Per capire la situazione in Medio Oriente, occorre parlare anche di economia.

La spesa militare annua ammonta a circa 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti, 180 miliardi di dollari in Cina e 90 miliardi di dollari in Russia.

Benché questo non sia l’unico parametro per stabilire la potenza militare di un Paese (altrimenti Arabia Saudita e Francia sarebbero non solo pressocché pari fra loro, ma anche pari alla Russia!) è comunque un indizio su quali siano le potenze mondiali. Occorre ovviamente stabilire anche quanto siano efficienti le forze armate dei Paesi in questione, a quanto ammontino le spese destinate al personale, specie non combattente, etc. Ai fini bellici, un’armata moderna di 80-100 mila uomini potrebbe tranquillamente annientare un esercito 30 volte più numeroso ma tecnologicamente arretrato.

Conta anche la presenza di risorse strategiche nel paese e/o la possibilità di continuare ad approvvigionarsi all’estero in caso di guerra (economica o militare). Quindi o si dispone di un paese ricco di risorse e la cui potenza si basi sopratutto sulla componente aeroterrestre oppure si controlla una potenza talassocratica che possa dragare risorse da ogni dove. Ovviamente, in entrambi i casi, occorre anche un forte prodotto interno lordo e una potente industria bellica. Nessuno di questi parametri basta a fare di un paese una potenza mondiale. L’Italia, per esempio, ha un PIL superiore a quello russo, ma dal punto di vista strategico-militare è un nano. La Russia dispone di risorse strategiche in enormi quantità: carbone, petrolio, gas naturale, uranio, platino, iridio, alluminio, e altro ancora. La Cina è affamata sopratutto di petrolio e gas, ma ha buone riserve su tutto il resto (a eccezione di platino e iridio) e delle buone forze armate. E hanno entrambi una discreta forza di proiezione, anche se inferiore a quella americana. In ogni caso, sono potenze mondiali. Come tali, hanno interessi geopolitici e i mezzi per difenderli. Unite sono un serio ostacolo all’espansionismo americano.
La Cina ha quindi ottime ragioni per legarsi alla Russia:

  1. Difendere una fonte molto importante di approvvigionamento energetico
  2. Limitare l’influenza americana sia in Medioriente e in Africa (ragioni economiche ed energetiche) che nell’Asia-Pacifico (ragioni di sicurezza strategica)

Queste potenze hanno interessi differenti fra loro, ma mentre in gran parte quelli di Russia e Cina sono complementari (e comunque bisogna distinguere fra interessi economici e interessi politico-stretegici, ma ne parleremo dopo) quelli americani da una parte, e quelli sinorussi dall’altra, sono in forte contrasto fra loro.

Il Medio Oriente è una regione di grande importanza strategica e geopolitica, dal momento che detiene oltre il 50% delle riserve mondiali di petrolio e di gas naturale. Molti alleati degli Stati Uniti nella regione Asia-Pacifico contano ancora sul Golfo Persico per le proprie forniture.

Mosca però non ha bisogno delle risorse del Medioriente, mentre la Cina per tradizione culturale evita di invischiarsi in pericolosi (e costosi) gineprai. Inoltre, grazie alla Russia, si è assicurata per lungo tempo le forniture che le servono.

La cosa che però lo rende davvero importante per gli americani è la possibilità di costruirvi una serie di gasdotti che colleghino il Medio Oriente all’Europa attraverso la Turchia. Inutile dire che tali gasdotti non devono però essere in mano ai russi. Ecco perché il Turkish Stream va affossato, anche istigando la Turchia, che in ogni caso ha vari interessi economici legati al terrorismo, ad abbattere un aereo russo. Ed ecco le ragioni che hanno portato a sabotare il South Stream.
Attraverso una rete di gasdotti “americani” questi ultimi sarebbero in grado di ridurre l’influenza russa in Europa. I russi hanno un vantaggio geografico molto importante nel mercato europeo dell’energia e, di conseguenza, possono esercitare una certa influenza politica sui governi europei o, quanto meno, possono impedire a questi di esagerare con le sanzioni.

