
Gli scafisti non sono tutti cattivi. C’è lo scafista carnefice e lo scafista vittima. Da oggi sappiamo anche questo. I giovani scafisti costretti dalle organizzazioni criminali a fare da “driver” a natanti carichi di migranti, “agiscono sotto stato di necessità”, per questo non è configurabile per loro il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
E’ questa la linea della Procura di Catania, contenuta in una circolare del procuratore Carmelo Zuccaro, illustrata dal magistrato durante la sua audizione a Palazzo San Macuto davanti la commissione Schengen. La decisione fa seguito anche a pronunce del Tribunale del riesame.
Viene in parte riscritta, invece, la favoletta sulle Ong. Per il procuratore, la presenza delle Organizzazioni non governative mette in scacco “l’attività di contrasto degli organizzatori del traffico di migranti”.
Zuccaro ha sottolineato come “l’intervento immediato delle navi delle Ong rende inutile le indagini anche sui ‘facilitatori’ delle organizzazioni criminali, rendendo più difficili le indagini” e annunciato che aprirà un’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei coinfronti delle “Ong che non inseguono profitti privati, ma si rendono responsabili della violazione dell’art. 12 della Bossi-Fini”, non appena “si verificherà uno di questi casi”.
“Perché, ha aggiunto, si può dubitare del fatto che si sceglie sempre il porto d’approdo e si portano in Italia migranti che non dovrebbero arrivare”.
Il procuratore ha spiegato che la “convenzione di Ginevra impone di portare le persone soccorse in mare nel porto più vicino, e questo non avviene”, precisando tuttavia che “questa non è una violazione penalmente perseguibile”.
Per Zuccaro “la magistratura applica le leggi”, il resto è “responsabilità della politica”.
Una politica che continua a far finta di non vedere che il 90 per cento dei flussi arriva dalla Libia, sventrata politicamente e militarmente dopo la violenta destituzione di Gheddafi, e che i migranti provengono prevalentemente dall’area subsahariana. Il resto viene dall’Egitto, il secondo punto di snodo dei flussi migratori verso l’Italia.
Scafisti in stato di necessità, Ong dalla condotta tutt’altro che limpida e, per non farsi mancare nulla, rimpatri difficili. Non siamo noi a dirlo ma il viceministro degli Esteri Mario Giro. Queste le sue parole che sfatano un’altra illusione.
I rimpatri forzati sono molto difficili da fare. “Bisogna anche dirlo agli italiani: i respingimenti forzati, diciamo soprattutto prendere la gente e mandarla via in blocco, non esistono, non si fanno, non si possono fare se non in casi individuali molto precisi”. Lo ha detto il viceministro degli Esteri Mario Giro intervenendo a Radio Anch’io.
Quindi, ha spiegato, “bisogna fare i rimpatri volontari assistiti…, che presuppongo tutta una costruzione: piano di rientro, soldi, cooperazione”.
Un disastro sotto ogni punto di vista di cui soltanto gazzettieri di potere, illusi ed approfittatori (economicamente e politicamente) non vogliono vedere la pericolosità.
