arabia saudita colpita da missile borkan-1 yemenita

Nella notte di domenica dopo due anni di bombardamenti e rappresaglie un missile yemenita è giunto a colpire la capitale dell’Arabia Saudita, alleato di ferro dell’ex Presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh.

L’ex Presidente aveva gelosamente affidato i missili balistici alla sua Guardia Repubblicana, in maniera da poter sempre tenere sotto il più stretto controllo possibile questa arma di deterrenza.

È quantomeno singolare, dunque, che in questi mesi i missili balistici yemeniti siano caduti proprio su bersagli sauditi, nell’Asir, nel Jizan, nel Najran e persino anche più in profondità, come nei pressi di Jeddah lo scorso ottobre e ieri sera addirittura intorno alla capitale, Riyadh.

Si può ipotizzare con ogni cautela del caso che siano stati gli stessi artiglieri “pretoriani” di Saleh a passare armi (è proprio il caso di dirlo) e bagagli a fianco dei Comitati Popolari di Ansarullah e si sono dichiarati contro gli alleati del loro ex-principale, iniziando a colpirli quando essi, a partire dal marzo 2015, hanno preso a bombardare prima e a invadere poi (col concorso di UAE, Bahrein, Qatar e altri sceiccati del petrolio, più orde di mercenari pachistani, somali, sudanesi e marocchini…) quella che un tempo veniva chiamata l’Arabia Felix.

Le rappresaglie yemenite

Lo Yemen da quasi due anni viene costantemente massacrato dai jet sauditi e da quelli dei loro alleati (a eterna onta dell’Europa, quasi tutti di produzione UE, come Tornado e Typhoon).

Non potendo l’Aviazione Yemenita rispondere a tono (per via dell’impossibilità di mantenere efficienti i pochi jet di Sana’a) i missili balistici si sono rivelati un’ottima maniera per compiere rappresaglie contro i principali colpevoli dell’aggressione.

L’arsenale ereditato da Sana’a

I missili yemeniti sono di vario genere: razzi da battaglia FROG-7, SS-21 ex-sovietici, SAM-2 trasformati in vettori balistici (da antiaerei che erano prima) e, infine, i Borkan-1, i più avanzati e letali, capaci di portare mezza tonnellata d’esplosivo a 800 Km di distanza.

Sembra, ma non è provato al di là di ogni ragionevole dubbio, che il Borkan-1 sia l’ultimo “sopravvissuto” del programma balistico iracheno (iniziato durante la guerra del 1980-88 contro l’Iran), che aveva visto tecnici e ingegneri di Baghdad sforzarsi di rendere più precisi e capaci di raggiungere bersagli più distanti gli SCUD russi che Saddam possedeva in gran numero; il Presidente Saleh, infatti, aveva ottimi rapporti, anche personali, con il rais Saddam Hussein, condannato a morte nel 2006.