ll quarto giorno di protesta davanti al varco 4 del porto di Trieste è iniziato con il pugno duro del governo Draghi. Personale della Polizia di Stato è giunto sul posto con gli idranti per iniziare lo sgombero dell’area occupata dai portuali che protestano contro il Green Pass. I mezzi sono entrati in porto da un altro varco, prendendo alle spalle i manifestanti. 

L’ora X è scattata alle 9:30, quando la Polizia ha iniziato ad avanzare, usando gli idranti. I manifestanti gridano “libertà” “vergogna”, “La gente come noi non molla mai”. Molti si sono seduti sul posto, sfidando la potenza del getto d’acqua, e non intendono indietreggiare. Scene drammatiche che riportano alla mente le sofferenze e le umiliazioni dei civili in lotta contro l’arroganza di certi regimi di cui ipocritamente si condanna l’operato un giorno sì e l’altro pure. Non riuscendo ad avere la meglio, le forze dell’ordine stanno facendo ricorso anche all’uso di lacrimogeni e manganelli contro uomini e donne che si rifiutano di sgomberare nonostante i ripetuti avvisi da parte delle forze dell’ordine. A Trieste, qualcuno non ha fatto bene i conti. Credeva di trovare solo un manipolo di cocciuti portuali, invece si è imbattuto in centinaia di comuni cittadini giuliani decisi a non fare passi indietro. I “circa 300” erano oltre 2000.

Il green pass ha fatto cadere la maschera dai visi di tanti rivoluzionari a chiacchiere. Sedicenti “partigiani” che attendono da giorni con trepidazione il fallimento di uno sciopero che ha mandato in fumo i loro piani perfetti. Chierici sinistrati schierati al fianco di Draghi e Confindustria. Gente che con strabordante sicumera afferma che i problemi reali sono altri, non il Green Pass. Sicuramente il lasciapassare verde è uno dei problemi, non il problema principale. Ma dov’erano e cosa hanno fatto questi stessi “combattenti” da salotto e da tastiera in questi anni, oltre ad ingoiare tutto quello che i vari governi al potere hanno varato? Hanno combattuto contro le morti sul lavoro, il carovita, la devastazione ambientale, la distruzione della Sanità pubblica e della Scuola, i licenziamenti, lo sblocco degli sfratti, la progressiva contrazione dei diritti e delle libertà? Può anche darsi che la nostra memoria sia corta, ma non ricordiamo niente di tutto ciò. Troppo facile e molto semplice scendere in piazza solo per gridare contro i fantasmi e i cadaveri ideologici e “umani” del 900.

Con il loro coraggio e la loro determinazione, lasciatecelo dire, i portuali triestini hanno scritto alla loro maniera una nuova pagina del grande libro delle lotte operaie. La loro visione mutualistica e comunitaria, evidenziata in ogni comunicato, è quanto di più genuinamente avanguardistico vi sia in questa Italia devitalizzata e normalizzata.

Gli idranti possono spegnere, allontanare, scollare, soffocare, inzuppare ma non cancellare. L’acqua non fa paura agli uomini di porto e di mare.