
È morto oggi a Roma, all’età di 84 anni, il celebre docente e linguista Tullio De Mauro, già ministro dell’Istruzione sotto l’ultimo governo Amato fra il 2000 ed il 2001. Era anche presidente della Fondazione Bellonci, organizzatrice del Premio Strega. Proprio la Fondazione Bellonci ha dato l’annuncio della sua morte, poche ore fa.
Nato a Torre Annunziata il 31 marzo 1932 e laureato in Lettere Classiche, De Mauro ha insegnato nelle università di Napoli, Chieti, Palermo e Salerno. Alla Sapienza di Roma ha insegnato Filosofia del linguaggio, per divenervi in seguito ordinario di Linguistica generale. Nel 1966 è stato tra i fondatori della Società di Linguistica Italiana, di cui è stato anche presidente fra il 1969 ed il 1973. Successivamente ha intrapreso anche l’attività politica, divenendo consigliere presso la Regione Lazio fra il 1975 e il 1980, interrotta per vent’anni e brevemente ripresa nel 2000, quando l’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato lo chiamò perchè ricoprisse l’incarico di ministro dell’Istruzione. Tra il 1980 e il 2000 De Mauro ha svolto il ruolo di membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Roma (1981-1985), di delegato per la didattica del rettore (1986-1988) e di presidente dell’Istituzione Biblioteche e Centri Culturali di Roma (1996-1997).
Nel 2001 è stato nominato dalla Presidenza della Repubblica Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana. Per le sue ricerche, nel 2006 l’Accademia dei Lincei gli ha attribuito la sua massima onorificenza. Nel 2008, poi, ha ricevuto il Dottorato Onorario dall’Università di Waseda, a Tokyo.
Sua è l’importante traduzione commentata del Cours de Linguistique Générale di De Saussure, uscita nel 1967, oltre ad altre notevoli opere come La Storia Linguistica dell’Italia Unita del 1963. La maggior parte degli italiani, poi, lo conosce anche per il suo vocabolario della lingua italiana. Nella sua lingua carriera, De Mauro non disdegnò neppure l’attività di pubblicista, con lunghe e proficue collaborazioni con “Il Mondo”, dal 1956 al 1964, e con “L’Espresso”, tra il 1981 e il 1990.
Secondo Tullio De Mauro, “La democrazia vive se c’è un buon livello di cultura diffusa. (…) Se questo non c’è, le istituzioni democratiche – pur sempre migliori dei totalitarismi e dei fascismi – sono forme vuote”. Proprio per questo motivo De Mauro era molto preoccupato per il fenomeno dell’analfabetismo di ritorno: lo scorso 5 settembre, commentando la nuova riforma scolastica, aveva infatti dichiarato: “Sarebbe, anzi è assolutamente necessario che l’Italia attivi (…) un sistema organico di educazione degli adulti che svolga le sue attività negli istituti scolastici, nei due terzi della giornata in cui sono un mausoleo vuoto e devono invece diventare, come è stato detto, “fabbriche della cultura”. Le condizioni della popolazione adulta italiana, in cui assai più di due terzi hanno difficoltà a leggere un qualunque testo scritto, non possono non riflettersi su ragazze e ragazzi e ostacolare gravemente il lavoro della scuola, oltre che pesare negativamente sull’intera vita sociale”.
Suo fratello Mauro De Mauro, noto ed apprezzato cronista presso “L’Ora” di Palermo, scomparve misteriosamente nel nulla nel 1970, rapito dalla Mafia: aveva raccolto troppe verità, e troppo compromettenti, sulla misteriosa morte di Enrico Mattei, il presidente dell’ENI. Il suo corpo non fu mai più ritrovato.