Per oltre due anni, la Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC) è ufficialmente rimasta nel novero dei pochi Paesi al mondo a non essere stato toccato dalla pandemia di Covid-19. Il governo di Pyongyang aveva infatti disposto la chiusura di tutte le frontiere del Paese poco dopo l’emergere dei primi casi del virus in Cina, ed in tal modo aveva evitato il propagarsi dell’epidemia dal Paese confinante.
In questo stesso arco di tempo, i media occidentali ci hanno riempito di false informazioni sullo stato dei fatti nella parte settentrionale della penisola coreana. Nonostante il Paese fosse inaccessibile dall’esterno, le solite fonti della propaganda anti-coreana giuravano di avere elementi per affermare che nel Paese fosse in corso una grave crisi sanitaria, accusando il governo di insabbiamento senza presentare uno straccio di prova.
Se così fosse stato, il governo di Pyongyang non avrebbe avuto nessun interesse ad annunciare, lo scorso 13 maggio, la presenza di ben 350.000 casi positivi al Covid-19. Da allora, le autorità di Pyongyang hanno quotidianamente aggiornato i dati ufficiali, che nel momento in cui scriviamo hanno superato i 3,7 milioni di casi positivi con appena 70 decessi accertati. Questo dimostra come il governo nordcoreano sia sempre stato trasparente sulla questione pandemica, e non abbia avuto problemi ad ammettere la presenza del virus nel Paese. Coloro che affermano il contrario, del resto, ignorano come Pyongyang avrebbe avuto tutto l’interesse a dichiarare la presenza del virus tempo fa, al fine di chiedere un’alleviamento delle sanzioni criminali alle quali viene sottoposta.
Al contrario di quanto dichiarato dai media anti-coreani, questo fa capire come le misure prese da Pyongyang per contenere la pandemia siano state fortemente efficaci nei due anni passati. È probabile, infatti, che il virus sia arrivato nel Paese solamente in seguito alle recenti e pur prudenti riaperture dei traffici commerciali con la Cina. Inoltre, i numeri ufficiali dimostrano come la risposta della sanità nordcoreana all’emergenza sia stata fortemente positiva, con appena 70 decessi a fronte di milioni di contagi.
Immediatamente dopo l’inizio dell’emergenza, Kim Jong Un ha tenuto una serie di importanti riunioni con i massimi esponenti del Partito del Lavoro di Corea, al fine di analizzare la situazione e discutere l’applicazione della politica di prevenzione immediata dell’epidemia. Il leader nordcoreano ha formulato una dura autocritica, sottolineando “l’immaturità nella capacità dello Stato di far fronte alla crisi, rivelata sin dal primo periodo di prova nella prevenzione dell’epidemia che ci troviamo di fronte per la prima volta dalla costruzione dello Stato, e l’atteggiamento non positivo, la lentezza e la non attività dei principali funzionari dello Stato”. Nonostante l’assenza del virus sul proprio territorio, infatti, la Corea aveva lavorato al fine di preparare tutte le misure necessarie per affrontare un’eventuale emergenza, basandosi anche sulle esperienze di altri Paesi.
Allo stesso tempo, Kim Jong Un ha esortato le autorità competenti a prendere i provvedimenti necessari per fronteggiare l’emergenza in maniera adeguata. Il leader ha sottolineato “la necessità di concentrare gli sforzi sulla prevenzione della diffusione dell’epidemia e sulla cura per la presente situazione di prevenzione dell’epidemia”, ma ha anche incoraggiato a “portare avanti i preparativi materiali e tecnologici per far fronte alle minacce e alle sfide future in modo completo, correggere i difetti, le carenze e i punti vulnerabili recentemente rivelati, rafforzare i sistemi sanitari e di prevenzione delle epidemie in modo da rendere la crisi sanitaria che stiamo affrontando attualmente un’opportunità per accelerare lo sviluppo della capacità statale di prevenzione delle epidemie”.
La risolutezza con la quale Kim Jong Un e il Partito del Lavoro hanno affrontato l’emergenza, senza risparmiare critiche ai punti deboli del sistema anti-epidemico nordcoreano, hanno permesso di lanciare una campagna per risolvere le criticità ed operare un balzo in avanti dal punto di vista organizzativo, scientifico e tecnologico, come dimostrano gli ultimi sviluppi: “Il settore anti-epidemico di emergenza centrale della RPDC sta concentrando gli sforzi per porre il lavoro anti-epidemico su base scientifica e specializzata”, si legge su un articolo pubblicato oggi dall’agenzia KCNA. Il piano attualmente in atto prevede che non solo gli operatori sanitari, ma anche gli studenti in ambito medico ed infermieristico, vengano formati adeguatamente per partecipare alla risposta anti-pandemica del Paese.
“Gli organi di sanità pubblica di ogni provincia, città e contea stanno approfondendo discussioni e ricerche collettive per introdurre razionalmente linee guida e istruzioni terapeutiche adatte alle condizioni specifiche a contatto con gli ospedali centrali sulla base della valutazione delle esperienze cliniche fatte nel corso del trattamento dei pazienti”, afferma lo stesso articolo. Come d’abitudine nella Corea Popolare, tutti i settori del Paese stanno collaborando in maniera organica alla risoluzione di un problema nazionale, in quella che viene denominata come la “campagna anti-epidemica di tutto il popolo”.
“La diffusione della malattia pandemica maligna ha portato la RPDC al peggior sconvolgimento dalla sua fondazione”, si legge su DPRK Today, in un articolo pubblicato ieri. “Tuttavia, il popolo coreano ha sfruttato appieno il suo spirito indomito, la spada preziosa che gli consente di trasformare le difficoltà in vittorie, senza la minima esitazione o il minimo pessimismo”. “Dimostriamo pienamente il potere e lo spirito dell’eroica Corea con uno spirito indomito! – Questo è il forte spirito combattivo peculiare del popolo coreano che porta avanti contemporaneamente la lotta anti-epidemica e la costruzione economica”, conclude il testo.
La Corea Popolare ha dimostrato di essere in grado di dare una risposta risoluta all’emergenza con la partecipazione di tutto il popolo, senza scadere nei due eccessi che abbiamo visto in occidente, ovvero il negazionismo da una parte e l’allarmismo dall’altra. Le autorità del Paese hanno immediatamente messo in piedi un piano anti-pandemico che viene continuamente aggiornato in base alle ultime informazioni disponibili e alla situazione sanitaria corrente.
“Si fanno progressi nel controllo medico, nella quarantena e nelle cure, grazie all’impegno profuso da un milione e centinaia di migliaia di operatori sanitari, insegnanti e studenti degli istituti di formazione degli operatori sanitari e degli operatori sanitari in collaborazione con gli abitanti”, secondo quanto riportava il Rodong Sinmun in data 27 maggio. “Gli organi statali di guida economica e i comitati popolari a tutti i livelli hanno adottato misure per stabilizzare la vita del popolo e garantire abbastanza materiale anti-epidemico”.
Grazie al sistema di economia centralizzata, è stato garantito l’approvvigionamento dei beni di prima necessità a tutta la popolazione, nonostante le dure misure prese per fronteggiare l’epidemia. La sinergia tra governo, settore sanitario, settore economico e tutta la popolazione ha permesso una risposta rapida ed efficace all’emergenza, che, dopo appena due settimane, sta già dando i suoi frutti, mentre i Paesi industrializzati del mondo occidentale sono alle prese con la pandemia da oltre due anni senza essere riusciti a formulare una risposta adeguata.