Ieri il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alla delibera sulla missione di supporto alla Guardia Costiera libica.

“Quello che abbiamo approvato è né più né meno quanto richiesto dal governo di Tripoli”, ha specificato il premier Gentiloni, aggiungendo che si tratta di un “passo in avanti nel contributo italiano alla capacità delle autorità libiche di condurre la loro iniziativa contro gli scafisti e di rafforzare la loro capacità di controllo delle frontiere e del territorio nazionale. È un pezzo di percorso della stabilizzazione della Libia a cui l’Italia sente il dovere di parteciparvi”. Questa missione avrà importanti effetti anche per l’Italia, anche perché “può dare un contributo molto rilevante non solo al contrasto dei mercanti di esseri umani ma per governare i flussi migratori”.

Il comando della nuova missione italiana di sostegno alla Libia (quella di Serraj, e non di Haftar) sarà affidato ad un ammiraglio a bordo di una FREMM, una delle più sofisticate fregate di cui si è da poco dotata la nostra Marina Militare. Secondo il governo sarà un dispositivo “importante”, composto da quattro o cinque navi, altrettanti aerei, forse persino un sottomarino, droni e diverse centinaia di militari, pare per il momento non meno di 700.

Il Consiglio dei Ministri varerà il provvedimento con i dettagli dell’operazione, che poi, martedì, sarà sottoposto al Parlamento: a quel punto dovrebbe essere la Conferenza dei Capigruppo a decidere quale iter seguire, ovvero se passare attraverso le Commissioni o attraverso le Camere. Al Ministero della Difesa si stanno definendo ancora gli ultimi punti, come le regole d’ingaggio, la catena di comando (non è ancora del tutto chiaro a chi dovrebbero rispondere le navi italiane), il trattamento dei migranti eventualmente “respinti”, ed infine le misure a tutela dei nostri militari.

Quello che per il momento si sa è che almeno in parte se non del tutto verranno impiegati gli assetti dell’operazione Mare Sicuro, una missione nazionale avviata nel marzo 2015 con compiti di sorveglianza e sicurezza marittima “in seguito all’aggravarsi della minaccia terroristica”. Mare Sicuro opera in un’area di circa 160.000 chilometri quadrati, nel Mediterraneo centrale e a ridosso delle coste libiche. Vi partecipano attualmente cinque navi, cinque aerei, elicotteri, un paio di sommergibili e circa 700 militari. Si tratta di un dispositivo comandato da una Fregata europea multi missione (attualmente la FREMM Margottini, che però verrà presto rimpiazzata dall’Alpino per normale turnazione) composto da un’altra fregata e alcuni pattugliatori, ma che potrebbe essere integrato con altri assetti che il governo e i vertici militari considerano particolarmente utili per il contrasto ai trafficanti, come per esempio alcuni droni o la nave-spia Elettra, che è in grado di raccogliere informazioni intercettando segnali radar e radio.

Della missione libica faranno parte anche uomini del COMSUBIN, le forze speciali della Marina. Nel porto di Tripoli, inoltre, è già presente un pattugliatore della Guardia di Finanza che fornisce assistenza e addestramento agli equipaggi delle motovedette che l’Italia ha ceduto alla Guardia Costiera libica, mentre un’altra nave della Marina è alla fonda a Misurata, dove un contingente italiano gestisce e fornisce sicurezza a un ospedale da campo in cui vengono curati i combattenti libici feriti negli scontri contro l’ISIS.

Nel frattempo il Presidente francese Macron, che sugli affari africani non intende restare inoperoso, ha proposto un vertice a quattro Francia-Italia-Germania-Spagna per fine agosto. Si sa già che la riunione prevederà anche a una sessione a parte dedicata a Ciad e Niger, ufficialmente per affrontare il tema migratorio, ma in realtà con ben altre finalità, visto che con le autorità di questi due paesi l’Eliseo sta ingaggiando da tempo un duro braccio di ferro (il Ciad, addirittura, minaccia di voler abbattere il Franco CFA, strumento di controllo monetario della Francia sulle sue ex colonie africane).

 

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Nato a Pisa nel 1983. Direttore Editoriale de l'Opinione Pubblica. Esperto di politica internazionale e autore di numerosi saggi.