Dalle piume di struzzo a qualcosa di più duro e metallico.
La sfilata del sindaco più arcobaleno della storia di Roma, al secolo Ignazio Marino, sta terminando in maniera traumatica. Anche se con tanto di tutine rosa e falli giganti a fargli da cornice.
Contro il sempre più indifendibile sindaco di Roma, si stanno scagliando anche gli ex amici dei tempi belli. Vedasi gli estratti, pubblicati dal Corriere, della relazione degli ispettori del Ministero delle Finanze sugli appalti affidati alle coop di Buzzi in violazione della legge, risalente ad un anno prima che si scoperchiasse il pentolone delinquenziale romano.
A destare sospetto, erano stati i metodi utilizzati per dare gli appalti ad una delle coop di Buzzi, la Eriches 29.
“Va rilevato – si legge nella relazione degli ispettori – come l’affidamento (alla Eriches 29, ndr) sia avvenuto in via diretta, in assenza di qualsivoglia procedura concorrenziale, sebbene l’importo del servizio sia largamente superiore al limite previsto dalla legge”.
Per non parlare delle proroghe e dei rinnovi taciti dei contratti, una vera specialità di Ignazio il distratto. Agli occhi degli ispettori era balzato anche l’affidamento diretto per 22,9 milioni per la struttura dell’ex Fiera di Roma, anch’esso prorogato in “amicizia”.
Ancora più foschi e loschi sono i contorni dei regali (leggasi appalti) generosamente dati a “La Cascina”, il gigante cooperativo della ristorazione, la cui partecipata, Domus Caritatis, secondo i magistrati romani, era una cosa sola con la banda Buzzi.
Anche in questo caso, per gli uomini del Mef, “sono estensibili le medesime censure relative alle modalità di affidamento del servizio ed al ricorso sistematico all’istituto della proroga contrattuale”.
Rilievi che l’apposita Commissione prefettizia, composta dal prefetto Marilisa Magno, dal viceprefetto Enza Caporale e dal dirigente del Mef Massimiliano Bardani, ha sbattuto in faccia a Marino che ha continuato ipocritamente a ripetere di non conoscere Buzzi e di non saper nulla degli appalti “sospetti”.
Se la legge fosse davvero uguale per tutti, e ci auguriamo che lo sia, l’amministrazione guidata dal medico piddino, dovrebbe essere sciolta.
I documenti che lo inchiodano alle sue gravissime colpe, dovrebbero arrivare sulla scrivania del successore del prefetto Pecoraro, Franco Gabrielli, per poi finire nelle mani del ministro dell’Interno Alfano.
Foto, date e numeri, smentiscono inesorabilmente non solo il primo cittadino ma anche il vicesindaco, l’esponente di Sel, Luigi Nieri, immortalati mentre conversavano cordialmente con il re delle coop mafiose proprio nella sede della Coop 29 giugno.
Carinerie pagate profumatamente con ben trentamila euro in due rate a Marino, e 5mila euro a Nieri. Eppure loro continuano a non ricordare e a non conoscere.
Forse sarà per il frastuono di quell’YMCA sparata a palla mentre gli ultimi pretoriani dell’uomo in bicicletta, natiche al vento, scrivono un’altra pagina nera della storia recente della Capitale.