“Ne approfittiamo per dare una notizia all’Italia che a me riempie di orgoglio: abbiamo individuato Lino Banfi perché rappresenti l’Italia nella commissione italiana per l’Unesco. Abbiamo fatto Lino Banfi patrimonio dell’Unesco”. Ad annunciare l’importante incarico attribuito al popolare attore pugliese è stato il vicepremier Luigi Di Maio all’evento del M5s sul reddito di cittadinanza che si è svolto a Roma.

“I rappresentanti all’Unesco si sono fatti con persone che si sono laureate, che conoscevano la geografia, le lingue, io voglio portare il sorriso ovunque, anche nei posti seri”, ha commentato Banfi, sul palco con Di Maio.

“Oltre all’incarico che mi è stato conferito volevo essere qui perché Conte è corregionale mio, è romanista come me, ed è presidente del Consiglio. Quando mi hanno chiamato ho detto ‘che c’entro io con la Cultura?’, ha aggiunto l’attore prima di raccontare un aneddoto sul leader M5s: “Questo “raghezzo”, è bene che si sappia, mi volle conoscere già prima delle elezioni. Mi si presentò il giorno del mio compleanno a luglio, in una orecchietteria con un mazzetto di fiori. Potrebbe essere mio nipote come età, ma lui quando parla da solo ha 32 anni, quando parla con Conte e Salvini sembra ne abbia 55, e non ho capito perché lo fa. A me Di Maio disse ‘non me ne frega niente per chi voti, ma io ti devo questo tributo, perché hai fatto sorridere tre generazioni’”.

Di Maio ha precisato che Banfi andrà a sostituire Folco Quilici, mancato il 24 febbraio 2018, nel ruolo di referente per la comunicazione. Il suo ruolo “non sarà dunque quello di Rappresentante dell’Unesco, ma di membro della Commissione nominato dallo stesso ministero dello Sviluppo economico. E’ stato invece confermato come membro del Consiglio direttivo e membro dell’Assemblea il professore Francesco Buranelli”. Precisazione volutamente ignorata dalla sedicente nobiltà politica assiepata nel centro-sinistra italiano che sta impartendo lezioni di (presunta) meritocrazia.

Ironico il commento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in diretta Facebook: “Di Maio ha annunciato Lino Banfi ambasciatore dell’Italia all’Unesco. Va bene, e Jerri Calà, Renato Pozzetto e Umberto Smaila? Apriamo questo dibattito. Scherzi a parte, l’Italia è così bella che chiunque può difenderla e valorizzarla”, ha continuato Salvini.

La nomina di Lino Banfi che sta facendo sputare veleno a decine di giovani leccaculo impomatati, è uno schiaffo a un intellettualismo italiano inconcludente e poco credibile, come i partiti di riferimento, usciti devastati dalle elezioni dello scorso 4 marzo.

Un ceto di sapientoni da salotto, capaci di parlare unicamente a se stessi, arroganti, evanescenti, scollati dalle classi popolari, convinti di poter emettere giudizi su tutto e su tutti e di poter decidere insindacabilmente quali siano i voti buoni e quali quelli cattivi.

Un mondo triste, paranoico e terribilmente noioso che a differenza di Banfi, non fa nemmeno sorridere, destinato a sprofondare tra non molto nel meritato oblio, tra sbadigli e pernacchie.