C’è tutta una serie di elementi, a proposito della parata del 9 Maggio a Mosca, che merita di essere presa in esame. Il fatto che sicuramente ha maggiormente colpito l’immaginario collettivo è stata l’assenza di qualsivoglia rappresentante degno di nota dei governi dell’Europa occidentale e non. Ciò, ovviamente, era la conseguenza del nuovo clima da “Guerra Fredda” instauratosi dopo lo scoppio della crisi ucraina e che ha portato l’Occidente a varare sanzioni contro la Russia, subito contraccambiate con controsanzioni di analoga entità.

Tuttavia ciò non ha inficiato o significativamente boicottato il successo della parata, la più grande in 70 anni di storia e la più importante conosciuta dalla Russia dal 1991. Non soltanto in questa occasione è stato possibile ammirare l’ultimo ritrovato dell’ingegneria militare russa, il T-14 “Armata”, un prodotto che si pone all’avanguardia a livello mondiale, ma soprattutto si è assistito ad un’impressionante serie di novità politiche e geopolitiche che hanno letteralmente fatto dimenticare le (a quel punto pure gradite) assenze dei capi di Stato e di governo europei.

L’elemento che certamente deve colpirci di più è stata la presenza dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese, che ha partecipato alla parata sotto lo sguardo vigile e benevolo di Vladimir Putin, di Xi Jinping e di tutti gli altri leader presenti. Questa partecipazione ha ulteriormente cementato e suggellato la nuova alleanza fra Cina e Russia, innestatasi su anni di rapporti di cordialità e di buon vicinato, ma esplosa con la politica di ghettizzazione di Mosca intrapresa dall’Occidente dopo la crisi ucraina. Per quest’ultimo è tutt’altro che una notizia positiva: al contrario, è di quelle che tolgono il sonno.

Xi Jinping era alla destra di Vladimir Putin, una posizione molto significativa anche in termini politici e diplomatici. Il significato di questa scelta nell’attribuzione dei posti alla parata è inequivocabile e non lascia spazio ad interpretazioni tranquillizzanti per i leader occidentali. Cina e Russia hanno dato vita ad un vero e proprio matrimonio, che ormai non si basa più soltanto sull’energia.

Ed infatti, proprio mentre in Russia si svolgeva la parata per la Vittoria, nel Mediterraneo navi russe e cinesi effettuavano delle esercitazioni militari congiunte, in un’area ormai da lungo tempo considerata come di esclusiva appartenenza della NATO: un fatto ben più che simbolico. Non dovrebbe infatti essere dimenticato come queste esercitazioni capitino proprio mentre la “comunità internazionale” composta in pratica dal solo Occidente si gratta la testa alla ricerca di soluzioni per la Libia e per la Siria, le cui crisi stanno proprio infiammando il Mediterraneo.

Accanto a Putin e Xi Jinping c’erano i leader della nuova Unione Euroasiatica. Quest’ultima rappresenta il secondo elemento della strategia di espansione e riaffermazione della superpotenza russa. Ed anche in questo caso gli aspetti simbolici abbondano: la parata della Vittoria celebrata quest’anno, infatti, è la prima non soltanto di tutta la Russia, ma anche del nuovo soggetto politico ed economico a cui essa ha dato vita col Kazakistan e la Bielorussia, e alla quale si stanno aggiungendo pure altri Stati ex sovietici. Il rapporto che si verrà a creare sarà sempre più quello di un’osmosi non soltanto tra la Cina e la Russia, ma soprattutto tra la Cina e l’Unione Euroasiatica.

Non a caso nei giorni intorno alla parata di Mosca, Xi Jinping compiva anche delle importanti visite non soltanto in Russia, ma pure in Kazakistan ed in Bielorussia. Qui, per esempio, veniva firmato un accordo di amicizia e cooperazione altamente significativo, anche perchè andrà a blindare le sorti di Minsk ormai sempre più insidiata dall’Occidente, malgrado la sua accresciuta integrazione con la Russia. Il segnale, diretto alle cancellerie occidentali, è anche in questo caso difficilmente equivocabile.

Pure la presenza di Raul Castro, tra i vari ospiti convenuti a presenziare alla parata, ha smentito le tante voci che vorrebbero ormai Cuba tra le fauci dell’Impero (nordamericano). Tra russi e cinesi, l’anziano presidente cubano si trovava perfettamente a proprio agio, come del resto vi si trovava pure il presidente del Vietnam, paese che con gli Stati Uniti ha già da tempo chiuso certi conti e che oggi intrattiene solide relazioni con l’Occidente (tali comunque da non inficiare le sue scelte o preferenze strategiche).

Filippo Bovo