Tre sorelle: Sachi, Yoshino e Chika, vivono insieme nella cittadina giapponese di Kamakura, il padre le ha lasciate ormai da anni, loro però hanno lottato per costruirsi il proprio avvenire con le loro forze. Non tutto ciò che vivono le soddisfa e, a tratti, ricordano ancora la dolcezza perduta di quando vivevano tutte insieme come famiglia.
In occasione della morte del padre le tre sorelle scoprono di avere un’altra sorellina, nata dalla relazione del padre con un’altra donna. Poste di fronte al dolore di quest’ultima ragazza, Suzu, le tre sorelle decidono di chiederle di venire con loro.
Le tre sorelle sono molto diverse tra di loro, la maggiore è rigida, soffre non solo per il fatto di essere stata quasi dimenticata dal proprio padre ma anche perché non riesce ad avere una reale guida per il proprio futuro. Servirà una bevuta collettiva di liquore alle prugne a rivelare i sentimenti delle tre. Quel liquore prodotto da un pruno presente nel giardino di quella casa dove le tre sorelle vivono. Un pruno ormai non più giovane, un liquore che può avere sapori diversi anche a seconda di colui che lo beve.
Liquore e albero che rappresentano un legame fattuale della famiglia. Famiglia attraverso la quale Suzu ritrova nuove speranze per il futuro.
Il grande merito di questa pellicola è quella di sapersi occupare con grande maestria del vero significato del Perdono. Un film che sa allietare i cuori e che piacerà sicuramente a tutti coloro che vengono definiti Otaku, come sono definiti tutti coloro che amano tanto la terra del sol levante, pur vivendo altrove.
In questo film buona parte delle scene si svolge in luoghi chiusi e perlopiù in contesti quali ristoranti e pranzi. Insomma tra svariate pietanze di pesce le sorelle ricordano il proprio passato e vivono il presente con speranza, ma anche subendo le scelte delle altre. Come accadrà nel caso della sorella maggiore Sachi, la quale vivrà una storia d’amore che turbolenta e complicata per svariate ragioni. In un contesto a volte dimenticato dalle narrazioni in voga di un Giappone della periferia, spesso composta di diverse realtà suburbane, come quella di questo film, dove permangono tradizioni cultuali millenarie. Tradizioni che sono ancora vissute e che ben poco hanno in comune con il chiasso e l’inquinamento delle città e delle megalopoli giapponesi.
Insomma il Giappone che è tanto vagheggiato da diverse persone in occidente vive ancora e lo si può vedere bene in questo dolcissimo film. Per tutte le persone che amano la cucina giapponese è davvero bello da vedere, ben più completo di un libro come “Kitchen” di Banana Yoshimoto. Ma che rappresenta anche la visione dolce e femminile della famiglia alla quale non siamo più abituati e che mette in grandissimo risalto quella femminilità delle donne giapponesi, casta e incantevole, ma in grado di affascinare anche gli uomini occidentali.
Dario Daniele Raffo