Aldo Biscardi

Ci ha lasciati questa mattina Aldo Biscardi, il giornalista era ricoverato da qualche settimana al Policlinico Gemelli, aveva 86 anni.

Nato in provincia di Campobasso, a Larino, nel 1930, Aldo Biscardi si laurea in Giurisprudenza alla Federico II di Napoli, nello stesso anno del futuro Presidente della Repubblica Giovanni Leone. Nel 1952 scrive per il Mattino, ma nel 1956 passa a Paese Sera, quotidiano di Roma, dove subentra come direttore delle pagine sportive ad Antonio Ghirelli.

Con Paese Sera segue tutti i mondiali, fino al 1979 quando entra nella RAI come caporedattore. Nel 1980 lancia il Processo del Lunedì, un programma che sarà per anni il principale salotto televisivo sul campionato italiano di calcio e della Nazionale.

Da quel momento, Biscardi rimarrà per sempre legato al Processo, cambiando diverse reti televisive. Lasciata la Rai nel 1993, il giornalista molisano lavorerà per Tele+, Telemontecarlo, LA7, dove diventerà anche direttore della redazione sportiva.

In quegli anni fino al 2006, Aldo Biscardi raggiunge l’apice della sua popolarità, legando (per ragioni legali, la Rai non gli concede il nome della trasmissione) il suo nome a quello del suo programma televisivo. Dal suo passaggio a Tele+ sino a oggi, il Processo sarà infatti il Processo di Biscardi.

Gli effetti della presenza di Biscardi sul teleschermo ha influenzato decisamente l’opinione pubblica italiana del calcio, nel bene e nel male. Il prodotto biscardiano ha dato al calcio italiano la definitiva consacrazione popolare, portando letteralmente il “bar sport” nelle case di tutti gli italiani. Il Processo è infatti soprattutto un prodotto tipico del nazionalpopolare e Biscardi in questo ha saputo mettere tutti gli ingredienti giusti per colpire il pubblico: dai giornalisti sportivi più fumantini ai politici che nella trasmissione si calavano nel ruolo dell’ultras scalmanato, alla scelta delle vallette, belle donne che in un campo decisamente maschile come il calcio di qualche tempo fa, non poteva assolutamente mancare.

Questo oltre alla grande passione di Biscardi per la moviola hanno sicuramente dato un certo contributo alla spettacolarizzazione del calcio italiano: in particolare la lotta portata avanti per anni dal Processo sull’introduzione del mezzo tecnologico nelle gare professionistiche ha reso possibile oggi l’introduzione sperimentale del Var senza troppi traumi nel pubblico e nei tifosi, che anzi da anni ne chiedono l’uso, anche grazie alle convinzioni di Aldo Biscardi.

Biscardi però ha anche delle responsabilità: in primis quella di aver forse ecceduto nella demagogia delle sue trasmissioni. Il “bar sport” in Italia ha il suo perché, e ha contribuito a mettere pepe nelle vite di ciascuno degli appassionati calciofili ben prima dell’invenzione del Processo, tuttavia la scelta soprattutto nel suo approdo alla tv privata di privilegiare sin troppo questo aspetto non ha dato sempre frutti positivi nell’educazione sportiva del tifoso italiano.

Da Biscardi infatti la messa alla gogna degli allenatori delle grandi squadre o di qualche giocatore, basata spesso più sull’onda emotiva del momento che su dati di fatto ha contribuito all’abbassamento della qualità del giornalismo sportivo in Italia, dove la ricerca ossessiva dello scoop di mercato, altro marchio di fabbrica delle trasmissioni del molisano, e le domande trite e ritrite più che collaterali al calcio giocato, hanno avuto il sopravvento sul campo da gioco, un fenomeno tutto italiano, che altrove non si registra, se non forse in Spagna.

Alla questione di gusto sul giornalismo pratico da Biscardi si affianca tuttavia una macchia ben più grave, rappresentata dalle ombre del caso calciopoli sul Processo. Biscardi è stato accusato di manovrare le moviole negli anni degli scudetti revocati alla Juve su suggerimento di Moggi. Quella fu anche la fine del vero Processo e del vero Biscardi, che i vertici di LA7 costringeranno alla dimissioni e a vagare per i canali locali privati, senza mai più raggiungere il successo e la popolarità degli anni ’90/00.

Che piaccia o meno, comunque, Aldo Biscardi ha rappresentato un’epoca per il giornalismo sportivo italiano e per il calcio italiano.

L’Aldone nazionale ci saluta nell’anno dell’introduzione del Var, la “moviola in campo” da sempre invocata nelle sue trasmissioni: “Il Var è la mia vittoria? Sì, ma è anche la vittoria della trasparenza, perché finalmente si potrá fare luce sugli episodi più controversi. Da anni mi batto per la moviola in campo e finalmente il calcio ha capito verso quale direzione bisognava andare” le parole giubilanti di Biscardi nella sua ultima intervista a Libero.

Qualunque sia il giudizio sulla sua carriera giornalistica Aldo Biscardi mancherà a molti, per le emozioni e il divertimento che le sue trasmissioni hanno saputo dare ai molti appassionati di calcio che lo ricorderanno con affetto.