Libia: Macron Haftar Serraj
Macron, Haftar e Serraj in una foto di repertorio.

Secondo quanto riferito dall’Associated Press, all’incontro organizzato a Parigi dall’Eliseo i rappresentanti delle varie parti libiche avrebbero concordato sul tenere le prossime elezioni presidenziali il 10 dicembre di quest’anno. L’accordo tuttavia sarebbe molto aleatorio giacché secondo altre fonti nessuno avrebbe realmente firmato, godendo invece solo di un’approvazione “informale”. La conferma sarebbe stata data dallo stesso Emmanuel Macron, al termine dell’incontro. Prima del suo inizio, il Presidente francese aveva elogiato l’Italia per il suo impegno “esemplare” per la Libia, menzionando pure “l’importante crisi migratoria” di cui è destinatario proprio il nostro paese.

In sostanza, si tratta dell’ennesimo accordo (neppure firmato) su carta straccia, utile non tanto a ricercare o a garantire un equilibrio fra le parti libiche, quanto piuttosto a consentire una maggiore presa del governo di Parigi sul paese nordafricano. L’Italia, in questa situazione, ha perso sin dal 2011 tutta la sua influenza sulle sorti libiche, accodandosi a quella “comunità internazionale” che ostinatamente sostiene un governo, quello di al-Serraj, la cui autorità abbraccia solo Tripoli e poco più. Una scelta che Parigi, che pure alla “comunità internazionale” fa appello ogni qual volta le convenga, ha invece preferito non fare, non ritenendola comprensibilmente affine ai propri interessi. Infatti Macron sostiene il governo di Tobruk, dove l’uomo forte è Haftar e che viene appoggiato anche da Russia ed Egitto.

Le rivalità fra i due governi sono ben note, con gli uomini di Haftar che hanno più volte attaccato le forze tripoline e le milizie, pagate dal nostro paese, che avrebbero dovuto calmierare le partenze di clandestini verso l’Italia e lungo la rotta mediterranea. Anche tale atteggiamento, com’è intuibile, è stato di fatto avallato dalla Francia, che pure al tempo stesso dà una pacca sulla spalla al nostro paese esprimendogli una poco credibile solidarietà in merito al problema migratorio di cui è destinataria.

In ogni caso, stando almeno ai pronostici, il favorito alle prossime presidenziali sarà Haftar, in una contesa dove tuttavia spiccherà anche il figlio di Muammar Gheddafi, Saif. Contro quest’ultimo, in ogni caso, è prevedibile che vi sarà un vero e proprio fuoco incrociato. I tempi per un pur parziale ritorno ad un passato che molti libici rimpiangono, probabilmente, sono ancora prematuri.