Soldati eritrei presso Badme, la città eritrea occupata dalle truppe etiopiche.

La notizia, se dovesse essere davvero confermata e soprattutto ricevere un reale seguito, potrebbe tranquillamente segnare la svolta nei rapporti fra i due importanti paesi africani e ancor più costituire un segnale fondamentale di pace e stabilità per l’intero Continente africano. Con un annuncio imprevisto, che sblocca una situazione di stallo praticamente ventennale, l’Etiopia ha infatti annunciato poche ore fa di voler accettare ed applicare, completamente e senza obiezioni, tutti i termini previsti dagli Accordi di Algeri del 2000 a termine del conflitto che era avvenuto con l’Eritrea nel biennio 1998-2000.

Fino a questo momento l’Etiopia, infatti, non aveva accettato un solo punto fra quelli previsti dagli Accordi di Algeri, risultando pertanto del tutto inadempiente ed approfittando in tal senso del sostegno spesso neppur troppo tacito di Stati Uniti ed Unione Europea. I confini che erano stati definiti dalla Commissione ONU al termine del conflitto del 1998-2000 non erano infatti mai stati riconosciuti e graditi dalle autorità etiopiche, e addirittura l’Etiopia non aveva neanche ritirato le sue truppe nei territori eritrei di confine che continuava ad occupare, e dai quali continuava addirittura a sferrare di tanto in tanto nuovi attacchi fortunatamente sempre respinti dalle truppe eritree.

Uno dei principali nodi da sciogliere era costituito dalla città eritrea di Badme, dove le truppe etiopiche erano e sono tuttora ammassate in grande continuità, in violazione degli accordi internazionali. Ma la nuova decisione del governo etiopico, tesa a ridurre le tensioni con l’Eritrea che da questa contrapposizione è uscita sempre vincitrice, potrebbe davvero segnare un punto di svolta. Un altro importante segnale d’apertura è stato infatti anche il contemporaneo annuncio del governo etiopico di voler aprire le sue imprese di Stato agli investimenti privati stranieri.

D’altro canto, anche se in Etiopia il Parlamento è egemonizzato da un unico movimento, il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray nel frattempo trasformatosi in Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiopico, negli ultimi mesi ci sono stati comunque dei significativi cambiamenti. Dall’inizio di aprile, infatti, il primo ministro è un uomo nuovo, Abiy Ahmed, appartenente alla minoranza più emarginata del paese e ritenuto da tutti un riformista intenzionato a sovvertire certi equilibri di potere ormai storici dentro il paese. A dimostrazione di ciò, qualche giorno fa Ahmed aveva annunciato anche la sua intenzione di sospendere lo stato d’emergenza che era stato dichiarato dal suo predecessore dopo le proteste che nel paese erano scoppiate contro il governo.

La notizia di voler accettare ed applicare in toto gli Accordi di Algeri è stata riportata dal quotidiano etiopico “The Reporter”, che ha pubblicato un comunicato diramato proprio dal Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiopico (EPRDF). La speranza, adesso, è che venga meno l’occupazione etiopica di Badme e tutto ciò che finora ne è derivato, compresi gli scontri periodici con le truppe eritree, l’ultimo dei quali risale al 2016.

Fino ad oggi l’Etiopia s’era rifiutata di riconoscere tali Accordi soprattutto a causa dell’atteggiamento ostruzionista e non costruttivo del vecchio premier Meles Zenawi, morto due anni fa, che con la sua politica di scontro con l’Eritrea aveva dato vita a quella che veniva definita come una situazione di “né guerra né pace”, con nefaste conseguenze anche per l’Eritrea. Infatti, vivendo costantemente sotto la minaccia di un attacco, l’Eritrea ha dovuto destinare alla difesa importantissime risorse che si volevano dedicare ad altri settori, prolungare almeno per un certo periodo della sua storia la leva militare e vivere oltretutto persino un aumento del tasso d’emigrazione. Tale situazione, assolutamente innaturale ed inaccettabile, forse ora potrà davvero venir meno.

Con l’accettazione e l’applicazione di tutti i termini dell’Accordo di Algeri, l’Etiopia dovrà dunque ritirare ogni suo soldato dalle zone che la Commissione aveva assegnato all’Eritrea. Quest’ultima, dal canto suo, ha sempre affermato di non covare nei confronti dell’Etiopia nessuna intenzione ostativa e, al contrario, d’essere pronta a riprendere con le autorità etiopiche un dialogo costruttivo e produttivo per entrambe le parti, non appena gli Accordi di Algeri saranno divenuti realtà con la loro piena, totale ed irreversibile applicazione.