George Soros

Le attività delle organizzazioni sovvenzionate dal miliardario americano George Soros in Ungheria sono “antidemocratiche” dato che vogliono minare le fondamenta del governo di Budapest. Queste sono le parole del Ministro degli Esteri ungherese, non di qualche complottista.

Il magnate americano “vorrebbe che questo governo cada, vorrebbe dimissionarlo, dato che non gli piace il nostro approccio, le nostre politiche” ha aggiunto il Ministro.

“Troviamo molto antidemocratico, che il cittadino di un altro Paese voglia influenzare gli elettori o gli eletti.”

In Macedonia è nata un’organizzazione chiamata “Stop Operation Soros (SOS) dato che il magnate è accusato di sovvertire la società civile. I procuratori russi hanno bandito le ONG del magnate americano da ogni operazione in terra di Russia, sia per i tentativi di scatenare disordini in Russia che per il ruolo svolto nel golpe in Ucraina e in particolare nella cacciata di Viktor Yanukovich.

Il piano di Soros per destabilizzare la Russia, soprannominato “Progetto Russia” portato avanti dall’Open Society Institute di Soros, prevedeva lo scoppio di una “Majdan al quadrato” nelle città della Russia.

Nel novembre 2015, l’ufficio del procuratore generale russo annunciò il divieto per le attività dell’Open Society Institute e per altre ONG data la minaccia portata all’ordine costituzionale e alla sicurezza nazionale della Russia.

Il Primo Ministro ungherese Viktor Orban guida ora l’ondata anti-Soros in Europa. La mossa di Orban, divenuto il primo leader dell’Unione europea ad opporsi alle operazioni di destabilizzazione di Soros, di origine ungherese, è stata imitata da altri leader europei, come quelli di Polonia e Repubblica Ceca.

Orban ha accusato il magnate americano di essere la mente dell’invasione dei migranti dell’Europa. In rappresaglia a queste e altre mosse di Soros, Orban avvertiva che le varie organizzazioni non governative (ONG) sostenute da Soros rischiano l’espulsione dall’Europa.

Orban è stato affiancato dall’ex-primo ministro macedone Nikola Gruevskij, dimissionario e costretto alle elezioni anticipate dalle manifestazioni ispirate da Soros nel suo Paese nel pieno del massiccio afflusso di migranti musulmani dalla Grecia.

Facendo riferimento alle operazioni politiche globali di Soros, l’ex-primo ministro macedone ha detto in un’intervista, “non lo fa solo in Macedonia, ma nei Balcani, in tutta l’Europa orientale, ed ora, ultimamente, negli Stati Uniti. Inoltre, da ciò che ho letto, in alcuni Paesi lo fa per ragioni materiali e finanziarie, per guadagnare molti soldi, mentre in altri per motivi ideologici.”
In Polonia, una parlamentare del Partito della Giustizia (PiS) di destra al governo, Krystyna Pawlowicz, ha recentemente chiesto che Soros sia privato della massima onorificenza della Polonia riservata agli stranieri, cioè quella di Comandante dell’ordine della Stella al Merito della Repubblica di Polonia.

Pawlowicz considera le operazioni di Soros in Polonia illegali e ritiene inoltre che le organizzazioni di Soros “finanzino elementi antidemocratici e anti-polacchi per combattere la sovranità polacca e la locale cultura cristiana.”

Il presidente ceco Milos Zeman ha detto, in un’intervista del 2016, “alcune sue attività (del magnate americano) sono almeno sospette e sorprendentemente ricordano le interferenze estere negli affari interni del Paese.”

Aivars Lemberg, sindaco di Ventspils in Lettonia e leader dell’Unione dei verdi e dei Contadini, vuole che Soros e le sue ONG siano banditi dalla Lettonia, dato che fanno propaganda a favore dell’accoglienza dei migranti musulmani.

Lemberg vede i migranti e il loro sostegno da parte del magnate americano come un pericolo per la sicurezza dello Stato lettone. Il sindaco ritiene che “George Soros va bandito dalla Lettonia. Gli va vietato l’ingresso nel Paese”.

Nella vicina Lituania, il partito laburista ha anche messo in dubbio le attività di Soros. Il partito e i suoi alleati parlamentari hanno chiesto ai servizi di sicurezza della Lituania d’indagare su “schemi finanziari e reti” di Soros per via della minaccia che rappresentano per la sicurezza nazionale. I partiti lituani sostengono che i gruppi di Soros sono specializzati “non a consolidare, ma a dividere la società.”
Soros non solo s’è alienato il Presidente della Russia e la Prima Ministra del Regno Unito, ma ora anche il Presidente degli Stati Uniti. Soros è anche il nemico numero uno dei leader della Cina. Con tale varietà di nemici.

E’ riuscito persino a farsi nemici gli olandesi, il cui Primo Ministro Rutte si è recentemente espresso contro gli immigrati che non vogliono integrarsi, in particolare quegli islamisti che continuano ad attaccare i gay e le donne che si vestono a loro dire, in maniera “indecente” invitandoli a lasciare il Paese, se rifiutano di integrarsi.

E Rutte non è Wilders, altro gran nemico di Soros: è proeuro e pro NATO.

Alla fine del 2016, la Open Society e altre due ONG di Soros hanno aperto delle posizioni lavorative per gli immigrati islamici e parenti di islamici per protestare contro Wilders e Rutte.

Qualche mese prima, gli olandesi, infuriati per la situazione, avevano rigettato in massa la possibilità di un accordo per l’ingresso dell’Ucraina nella UE, tramite un referendum che ha mandato su tutte le furie gli europeisti e in generale i sostenitori del golpe maidanista. Fra cui il magnate americano.

Si aprono tempi duri, per il magnate americano. Probabilmente non riuscirà neppure a rallentare l’azione di Trump, in Russia ha fallito, in Cina lo odiano e in buona parte dell’Europa lo temono e lo mettono al bando. Inoltre, con la vittoria di Trump, il magnate americano ha perso almeno un miliardo di dollari.

Che sia la fine delle sue trame? Poco probabile, ma in ogni caso, ricorderà a lungo il 2016 e non certo positivamente.

Massimiliano Greco