“Non è un caso che il Belgio ospiti l’8 maggio prossimo un incontro internazionale sui combattenti stranieri in Siria. Gli esperti europei di antiterrorismo sono unanimi: il Belgio ha il maggior numero di jihadisti in Siria in rapporto al numero di abitanti. Nei quartieri popolari di Bruxelles, di Vilvoorde o di Anversa, a forte presenza musulmana, la pressione esercitata dai gruppi religiosi radicali è particolarmente sensibile. Storicamente, l’Arabia Saudita ha il monopolio della formazione religiosa dei musulmani di lingua araba in Belgio“.
Così si esprimenva un paio d’anni fa lo scrittore e polemista belga di origine turco-alevita Bahar Kimyongür; che il Belgio (che fin dagli anni ’50 ha la responsabilità storica di aver lasciato la “porta aperta” al fanatismo saudita di marca wahabita ‘regalando’ a Casa Saoud il “Pavillon du Cinquantenaire”, subito trasformato dai rozzi imam eretici al soldo di Riyhad in una centrale del terrorismo e dell’interpretazione deviata ed erronea del messaggio dell’Islam), fosse anche “in prima linea” nell’aggressione contro la Siria laica e Socialista di Bashir al-Assad non era un mistero per nessuno ed era solo logico e giusto visto che è il paese in cui si trovano le istituzioni europee, il comando NATO e una potente centrale di ‘stato parallelo’ che nel corso dei decenni ha generato mostri come ‘Stay Behind/GLADIO’, la gang ‘Brabante-Vallona’ e i circoli per conto dei quali agiva l’assassino pedofilo Marc Dutroux.
Il Ministro degli Esteri Didier Reynders, in carica dal 2011 col Governo di DiRupo proponeva addirittura di “Fare un monumento come agli eroi di una Rivoluzione” ai disgraziati dei ghetti islamici di Molenbeek che partivano per assassinare Siriani sciiti, alawiti, drusi, cristiani ma anche semplici sunniti di tendenze secolari o avversi all’eresia takfira.
Bisognerebbe vedere adesso, diverse esplosioni e 250 vittime (tra morti e feriti) dopo, come la popolazione belga reagirebbe a questa proposta, perfettamente coerente con gli interessi della sua classe dirigente, del tutto scollegata, “disaccoppiata” dagli interessi del popolo europeo, e allineatissima a quelli dei burattinai di UE, NATO, Usa e Israele, Wall Street e Pentagono, Londra e Tel Aviv, vere ‘centrali’ dove si decide come e quanto il ‘vecchio continente’ dovrà violentare la propria Storia, la propria Cultura, i propri interessi (che giacciono tutti sull’Asse Euro-Asiatico) per compiacere piccole elites di sfruttatori del capitalismo finanziario.
Anziché andare in piazza armati di fiaccole, canzoni, candele e gessetti vi sarebbe una tradizione europea piuttosto “forte” e “scomoda” ma molto istruttiva, quella della gogna: si potrebbe applicarla al Ministro che voleva immortalare nei monumenti i jihadisti wahabiti, esporlo qualche ora in una piazza di Bruxelles e vedere in quali condizioni i suoi concittadini lo ridurranno al termine del periodo stabilito.
Potrebbe non essere un bello spettacolo, lo ammettiamo, ma sarebbe una sana e sincera espressione di “volontà popolare” molto più di mille inutili ‘elezioni europee’.