In miei precedenti articoli ho presentato al lettore italiano una Scandinavia diversa da quella che esce dall’iconografia dei film di Bergman o dai personaggi di Astrid Lindgren tipo “Pippi calze lunghe” o “Emil di Lönneberga”. L’immaginario collettivo di una penisola dove la neutralità e l’amore per la natura unita ad un infinita accoglienza, magari fredda nei sentimenti ma pur sempre accoglienza, è andato in frantumi giorno dopo giorno, da quella fredda notte di febbraio del 1986 con l’assassinio impunito di Olaf Palme nel centro di Stoccolma.(1)
Questa accoglienza è diventata calda, quasi come quella che hanno riservato gli holigans ucraini, Pravj sektor teleguidati, ai russi di Odessa ed a quelli di Kharkov a maggio del 2014 come ho descritto nei particolari nel mio libro Antimaidan.
Il 29 gennaio 2016, la stazione centrale di Stoccolma è stata assaltata da 200 supporters della AIK e del Djurgården, due delle principali squadre della città, che invece di darsele tra di loro come normalmente succede, erano unite da un fraterno gemellaggio nella caccia ai “Blatta” (scarafaggi) come vengono indicati gli stranieri di pelle scura. A farne le spese, in primis, i nuovi migranti ma in generale tutti i poveretti che avevano dei tratti non scandinavi sul viso. La polizia è intervenuta come poteva, ma sia per limiti addestrativi (non vengono fatti corsi di difesa personale nelle polizia svedese), sia per la determinazione degli assalitori, diversi agenti sono stati ricoverati per contusioni varie, andando a far compagnia al pronto soccorso a diverse persone “svedesi non etniche” o migranti. Pensare che questo gemellaggio tra due tifoserie tradizionalmente antagoniste sia frutto di un sciovinismo occasionale, significa non cogliere le nuove tecniche di destabilizzazione sociale portate avanti dal nazismo europeo sul libro paga CIA.
Come ho più volte affermato in molti miei scritti, Maidan è stato un laboratorio di formazione per il crescente movimento nazi-sciovinista europeo, manovalanza spiccia della Nato in Europa. L’unione nell’azione violenta di due tifoserie contrapposte, guidate da elementi di raccordo con un movimento nazista locale, è un modello di caos organizzato che si presta bene al panorama europeo. In Svezia poi vanta una partecipazione alla guerra in est ucraina di un folto numero di nazisti che hanno preso servizio in maggioranza nel battaglione Azov sotto il comando di Andrej Biljeski, attivista del movimento “White Power” che ha come dichiarato scopo di creare in Ucraina, il primo stato “bianco”, “senza culi neri”.
L’idea è piaciuta tanto a scandinavi come il nazista Mikael Skilt, un passato di sniper nel battaglione Norrland e con precedenti penali per disordini durante eventi calcistici. Ha ucciso russi, spesso inermi come a Mariupoli il 9 maggio, con piacere nell’idea di vendicare la sconfitta della Svezia a Poltava 1709, dove i Russi piegarono l’imperialismo svedese. Per un osservatore attento, vedere come il virus del nazismo si sta propagando nel Nord Europa, non si possono tacere i collegamenti temporali e di metodo con i fatti in Est Ucraina. Basta andare alla presentazione dei fatti di Stoccolma da parte del sito nazista scandinavo NordFront per averne conferma.(2)
Si parla di una classe politica “senza midollo” che non fa niente per fermare le ondate di migranti che arrivano giornalmente nei paesi del nord. Certo non arrivano a dire che questi disperati sono frutto di 4 guerre statunitensi, partendo dall’Afghanistan per finire in Siria. Il nemico, per loro, è la Russia di Putin e quindi gli Usa sono l’amico lontano. Come l’amico vicino è l’apparato militare politico scandinavo che ha chiuso tutti e due gli occhi su elementi della sua riserva che hanno combattuto in Donbass e solo in rari casi li hanno espulsi dopo pressioni dell’ambasciata russa. Per non parlare dei Rasmussen e Stoltenberg: entrambi hanno ricoperto l’incarico di segretario della Nato e che hanno fatto a gara a chi mandava il messaggio più anti russo, suportando a 360 gradi l’Ucraina e le sue componenti che s’inspirano apertamente al nazismo.
Chiaramente, questi elementi scandinavi tornando a casa sono visti come leader, riportano esperienze, vissuti storici che vengono rapidamente scimmiottati dai neonazisti locali, allora il voyeurismo guerriero di questi baldi giovani si scarica su quello che è più a portata di mano: i migranti. In un mio precedente articolo ho preso le distanze dal “buonismo” dell’accoglienza a tutti i costi, principalmente per motivi politici (perché dobbiamo subire gli effetti collaterali di guerre americane?) e per motivi economico-sociali. Ma non per questo si può accettare lo squadrismo contro gente che nel bene e nel male cerca di sopravvivere ad eventi storici fomentati dall’esterno. Chiedere agli adoratori della croce uncinata di fare e capire questi ragionamenti è quasi un atto contro natura. Hanno bisogno di un rassicurante messaggio, secondo cui il più forte è nel giusto a prescindere, messaggio facile ben digeribile in un ambiente culturale protestante dove colui che ha successo è il prescelto da Dio, la sintesi e “il destino manifesto”.
Ma sarebbe ingiusto limitare il mio excursus solo alla Svezia. In questi giorni, in Finlandia sta letteralmente esplodendo in quanto a numero di adepti, il gruppo Guerrieri di Odino. Sono dei vigilantes che pattugliano le strade per impedire che i migranti infastidiscano la quiete pubblica. Il “look” di questi bravi ragazzi, non è dei più rassicuranti e pur se il suo fondatore Mika Ranta dichiara che il suo movimento non si ispira al nazismo, viene contraddetto dalla sua fedina penale macchiata di una condanna per violenze di natura politica legata al suo passato nazista. In una bella indagine giornalistica del Mail on line(3), si evincono diversi elementi che ci fanno ricollegare alla metodologia “maidanista”. Qualcuno ricorderà le interviste su Corriere e Repubblica di elementi di Pravy Sektor che giuravano e spergiuravano al giornalista di non essere nazisti ed intanto sulle fotografie d’inquadramento generale dei rivoltosi, uscivano fuori croci uncinate, gente che salutava gridando “Sieg Hail” ed amenità del genere che creavano una sindrome bipolare giornalistica nel redattore di turno.
Vai a spiegare a questi ragazzoni ugrofinnici che etnicamente hanno più da spartire con un migrante turcomanno che viene dalla Siria dilaniata della guerra. I vichinghi erano soliti depredare le coste finniche nonché baltiche in cerca di schiavi, ma si sa la storia è una materia complicata ed a volte difficile da digerire.
(1)https://www.conflittiestrategie.it/%EF%80%ADla-bomba-orologeria-svedese-e-innescata-da-tempo-di-max-bonelli
(2)https://www.nordfront.se/huliganer-spoar-kriminella-invandrare-i-centrala-stockholm.smr
(3)https://www.dailymail.co.uk/news/article-3426685/Nazi-daggers-SS-hats-hangman-s-noose-night-patrol-Soldiers-Odin-neo-Nazi-led-vigilantes-vowing-Europe-s-women-safe-migrant-sex-attacks.html