Botta e rispostra tra Malesia e Corea del Nord che sembrano andare d’accordo solo su un punto: la vittima si chiama Kim Chon.
Questo è quanto ha comunicato il capo della polizia malese in una conferenza stampa: in soldoni, basandosi solo sui dati attualmente disponibili (cioè i documenti), per i malesi il morto si chiama Kim Chon. Non esistono prove o elementi certi che si tratti di Kim Jong-Nam. L’ambasciata nordcoreana cavalca l’incongruenza e comunica che “ha identificato la sua identità in Kim Chon“.
Le immagini del circuito chiuso dell’aereporto non lasciano però adito a molti dubbi in merito all’identificazione di Jong-Nam. L’unica incertezza pare legata alla capigliatura del fratellastro del Lader nordcoreano, in passato molto folta, mentre dalle immagini risulta pelato.
Una questione investigativa non da poco, che crea attrito tra i due paesi. I malesi chiedono il test del DNA, mentre i nordcoreani accusano la controparte di non essere elemento di fiducia.
Da qui lo scontro diplomatico.
L’ambasciatore Kang Chol ha proposto alle autorità malesi una commissione di indagine congiunta: “se le autorità malesi sono d’accordo spediremo una delegazione di legali per dimostrare il nostro interesse a risolvere la questione“.
Il primo ministro malese Najib Razak ha rifiutato la proposta, ha apertamente accusato la Corea del Nord di essere mandante dell’omicidio e ha paventato lo scontro diplomatico, richiamando a Kuala Lumpur l’ambasciatore in terra coreana.