In carica dal dicembre 2018, il presidente del MessicoAndrés Manuel López Obrador, resterà in carica fino al 2024 dopo aver vinto in maniera netta la consultazione sulla revoca del mandato tenutasi domenica 10 aprile. Questo tipo di referendum è previsto in alcuni Paesi dell’America Latina, come il Venezuela, al termine della prima metà del mandato presidenziale, ma non era mai stata tenuta nella storia del Messico.

Il referendum, va detto, ha visto un’affluenza alle urne molto bassa, pari al 17,78% degli aventi diritto, ma tra questi il 93,45% ha espresso il proprio voto in favore della continuazione del mandato del presidente progressista. Coloro che vorrebbero la fine immediata del mandato di AMLO sono dunque molto pochi, e comunque il referendum è rimasto ben distante dal quorum previsto del 40%. Questo significa che la maggioranza della popolazione non ha ritenuto opportuno spendersi per un’eventuale revoca del mandato del presidente in carica, il che rappresenta una testimonianza indiretta di sostegno al governo.

Il sostegno al governo di López Obrador, al quale partecipa anche il Partido del Trabajo (PT), si deve soprattutto agli effetti positivi che le sue politiche hanno avuto sulle fasce più deboli della popolazione, e per questo stesso motivo viene tanto osteggiato dalla grande borghesia messicana e internazionale, come dimostrano gli articoli pubblicati contro di lui da Forbes. Nonostante la pandemia di Covid-19, il salario medio dei messicani è aumentato del 71% rispetto al 2018, facendo registrare un aumento del potere d’acquisto delle famiglie. Nel 2019, AMLO ha effettuato la chiusura della colonia penale delle Islas Marías, trasformate in una riserva naturale presto accessibile a visitatori e ricercatori.

Al di là del dato sull’affluenza, López Obrador ha comunque commentato positivamente lo svolgimento di un referendum che la stampa messicana ha qualificato come storico: “Il popolo ha agito con grande responsabilità, c’erano milioni di messicani. Siamo di fronte a un evento storico, è qualcosa di senza precedenti, per la prima volta si fa una consultazione dei cittadini affinché possano decidere sul governo del presidente, ribadendo che è il popolo che assegna i mandati”, ha affermato il capo di Stato. “Questa è un’esperienza molto positiva per l’applicazione della democrazia partecipativa con la riforma elettorale che presenteremo. Questo obbliga chi è alla presidenza ad agire con rettitudine, onestà, a non voltare le spalle al popolo, a non rubare, a non vedere il bilancio dello Stato come bottino personale, perché il popolo non lo permetterebbe”, ha aggiunto.

Il presidente messicano aveva dimostrato la sua volontà di utilizzare con maggior frequenza lo strumento referendario già lo scorso anno, quando promosse una consultazione per apportare una legge che permettesse di fare luce sui crimini commessi da sei ex capi di Stato nel corso dei loro mandati presidenziali.

L’esito del referendum ha certamente dato maggiore forza al governo di López Obrador, che ora potrà procedere con le riforme in programma. Non solo la già citata riforma elettorale, che punta ad aumentare la partecipazione popolare e ad introdurre il voto elettronico, ma anche e soprattutto quella energetica. Nella giornata di ieri, 12 aprile, si  infatti svolta una marcia popolare a sostegno della riforma energetica proposta da AMLO, nota come legge dell’industria elettrica.

Nella stessa giornata, la Camera dei Deputati avrebbe dovuto votare per la riforma, ma alla fine il voto è slittato a domenica prossima, ufficialmente per dare più tempo ai deputati di leggere e approfondire le tematiche della nuova legge. La riforma, che necessita dei due terzi dei voti della Camera per essere approvata, mira a ottenere un maggiore sviluppo e una maggiore modernizzazione del settore senza che il Paese debba privatizzare aziende nazionali strategiche come Petróleos Mexicanos (Pemex), la compagnia petrolifera gestita dallo Stato, e mantenendo la gestione pubblica della produzione di litio.

Allo stesso modo, secondo quanto affermato dal governo messicano, la riforma mira a modernizzare e rafforzare il settore, stabilire un sistema competitivo che consenta di abbassare i prezzi dell’elettricità, avere una maggiore fornitura a prezzi migliori, raggiungere standard di produzione più elevati accompagnati da trasparenza e responsabilità dell’attività industriale. Insieme allo sviluppo, la riforma mira a promuovere una sana politica di responsabilità sociale e ambientale.

Attualmente, le aziende pubbliche controllano circa il 56% della produzione energetica messicana, mentre il 46% della stessa è affidato a produttori privati nazionali e stranieri.