Sale la tensione tra i pentastellati umbri dopo la mano tesa da Luigi Di Maio al Pd per un “patto civico” in vista delle regionali del 27 ottobre. A distanza di appena qualche mese dallo scandalo giudiziario che ha travolto i “dem” e il governatore Marini, emerso anche per l’azione politico-giudiziaria di denuncia del M5s, e a pochissimi giorni dal termine ultimo per la presentazione delle firme, nella chat dei portavoce umbri, visionata dall’Adnkronos, c’è maretta e si fa largo addirittura l’idea di dimissioni in massa di tutti gli eletti, lanciata senatore Stefano Lucidi.

Il malumore è diffuso tra i portavoce di tutti i livelli: nazionali, regionali e comunali. “Quindi ci facciamo usare per i loro ca…, scrive la deputata Tiziana Ciprini riferendosi alla trattativa con il Pd, avanti tutta che dal 27 torniamo allo zero virgola”. Parole dure all’indirizzo di Andrea Fora, il nome civico scelto dal Pd prima di aprire il dialogo con i grillini.

“E’ stato scelto a tavolino, sbotta il deputato Filippo Gallinella, senza condivisione ed essendo vicino agli ambienti cattolici pensano che possa portare via qualche voto al centro. L’hanno scelto Verini e la Sereni…e ho detto tutto”.

Il consigliere comunale (di Corciano) Ripepi denuncia senza giri di parole il mancato coinvolgimento dei portavoce nelle scelte dei vertici: “Mi fa specie, scrive, che quattro parlamentari ed oggi un sottosegretario umbri non hanno accesso alle informazioni e non possono nemmeno chiederne ed avvicinarsi a Di Maio. A 9 giorni dalla consegna firme. Ma che roba è questa? Dove siamo finiti?”.

Smottamenti che fanno ancora più rumore a poche ore dalla consultazione sul web. Gli iscritti del M5s, abilitati al voto sulla piattaforma Rousseau, proprio domani saranno chiamati a votare sul “patto civico per l’Umbria” con il Pd. In caso di accoglimento di tale proposta, “dovrà essere individuato il candidato a cui attribuire le facoltà che il Codice Etico del MoVimento 5 Stelle attribuisce al candidato presidente della regione”.