Il 2018 si apre all’insegna delle buone notizie: l’anno che da poco si è concluso ha visto l’economia italiana tornare a crescere ad un ritmo incoraggiante, con un PIL che secondo le ultime stime del Centro studi di Confindustria negli ultimi 12 mesi avrebbe toccato quota +1,5%. A questo risultato, di fatto superiore alle attese, si accompagna anche quello relativo al numero degli occupati, che dal 2014 ha registrato un incremento di quasi 900mila unità (assottigliando così la differenza rispetto ai numeri pre-crisi, purtroppo ancora lontani).
Anche se il ritmo della crescita economica tricolore lascia ben sperare, va detto che la ripresa dell’Italia procede a rilento rispetto a quella del resto dell’Eurozona: mediamente, il PIL dell’Unione Europea a 27 paesi (esclusa quindi la Gran Bretagna, ormai avviata nel percorso di uscita dall’Unione) ha registrato un aumento pari ad un +2,2%, mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 9,1%, contro un valore che per l’Italia continua ad aggirarsi attorno all’11,2%.
Nonostante i principali indicatori economici vedano l’Italia continuare a stazionare nelle ultime posizioni delle classifiche europee, nel 2017 il comparto industriale italiano è tornato ad affermarsi come uno dei più vitali e dinamici del Vecchio Continente. Solo considerando il primo semestre dell’anno, l’industria italiana ha visto un incremento della produzione pari ad un +2,3%, un risultato, a sorpresa, migliore di quello tedesco e spagnolo (dove la crescita del comparto industriale si è fermata ad un 2,1%), come pure di quello francese ed inglese.
La ripresa della domanda e il miglioramento della fiducia di imprese e consumatori si sono tradotti in un’importante crescita dei consumi interni e degli investimenti, con un netto +2% delle spese sostenute dalle aziende per l’acquisizione di nuovi strumenti e macchinari ed un incremento complessivo degli ordinativi di macchine utensili pari addirittura al 68,2% nel corso del terzo trimestre dell’anno (secondo dati UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE).
Tra i settori caratterizzati da un crescita particolarmente importante, stando ai numeri diffusi da Adnkronos, si collocano quello delle lavorazioni industriali del metallo, interessato da un aumento della produzione pari al 4,8%, e quello del comparto gomma e plastica, dove i beni immessi sul mercato hanno registrato un incremento del 4,7%. Significativo, in particolare, l’aumento della domanda di contenitori in plastica con destinazioni d’uso industriali: il boom del mercato di questi prodotti, che abbracciano l’ampio ventaglio di involucri impiegati per il trasporto di materie prime (alimentari, tessili, chimiche, metalmeccaniche, ecc.) e prodotti finiti, testimonia di per sé un comparto manifatturiero più dinamico, che torna a stimolare anche lo sviluppo dell’indotto industriale.
A trainare la ripresa del settore manifatturiero italiano è stato però un altro fattore: la crescita esponenziale delle esportazioni. Solo considerando i primi nove mesi dell’anno, si scopre che l’export cresceva del 9,3% rispetto al 2016, portando il valore complessivo delle merci italiane vendute oltreconfine a più di 330 miliardi di euro. Come è facile immaginare, è il marchio del Made in Italy a rendere i prodotti manifatturieri del Bel Paese tanto apprezzati anche all’estero. Nel corso dell’anno la domanda è risultata in crescita nei settori più disparati, dai materiali per l’edilizia ai prodotti tipici della gastronomia tricolore.
Di pari passo con l’aumento della produzione industriale e con l’incremento del tasso di occupazione, anche quello della sicurezza sul lavoro è tornato ad essere un tema caldo. Stando ai dati Inail, nel corso del 2017 il numero degli incidenti sul posto di lavoro è cresciuto dell’1,3%. Ancora più allarmante il numero dei decessi, che rispetto all’anno precedente vede un incremento del 5,2%. Imprimere la giusta accelerazione alla crescita rimane l’obiettivo fondamentale per l’economia italiana. I dati relativi agli incidenti e alle morti sul lavoro, tuttavia, rappresentano un monito dell’esigenza di accompagnare allo sviluppo politiche mirate alla tutela dei lavorati e alla messa in sicurezza di cantieri, officine e impianti industriali.
L’industria italiana, così come quella internazionale, si trova d’altra parte alle prese con una trasformazione epocale: quella della cosiddetta “Quarta rivoluzione industriale”. Linee di produzione interamente automatizzate, performanti, versatili e programmabili in modo sempre più fine e semplice, ma anche sistemi di controllo integrati, realtà aumentata come supporto alle attività di formazione del personale ed internet delle cose sono tecnologie mature, che all’interno degli impianti industriali possono trasformarsi nella chiave per ottenere incrementi della produttività, abbattimento dei costi e miglioramento degli ambienti e delle condizioni di lavoro.
Non a caso, a sostenere la crescita dell’industria italiana nel corso del 2017 sono stati anche gli importanti incentivi fiscali promossi dal Governo nell’ambito del Piano nazionale Industria 4.0, che hanno sostenuto gli investimenti dei privati per l’acquisto di strumenti, macchinari e tecnologie proprie dell’industria 4.0. In particolare, le misure del superammortamento e dell’iperammortamento si sono immediatamente tradotte in un aumento del 9% delle spese sostenute per l’acquisto di nuove strumentazioni e apparati di produzione, mentre, parallelamente, sono cresciuti anche i finanziamenti riservati a ricerca e sviluppo e alle attività di formazione e aggiornamento dei dipendenti.
Dare continuità a questo complesso percorso di innovazione è stato uno degli obiettivi fondamentali della passata legislatura, che nella legge di bilancio 2018 ha inserito voci di spesa destinate proprio al prolungamento degli sgravi fiscali, non più solo per il settore industriale, ma per tutte le imprese che scelgono di puntare sull’innovazione, sia attraverso l’acquisizione di beni materiali e immateriali (come apparecchiature e software per la loro gestione) che con il potenziamento delle competenze dei propri addetti.
Le stime dell’Istat per il 2018 parlano di un’ulteriore aumento degli investimenti del settore manifatturiero italiano che dovrebbe attestarsi attorno ai 3,3 punti percentuali. Di fatto, sviluppo tecnologico e acquisizione di nuove competenze digitali sono tra i soli ingredienti che sembrerebbero in grado di garantire il superamento dell’annoso problema della produttività stagnante, che nell’ultimo ventennio ha visto in Italia un incremento complessivo pari a solo allo 0,3%.