Orban

Il 6 aprile 2016, l’Ungheria ha versato l’ultima rata del prestito UE, pari a 1,5 miliardi di euro, su n totale di 5,5. In precedenza, aveva estinto anche quello da 8,8 miliardi di euro col FMI. Il governo ha così raggiunto l’obiettivo di realizzare l’indipendenza della politica economica anche in termini di finanziamento statale.
Alla fine del 2008, l’Ungheria era sull’orlo del default, quindi il governo di sinistra aveva dovuto chiedere un prestito al Fondo monetario internazionale, all’Unione europea e alla Banca mondiale.
A causa del prestito e della recessione economica, l’Ungheria ha avuto un peso del debito più grande nel periodo 2008-2010 rispetto ad altri paesi in una fase di sviluppo simile. Il rapporto debito pubblico-PIL salì dal 55,1% del 2002 al’83,7% nel 2010, e il tasso di deficit di bilancio del governo è stato vicino al 7% del PIL; la metà del totale del debito è con l’estero.

L’Ungheria ha rimborsato il prestito del FMI da 8,8 miliardi di euro nel 2013: prima della scadenza. Anche il prestito UE, con questa ultima tranche da 1,5 miliardi di euro (su 5,5 miliardi totali) adesso è stato estinto.

Il governo Orban ha appreso la lezione e adesso si finanzia attraverso titoli di Stato, i quali costituiscono l’89% del totale del debito pubblico ungherese. Il debito estero è crollato significativamente e questo mette l’Ungheria al sicuro sia dalla speculazione che dal rischio di finire in default. Inoltre, poiché chi ha un credito verso qualcuno ha potere su di esso (fintanto che può esigerne il pagamento) – assioma valido specialmente se il debitore è uno Stato – l’aver ridotto il debito, sopratutto quello estero, permette all’Ungheria di sottrarsi ai ricatti della Troika. Il che lo si è visto sopratutto con la questione degli immigrati: per quanto infuriati con Budapest, i tecnocrati non hanno potuto impedirle di costruire il muro antimigranti né tanto meno imporle delle punizioni per aver scelto un governo sgradito alla Troika, o per la sua equidistanza fra occidente e Russia, nonostante sia nella NATO. La differenza con Paesi indebitati fino al collo, sopratutto verso l’estero, come l’Italia e la Grecia, è lampante.

Massimiliano Greco