Nel corso della conferenza stampa tenuta a Varsavia dove s’è recato per il vertice NATO, il premier Matteo Renzi ha confermato le parole del segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg affermando che l’Italia resterà presente in Afghanistan anche dopo il 2016, con un contingente ulteriormente rafforzato anziché ridimensionato, e che sul fronte orientale, ai confini con la Federazione Russa, saranno inviati 150 uomini: “Ci chiedono di proseguire il lavoro in Afghanistan, 150 uomini sul fronte orientale”, ha detto, spiegando poi che “Ci viene chiesto di continuare il lavoro in Afghanistan e il governo condivide questo impegno perché lo ritiene strategico”, e garantendo che “tutte le procedure saranno portate all’attenzione del Parlamento, sia in termini economici che di invio e spedizioni di truppe. La richiesta è mantenere l’impegno attuale, leggermente aumentato in questi mesi dopo il disimpegno della Spagna”.
Sui 150 uomini che il governo italiano invierà nell’Est Europeo, Renzi è poi sceso nei dettagli dichiarando come “Il mondo è cambiato, qui abbiamo utilizzato il linguaggio della franchezza. Esistono alcuni Paesi in Europa che avvertono la necessità di una risposta più forte in termini di deterrenza nei confronti della Russia. La loro sovranità non verrà messa in discussione ma non è con le escalation verbali che si risolvono i problemi”. Renzi vuole mantenere la porta socchiusa con la Russia, invitando alla distensione e a recuperare in qualche modo il dialogo nel futuro: “Secondo alcuni bisogna tornare ad un clima della guerra fredda. Ma la nostra posizione è di equilibrio, occorre incentivare le occasioni di dialogo. Non vengono meno i nostri principi atlantici”. Confermando poi quanto insinuato da molti, ovvero che si fosse scelto di tenere il vertice NATO a Varsavia quasi a mo’ di provocazione, visto che un tempo questa città era sede dell’omonimo Patto che riuniva i paesi del blocco sovietico, il premier ha aggiunto, con toni concilianti: “Il fatto stesso che il vertice Nato si svolga a Varsavia dà il senso di cosa è accaduto in tutti questi anni: usare espressioni come ‘guerra fredda’ è fuori dalla realtà”.
Sui recenti fatti di Dacca e di Dallas, di cui al vertice NATO i presenti hanno diffusamente parlato, Renzi ha dichiarato: “Questa di Varsavia è stata una buona occasione per affrontare i temi di attualità, come con gli Usa per i fatti di Dallas e le condoglianze di Obama per i nostri morti in Bagladesh, e credo sia stato interessante riflettere sulla necessità di combattere l’odio a tutti i livelli, che in alcuni casi arriva alla violenza vera e propria. Un odio che ha un colore non definibile in modo unico, come a Dacca, e voglio confermare l’impegno rispetto alle famiglie delle vittime: l’Italia non lascerà sole quelle persone. C’è bisogno di combattere l’odio a tutti i livelli, siamo qui nel quartiere generale della Nato a dire che l’Italia c’è e fa la sua parte”.
Infine, sul referendum costituzionale di autunno, ha affermato che l’ipotesi di un suo “spacchettamento” da parte della Cassazione e della Consulta “non dipende da noi, come la data. Ragionevolmente, per come la vedo io, si dovrà votare su una scheda, ma se la Cassazione o la Corte costituzionale decideranno diversamente non abbiamo nessun problema”. Secondo Renzi “il referendum è cruciale per il nostro paese” anche perché “la riforma ha un iter molto più lungo e molto più complesso” di quello parlamentare, e pertanto “se vince il No, l’esperienza ci dice che sarà difficile poterci rimettere le mani da qui a un decennio”. Così Renzi s’è appellato al “buon senso” degli italiani e sulla “capacità degli italiani di sapere su cosa si vota”. Infine, facendo un paragone con la Brexit, ha aggiunto: “Non vorrei che alla fine anche in Italia ci fosse qualcuno che, convinto di votare un’altra cosa, si svegli poi con un risultato dal quale non si può tornare indietro”.
Sull’Italicum ha dichiarato che “è una buona legge elettorale, e non essendo su questo il referendum non vedo come si possa continuare a collegarlo al referendum costituzionale”, precisando quindi che «è un tema nella disponibilità del Parlamento. A me pare di non vedere una maggioranza per una diversa legge elettorale, se ci sono i numeri si può cambiare in Parlamento”.