Presentata nel 1973 e spinta da un motore a tre cilindri in linea di 350 cc due tempi erogante 38 CV, la francese Motobécane 350 L3 era una moto particolare e raffinata. Rappresentava una risposta alle concorrenti giapponesi, che in quegli anni iniziavano a diffondersi “prepotentemente” sulla scena europea: la strategia commerciale della Casa trasalpina fu infatti quella di ispirarsi alla Kawasaki Mach III 500, e tale (forte) ispirazione si può notare nella linea, nel taglio delle marmitte, nella linea e nell’architettura del motore.

Si trattava di una buona motocicletta con un’ottima dotazione di serie (cambio a cinque marce, accensione elettronica, faro anteriore con lampada alogena, freno a disco anteriore ecc..); anche se la crisi petrolifera, alcuni problemi mai risolti (che le fecero purtroppo guadagnare una cattiva reputazione) e il fatto di avere una cilindrata svantaggiata fiscalmente (in Francia) le dettero il colpo di grazia: la produzione si arrestò dopo appena tre anni e 779 esemplari.

Un’occasione persa per l’industria motociclistica francese, ormai ai suoi ultimi momenti di gloria? Senza dubbio. Eppure, andrebbero fatti notare questi pregi di un progetto oggi tanto sottovalutato:

Il progetto della 350 L3 prevedeva sulla carta un motore a quattro cilindri e a quattro tempi, che solo alla fine venne “sostituito” dal tre in linea due tempi, in quanto la dirigenza della Casa lo riteneva un motore più “giovanile”;

Pochi mesi dopo l’entrata in produzione vennero allestiti quattro prototipi con alimentazione a iniezione elettronica, una cosa davvero all’avanguardia per l’epoca: nonostante avessero fatto registrare consumi eccellenti (fino al 50% in meno), alla fine tale soluzione venne definitivamente scartata;

La 350 L3 era venduta anche con marchio Motoconfort (di proprietà Motobécane), e andava ad allargare verso l’alto la gamma della Casa francese dopo l’introduzione nel 1969 della 125 bicilindrica (che aveva sancito il suo pur breve ma in quel caso anche fortunato ritorno alla produzione di motocicli);

Qualche esemplare è stato importato anche in Italia, ma non sappiamo effettivamente quanti ne siano sopravvissuti.

Samuele Teodori