per la cospicua presenza di basi americane nel proprio territorio e per l’adesione alla NATO. Ciò non impedisce al nostro paese di vantare anche solidi legami con Mosca, ma sempre in subordine rispetto a quelli con Washington: per così dire, meno prioritari.
Non la pensano così, molto probabilmente, i nostri imprenditori, che invece con la Russia hanno rapporti ben più proficui di quelli che finora sono riusciti a sviluppare con gli Stati Uniti. Certamente il Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti cambierà anche questi equilibri, ma finora, parlando in termini strettamente economici, l’interdipendenza commerciale fra la Russia e l’Italia è un dato di fatto difficilmente negabile e per la cui salvaguardia i nostri operatori economici si stanno attivando con grande impegno.
Non a caso Putin, nella sua conferenza stampa di ieri, ha fatto ben presente come l’Italia rappresenti per Mosca il terzo partner commerciale, ma al tempo stesso non ha potuto non far notare come l’interscambio ultimamente si sia ridotto addirittura del 25% (del 14% nell’ultimo trimestre). Ciò, lo sappiamo bene, è dovuto alla crisi ucraina e alle relative sanzioni e controsanzioni, che mettono a repentaglio anche i numerosi progetti tra Russia ed Italia. Proprio per scongiurare un aggravamento della situazione, Putin ha riposto grandi aspettative nel Forum di San Pietroburgo che si terrà il 18 luglio e che vedrà al suo interno uno spazio tutto russo ed italiano, nel quale i nostri imprenditori potranno individuare le soluzioni più idonee ad affrontare questo momento d’impasse. Sono infatti centinaia le imprese italiane attive in Russia, con un giro d’affari di oltre due miliardi ed attività che spaziano dalla meccanica alla farmaceutica. A tal proposito Putin ha elencato alcune delle importanti collaborazioni tra le imprese italiane e quelle russe, che coinvolgono per esempio colossi come ENEL e Rosfnet. A tal proposito è importante dire come l’Italia sia il secondo importatore, dentro l’UE, dell’energia russa.
E che dire, poi, del milione di turisti russi che ogni anno visitano l’Italia? Anche quelli sono importanti per la nostra economia, e giustamente Putin ne ha fatto parola.
Successivamente Putin ha parlato della Libia e del divampare, nel Mediterraneo, dei gruppi fondamentalisti e terroristi. Ha fatto notare come ciò sia il frutto dell’avventato intervento contro la Libia del 2011, che ha provocato lo sfacelo della società libica, dando luogo ad una situazione disastrosa per la cui soluzione Mosca sostiene il ricorso a mezzi pacifici. Quindi, parlando dell’Ucraina, ha ribadito l’importanza degli Accordi di Minsk, difesi anche da Renzi nel suo intervento introduttivo, precisando però come non si sia ancora giunti ad un loro pieno rispetto da parte occidentale.
Le domande fatte successivamente dai giornalisti hanno toccato vari temi, come le sanzioni. Putin ha posto l’accento sul fatto che i progetti economici fra Italia e Russia siano di fatto bloccati proprio dalle sanzioni e che pertanto sia necessario muoversi per superarle. Le società italiane, infatti, finora hanno perso un miliardo di euro. Tuttavia il Presidente russo s’è detto certo del fatto che questi problemi saranno presto risolti.
In merito alla politica internazionale, Putin ha affermato che il G7 rappresenta ormai un club che porta avanti un punto di vista diverso da quello della Russia, e che dell’opinione di quest’ultima non sa più cosa farsene. Era quindi logico che i membri occidentali decidessero di porre fine all’esperienza del G8 per ritornare al precedente G7. Pertanto Putin ha augurato al G7 buona fortuna, precisando però che la Russia andrà avanti per la sua strada guardando a consenssi ormai ben più importanti e rappresentativi come il G20, i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), e non ultimo l’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai (SCO), al cui interno confluiranno anche India, Pakistan ed Iran incrementandone il già importante peso politico e specifico.