L’indecisione europea, le sue continue sbandate, sono dovute al contrasto fra interessi economici, che spingono in direzione della Russia, e le pressioni politico-mediatico-culturali americane, che tirano in direzione opposta. Ovviamente, l’Europa non può restare a secco, e quindi occorre trovare alternative. È solo in Medio Oriente che ci sono riserve di gas naturale e petrolio di dimensioni paragonabili a quelle russe, che possano quindi  fornire un’alternativa di lungo termine. È vero che Norvegia, Algeria e Libia hanno alcune riserve di gas naturale e petrolio, e sono già collegati in Europa da reti di gasdotti, ma le loro riserve sono noccioline rispetto a quelle russe, senza contare l’instabilità della Libia.

Solo Iran, Qatar, Iraq e Turkmenistan possiedono riserve di gas naturale che potrebbero fornire un’alternativa al gas naturale russo, e che potrebbe anche arrivare in Europa con reti di gasdotti attraverso la Turchia (vedi cartina qui sotto).
Quando il gas naturale viaggia in navi in ​​forma liquida, cioè GNL, comporta costi significativi, ed è molto difficile competere con il gas naturale venduto attraverso reti di gasdotti, come quello che i russi forniscono all’Europa.
Le riserve di gas naturale russe sono stimate in 48,7 trilioni di metri cubi, mentre quelle iraniane sono di 33,6 trilioni di metri cubi. Seguono il Qatar con 24,7 e il Turkmenistan con 17,5. L’Iraq “solo” 6,4 trilioni.

Gli americani non hanno esitato a causare gravi problemi nelle loro relazioni con Israele e l’Arabia Saudita, i loro alleati tradizionali della regione, al fine di normalizzare le loro relazioni con l’Iran (accordo sul nucleare) anche perché si tratta del Paese meglio posizionato per inviare il gas naturale verso l’Europa attraverso la sua vicina Turchia.
Ora, che cosa vuole la Russia dal Medio Oriente? L’obiettivo economico principale è quello di fermare USA e UE dal collegare l’Europa al Medio Oriente con i gasdotti. Ciò causerebbe una maggiore concorrenza nel mercato europeo dell’energia. Questa maggiore concorrenza sul mercato europeo, si tradurrebbe in una riduzione dei prezzi e dei ricavi per la Russia, e ridurrebbe anche la potenza geopolitica del gas naturale e del petrolio russi, dal momento che i paesi europei sarebbero molto meno dipendente dalla Russia per la loro sicurezza energetica.

Dal canto loro, i paesi europei otterrebbero solo vantaggi a breve termine: gli USA hanno già annunciato di volersi disimpegnare dal Medioriente (in quanto a presenza di truppe, mentre l’opera di destabilizzazione indiretta proseguirebbe) e questo aggraverebbe gli effetti destabilizzanti delle “Primavere arabe” facendo impennare i prezzi e mettendo a rischio le forniture ai Paesi europei, rendendo questi ultimi ancora più subordinati agli USA. E gettandoli nel baratro quando l’impero si ritirerà del tutto da quell’area.
L’importanza del gas naturale è in rapido aumento, in primo luogo perché le riserve di gas naturale del mondo dovrebbero durare molto più a lungo di quelli del petrolio, in secondo luogo perché il gas naturale è molto meno dannoso per l’ambiente, e la maggior parte dei Paesi stanno cercando di sostituire il petrolio con il gas naturale, e infine, come già detto, perché il gas naturale può essere utilizzato molto più efficacemente rispetto al petrolio come strumento geopolitico, quando è fornito da gasdotti e legato a contratti a lungo termine.

