Giampiero Galeazzi se n’è andato. Il giornalista sportivo, punta di diamante della Rai, aveva 75 anni. Combatteva da tempo contro una grave forma di diabete. Con il suo vocione inconfondibile, ha reso epiche tante imprese sportive, facendo palpitare milioni di cuori.
Dopo la laurea in Economia, aveva lavorato per qualche mese nell’ufficio marketing e pubblicità della Fiat a Torino. La sua vocazione, però, era un’altra. Prima di diventare il cantore televisivo di tanti trionfi, Galeazzi aveva trovato anche il tempo di primeggiare nel canottaggio, il suo grande amore, arrivando a vincere il campionato italiano del singolo nel 1967.
Ha raccontato tante storie di Sport e di campioni con garbo, competenza e simpatia. Era animato da una passione unica che riusciva a rendere epidermicamente palpabili le emozioni. Un gigante nazional-popolare, formatosi come cronista sportivo, prima di approdare al tg1. “Novantesimo minuto”, “Mercoledì Sport” e la “Domenica Sportiva” sono alcune delle tappe più importanti di una carriera lunga e ricca di successi. Aveva stravolto in meglio il modo tradizionale di condurre le interviste, con la sua empatia e quelle incursioni che lo rendevano così vicino alla gente. Nel 2010 e nel 2012 ha partecipato a “Notti Mondiali” e “Notti Europee”.
Sono nella leggenda i suoi blitz da cronista durante le feste scudetto che hanno segnato un’epoca come quelle del Napoli di Maradona (1987) o del Verona (1985).
Nella sua carriera non è stato soltanto un ottimo giornalista sportivo. Ha raccontato nel 1986 come inviato per la Rai l’incontro fra Michail Gorbaciov e Ronald Reagan a Reykjavík. Galeazzi si trovava in Islanda per l’incontro di Coppa dei Campioni fra Valur e Juventus.
“Giampiero Galeazzi era la voce di che ce la poteva fare, la voce di chi ti incoronava Campione in tempi in cui ancora potevamo scommettere su noi stessi con la consapevolezza e fiducia di arrivare Primi, casomai. Come i fratelli Abbagnale, come Rossi (del calcio e del canottaggio) e Bonomi, come il Maradona scugnizzo nella sua Napoli. Tempi in cui una vittoria era di tutti, e Galeazzi bisteccone era il testimone”. Angelo Branduardi ha ricordato così quell’omone grande e grosso, con quel vocione che oggi riempie la testa di ricordi e gli occhi di lacrime.
Oggi, sul suo Tevere, è risuonato più volte quel nome che adesso è storia.