La Copa Libertadores e il suo calendario possono essere ritenuti un po’ lo specchio del modo di vivere dei latino-americani; tra una siesta e l’altra ci si ricorda della coppa continentale per i club più importanti da Tijuana a Ushuaia e allora improvvisamente si torna a fare sul serio.

Dopo oltre un mese in mezzo vanno in scena le semifinali tra River Plate e Guaranì e tra Internacional e Tigres. Argentini e brasiliani favoriti ma occhio ai messicani considerati un po’ come la Grecia ad Euro2004, col passare dei turni la gente si è accorta che ci sono anche loro e adesso sono diventati temibili.

La prima semifinale disputata è quella tra River Plate e Guaranì.
E’ un monologo del River sin dall’inizio ma i paraguaiani si chiudono bene nel primo tempo e concedono pochissimo ai padroni di casa che trovano molti sbocchi da destra dove però Carlos Sanchez commette parecchi errori soprattutto tecnici. All’intervallo però El Muñeco Gallardo risistema le cose azzeccando tutto, probabilmente non solo nei cambi ma anche nelle direttive impartite alla squadra. Ha già capito che per il Guaranì lo 0-0 è oro colato, mai un contropiede, mai una manovra, niente.

Allora toglie Lucho González, impalpabile, e inserisce el Pity Martínez che sulla sinistra giocherà molto avanti, all’altezza di Mora e Alario. Sull’altra fascia invece incentiva Mercado a spingere di più e a Carlos Sanchez una tiratina d’orecchie deve avergliela data. L’ultimo accorgimento riguarda Kranevitter che nel primo tempo ha sofferto almeno quanto le due punte i pochi spazi lasciati dagli avversari. Nella ripresa lo vediamo più tranquillo, giocare quasi alla De Rossi nella Roma di Luis Enrique, andando a prendere la palla sulla linea dei difensori e, invece di verticalizzare, cercava molto di più gli esterni favorendo le salite di Vangioni e Mercado. E’ un River che deve aver pazienza.

Così è infatti, manovre avvolgenti e azioni gol che cominciano a fioccare e in tredici minuti, tra il 59′ e il 72′, Mercado e Mora chiudono la pratica di andata e forse anche quella di ritorno. Il gol di Mora è un capolavoro, dal vertice destro dell’area di rigore disegna una parabola che supera l’immobile Aguilar e cade in rete accarezzando la traversa. Cercatelo su youtube per rendervi conto ancora meglio. Unica nota negativa il giallo a Ponzio che gli costerà il ritorno ma se il Guaranì è questo possiamo tranquillamente considerarla una fortuna dato che giocherebbe senz’altro l’eventuale e probabile finale.

Se in una semifinale i protagonisti sono stati Gallardo e Mora, in quella tra Internacional e Tigres le stelle che brillano sono quelle di D’Alessandro e Valdivia e non poteva essere altrimenti.
Pronti, via e al 9′ siamo già 2-0 per i brasiliani.
Al quarto minuto D’Alessandro è lesto a recuperare una palla resa vagante da un tocco di Nilmar che intercetta uno sciagurato retropassaggio di Arevalo Rios: tiro dal limite e palla sul palo più lontano, 1-0.
Cinque minuti più tardi invece Valdivia conferma il suo momento di grazia e da sinistra disegna una parabola imprendibile per Guzman.

Malgrado l’inizio shock i messicani giocano a viso aperto esponendosi molto ma la tattica paga e al 23′ un cross da sinistra di Sobis trova Ayala che da posizione centrale colpisce di testa riaprendo i conti. Aranguiz si mantiene sui livelli espressi in nazionale mentre davanti Lisandro Lopez e Nilmar non sembrano proprio in giornata, come tra l’altro non lo è Gignac nell’altra metà campo.

La partita scorre con un leggero predominio nel possesso palla per i brasiliani che diventa netto quando nella ripresa Ayala si becca il secondo giallo e lascia il Tigres in dieci.
Mezz’ora di sofferenza con Gignac e Sobis costretti al cambio per garantire maggiore copertura e l’azione ha gli effetti sperati costringendo l’Internacional ha una trasferta di fuoco il 23 luglio all’Estadio Universitario. I messicani sono sempre più in formato Grecia 2004…

Roberto Balio