Facciamo subito una premessa: non siamo tra i 59milioni ed 800mila “sinceri” radicali che in questi minuti, tra un lacrimone ed un singhiozzo, si sono riscoperti più deboli e più soli per la dipartita di Marco Pannella. I lutti collettivi ci interessano poco. La ricostruzione della sua lunga presenza sulla scena politica italiana, invece, è doverosa.
Le battaglie del “signor Hood”, il “galantuomo, sempre ispirato dal sole, con due pistole caricate a salve e un canestro di parole”, cantato da Francesco De Gregori, hanno scandito tante stagioni di questo nostro paese, smuovendo passioni, coinvolgendo ed alimentando contrasti, ideologici e partitici. Giacinto Pannella, detto “Marco”, deputato, eurodeputato, consigliere regionale del Lazio e dell’Abruzzo e consigliere comunale in sei diverse città, è stato protagonista di tante campagne referendarie, da quella contro l’abolizione della legge sul divorzio, alla depenalizzazione sull’aborto, dai referendum sulla responsabilità civile dei magistrati a quelli per il maggioritario.
Abruzzese di origine, nel 1955 fu tra i fondatori del “Partito radicale dei democratici e dei liberali”, nato dalla scissione del Partito liberale italiano. Tra le sue storiche battaglie, meritano di essere menzionate quelle contro la pena di morte, quella per i diritti dei detenuti e la giustizia “giusta”. Luci in mezzo a tante ombre, come la difesa ad oltranza della politica espansionista israeliana nei territori occupati e l’adesione al liberismo sfrenato di marca statunitense.
Tra i primi messaggi di cordoglio, quello del premier Matteo Renzi: “E’ la scomparsa di un grande leader italiano, che ha segnato la storia dell’Italia. Vorrei a nome mio personale e del governo e della forza politica che rappresento fare un grande omaggio alla storia di questo combattente e leone della libertà”.
Subito dopo, quello della seconda carica dello Stato, Piero Grasso. “Marco Pannella ha affrontato la malattia con la stessa fierezza con la quale, per decenni, si è battuto per le cause in cui credeva. Dobbiamo moltissimo a quest’uomo forte e appassionato che, come accade raramente, è stato sempre stimato anche dai suoi avversari. Con lui se ne va un protagonista assoluto della storia repubblicana e delle battaglie per i diritti civili. Addio Marco”.
Qualunque sia il giudizio personale che si abbia su di lui, gli si deve riconoscere uno spessore politico nettamente superiore rispetto a quello dei protagonisti dello scenario politico attuale. Esagerato, esasperante, teatrale, talvolta cialtronesco, provocatore ma anche innovativo nella comunicazione e capace di trascinare, è stato sicuramente un punto di riferimento per la militanza di strada ma anche di quelle elites sovranazionali che continuano a dispensare diritti formali, conculcando quelli sostanziali.