Il vertice a tre, già soprannominato “trilaterale”, tenutosi a Trieste fra Paolo Gentiloni, Angela Merkel ed Emmanuel Macron per discutere il nodo dei “migranti economici”, alla fine non è servito a niente. Il Presidente francese, infatti, non ha cambiato di una virgola la sua posizione sui migranti economici, malgrado le insistenze di Gentiloni, che aveva voluto questo vertice dopo che già i precedenti l’avevano deluso.

Macron, al termine della trilaterale sulla nave Palinuro a Trieste, durata giusto mezz’ora, è stato molto chiaro: i migranti economici e i rifugiati hanno “diritti diversi”. Ha quindi aggiunto: “non cederò allo spirito di confusione imperante”, dimostrando una durezza compensata comunque dal riconoscimento che la Francia “non ha fatto fino in fondo la sua parte sui rifugiati”, visto che i migranti economici rappresentano l’85% degli arrivi. “La distinzione che fa Macron è legittima. E’ la legge, sono le regole. Anche noi diciamo che i rifugiati e i migranti economici non sono un fenomeno che ha le stesse caratteristiche ma diciamo che non si può ignorare la realtà delle grandi migrazioni”, ha risposto Gentiloni, che ha poi sottolineato come l’Italia continuerà a “battersi” perché la politica migratoria “non sia affidata soltanto ad alcuni paesi ma sia condivisa da tutta l’UE”.

Angela Merkel ha ribadito la sua solidarietà all’Italia e assicurato che l’UE non può essere “solo l’Europa dell’economia ma anche l’Europa che affronta insieme tutte le sfide”. Belle parole che però si scontrano con la realtà. Il direttore di Frontex, dopo il vertice di Varsavia su Triton, ha detto di aver sentito “una richiesta italiana” ma di non aver sentito “di Stati membri disponibili” ad aprire i loro porti per gli sbarchi. Gentiloni l’ha presa con una certa filosofia: “I tre grandi Paesi fondatori condividono alcuni passaggi fondamentali per il futuro dell’Unione. E’ importante il fatto che Italia, Francia e Germania si riuniscano e condividano alcune idee fondamentali su quello che deve essere il processo di rilancio dell’UE. Sono soddisfatto di ciò convinto che anche per quanto riguarda migrazione economica e in particolare gli interventi verso l’Africa, le cose stanno iniziando a cambiare, anche da parte della Repubblica francese”.

La realtà, purtroppo, è più amara delle parole. Quanto rivelato da Frontex sui suoi rapporti col governo italiano sta adesso diventando di dominio pubblico e suscitando non poche polemiche. “Stiamo incontrando il direttore di Frontex: ci ha confermato che Triton, voluta da Renzi, prevede che tutti i migranti siano portati in Italia. Questa è la verità: ci hanno svenduti per 80 euro trasformandoci nel più grande porto d’Europa”, scrive su Facebook il vicepresidente della Camera Luigi di Maio, del M5S, in queste ore a Bruxelles, che poi continua: “L’Italia ha accettato e autorizzato gli sbarchi esclusivamente nei propri porti in cambio di flessibilità perché Renzi potesse dare i suoi bonus. Quanto deciso su Triton è legato alla maggiore flessibilità concessa al governo in quei giorni, ce lo confermano anche ex ministri del governo Pd come Emma Bonino e Mario Mauro che erano ministri del governo Letta prima dello ‘stai sereno’ di Matteo Renzi”. Parole confermate anche da Massimo D’Alema durante un incontro a Padova organizzato dai Socialisti e Democratici del Parlamento Europeo: “Il governo Renzi ha firmato un accordo che consente alle navi battenti bandiera straniera di portare profughi in Italia, perché ha sottovalutato le dimensioni del fenomeno e perché in cambio ha avuto soldi, utilizzati poi per una politica dei voucher”.

Anche dentro il PD, in occasione della presentazione del nuovo libro di Matteo Renzi, dove l’ex premier racconta la sua avventura a Palazzo Chigi, montano le polemiche, sebbene di diversa natura. Il Segretario del PD ed Enrico Letta sono tornati a duellare, senza risparmiarsi le accuse. “Disgusto” è stato il modo con cui Letta ha semplicemente definito le parole di Renzi, in cui questi negava il “golpe” interno del 2013.