
Agenzia Nova il giorno 2 gennaio 2018 segnala che il governo dell’Etiopia ha concesso l’amnistia a 530 detenuti in vista del Natale ortodosso che si festeggerà il prossimo 7 gennaio. Lo scorso 20 luglio 2018 il parlamento etiopico aveva approvato la legge di amnistia nei confronti di tutti gli indagati per tradimento, crimine contro l’ordine costituzionale e lotta armata.
Dall’aprile scorso il 42enne premier etiopico ha già disposto il rilascio di migliaia di prigionieri, inclusi politici e giornalisti e avviato una serie di coraggiose riforme economiche che puntano a una parziale liberalizzazione economica del paese, che ha registrato nel 2018 un tasso di crescita del PIL del 7.5 per cento ma che continua ad essere attanagliato dalla povertà. In un mondo dove autocrati e populisti continuano a guadagnare terreno, questo giovane premier etiopico in pochi mesi è riuscito a fare grandi cose. Bisogna restare prudenti, ma l’evoluzione in corso appare davvero incoraggiante considerata anche la situazione dei conflitti etnici che ancora attraversano l’Etiopia e che la stavano facendo sprofondare nell’anarchia e nella violenza. Dopo 15 anni in Etiopia non ci sono più prigionieri politici e giornalisti in carcere. Una rondine non fa primavera, ma vedere questi miti e umili uccelli sorvolare anche sui tetti di Asmara sarebbe un altro bel regalo natalizio.
La pacificazione dell’area contribuirà sicuramente nel medio-lungo periodo ad arrestare i migranti che fuggono dall’Eritrea per ragioni economiche e per sottrarsi al servizio militare illimitato. Tuttavia, nel breve periodo, l’effetto principale è stato quello di “aprire i rubinetti” e l’apertura del confine tra Eritrea ed Etiopia ha causato un notevole incremento del numero di eritrei che arrivano in Etiopia. E’ comunque altrettanto evidente che la crescita e lo sviluppo economico dei due paesi, da sempre strettamente correlati tra loro, dipenderà anche dagli approcci al Mar Rosso e dal significato geostrategico di quest’area che vorranno dare nei prossimi mesi attori come Stati Uniti, Europa, Cina, Golfo Persico, Arabia Saudita e, perché no, Italia. Anche il nostro Ministero degli esteri ha ben compreso la strategicità di questa regione e sta fattivamente operando per agevolare le iniziative d’investimento delle nostre imprese in Eritrea.
Le rondini sono state utilizzate da Pasolini quale simbolo dell’umile Italia nella sua raccolta poetica “Le ceneri di Gramsci”. Speriamo che queste rondini, planando sul pelo dell’acqua, non rischino di affogare…e continuino a volare sul cielo di Asmara e di Addis Abeba annunciando la luce di un nuovo mattino, anziché le luci del tramonto di un giorno ormai trascorso