Pertanto, gli obiettivi geopolitici della Russia in Medio Oriente sono esattamente l’opposto di quelli americani. Ora, che cosa è che vuole la Cina dal Medio Oriente? Tre cose: sicurezza energetica, bassi prezzi dell’energia e contenere l’influenza americana.
Gli americani vogliono usare Medio Oriente per ridurre l’influenza russa in Europa, i russi vogliono proteggere i loro prezzi e le quote di mercato nei mercati europei dal petrolio del Medio Oriente e del gas naturale, nonché le basi in Siria. Iran e Iraq sono due tra i paesi più ricchi del mondo in termini di riserve di petrolio e gas naturale, e sarebbero i concorrenti naturali della Russia, se non fosse per i ripetuti atti di ostilità dell’occidente ai loro danni. La Siria non ha riserve comparabili a quelle russe, e una serie di legami storico-culturali legano Mosca e Damasco.
Inoltre Iran e Iraq sono stati molto buoni clienti del settore degli armamenti russo.

La Cina non è solo diventata il miglior cliente della regione, ma è anche riuscita a evitare di farsi nemici in zona, tenendo il suo esercito lontano dal Medioriente.
L’obiettivo cinese è quello di lavorare con tutti i paesi ricchi di gas naturale e petrolio del Medioriente, senza farsi coinvolgere militarmente, cosa che sarebbe costata miliardi di dollari, e che renderebbe inevitabili le rivalità con i paesi del Golfo.

Finché Iraq, Iran e Siria rimarranno alleati o comunque in ottimi rapporti con la Russia, gli americani non potranno utilizzare le riserve di gas naturale del Qatar per rifornire l’Europa attraverso la Turchia. Un potenziale gasdotto turco-qatariota verrebbe fermato dal “muro” geografico formato da Iran, Iraq e Siria.

il muro siro-iraniano
Con il finanziamento e il sostegno ai terroristi, la Turchia e Qatar stanno cercando di rompere questo “muro” in Siria e in Iraq e con la guerra allo Yemen (finito sotto l’influenza iraniana) i sauditi cercano di fare lo stesso con Teheran, già impegnata a difendere la Siria e che comunque non può intervenire in Yemen, per non trovarsi contro una coalizione di stati sunniti.

I ribelli in Siria e in Iraq sono finanziati anche dall’Arabia Saudita, che si sente minacciata dalla crescente influenza iraniana nella regione, dal momento che l’Iran è il suo rivale più importante del Medio Oriente.
L’obiettivo principale geoeconomico dei cinesi coincide con quello russo: inviare l’energia del Caspio e del Medioriente alla Cina, al fine di impedire che raggiunga l’Europa attraverso la Turchia. Inoltre i cinesi vogliono avere buone relazioni con la Russia, perché contano sulla Russia anche per la loro sicurezza energetica e strategica.

Per la Russia è molto meglio se i produttori mediorientali vendono ai paesi asiatici, piuttosto che a quelli europei. La Russia deve affrontare molto meno concorrenza in Europa. Inoltre la Russia ha bisogno dei paesi dell’ex Unione Sovietica e l’energia è un ottimo strumento per tenerli lontani dagli americani.
Questi ultimi, per quanto interessati a ricucire con l’Iran, hanno tutto l’interesse a destabilizzare la Siria, e a mantenere instabili e debole l’Iraq. Ovviamente, hanno anche tutto l’interesse a incrementare la tensione fra Turchia e sauditi da una parte, e la Russia dall’altra, nonché a colpire quest’ultima con la guerra delle tariffe petrolifere, che però sta danneggiando più i sauditi e i produttori americani di petrolio di scisto, che la Russia, grazie al mega-accordo pluridecennale per grosse forniture di petrolio e gas alla Cina di cui si è a lungo parlato.

Gli interessi a breve termine europei possono pure coincidere con quelli americani, ma con quelli a medio-lungo termine vanno in direzione opposta.
L’idea alla base dell’Europa a guida tedesca, e cioè di poter essere un gigante economico pur restando un nano geopolitico, si è rivelata altamente illusoria.

Massimiliano Greco