Il 20 dicembre 2017, il Consiglio di Stato ha decretato l’insufficienza del diploma magistrale per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, dalle quali si attinge, per nominare in ruolo il personale docente.

Il titolo conseguito entro l’anno 2001 – 2002 non risulta più valido per rimanere in tali graduatorie ed insegnare in maniera permanente.

Tale decisione ha scatenato numerose proteste che coinvolgono, ad esempio, circa 4000 insegnanti solamente in Veneto. Le docenti, in prevalenza donne, hanno invaso dapprima Roma e Venezia, e successivamente, lunedì scorso le altre città italiane, esprimendo con cortei e fiaccolate la loro rabbia ed indignazione, alimentate dallo spettro dell’imminente disoccupazione.

L’8 gennaio c’è stato il primo sciopero a cui si minaccia di far seguire il blocco totale degli scrutini, previsti tra il 31 gennaio e il 9 febbraio. La decisione risolutiva riguarderà le decisioni legate alla visita che si svolgerà sabato prossimo, della Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.

Questo enorme numero di insegnanti, che sinora ha costantemente prestato il suo servizio nelle scuole elementari, non si sente inferiore a nessuno come preparazione didattica, né ai 260mila precari storici inseriti nelle graduatorie, perché vincitori di concorso, ma non ufficialmente inseriti in ruolo.

Non manca però chi schierandosi contro di loro e a favore della decisione del Consiglio di Stato, afferma che l’insegnamento elementare rappresenta un passo essenziale per la formazione umana e culturale dell’individuo, e quindi deve essere affidato a persone qualificate e competenti, in possesso di abilitazioni più idonee di un “semplice diploma magistrale”.

Una bella “gatta da pelare”, sia per quanto riguarda le competenze comunali, che quelle dell’interno Stato Italiano. Nel frattempo, non ci resta che aspettare, fiduciosi che questa brutta storia si concluda nel più breve tempo possibile e con un accordo vantaggioso per entrambe le prati, soprattutto per le famiglie degli alunni.